26 marzo 2002

Fino al 1.IV.2002 Renato Volpini Urbino, Palazzo Ducale

 
Ed è proprio sulla base di questo interferire tra incisioni e collage, tra aspetto meccanomorfo e sensibilità atmosferica, che si possono seguire le diverse fasi della sua opera (Gillo Dorfles)...

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Il Palazzo Ducale di Urbino prestando le Sale del Castellare alla raccolta delle opere di Renato Volpini ospita ancora una volta una mostra antologica di straordinaria vivacità, importanza e valore.
Le varie metamorfosi stilistiche che emergono viaggiando attraverso le opere dell’artista parlano di una sua autonoma e personalissima cognizione dello spazio, della figurazione e dell’uso del colore.
La mostra rivisita le varie fasi creative dell’artista lasciando lo sguardo dello spettatore incuriosito ed attratto dalle sue molteplici abilità grafiche ed incisorie, oltre che dai suoi sconvolgenti approcci al Surrealismo ed al Realismo informale nelle creazioni degli ultimi decenni; il punto focale rimane comunque sempre l’accentuata introversione nel suo mondo interiore.
La formazione acquisita alla Scuola d’Arte di Urbino e in particolare dai maestri dell’incisione, hanno saputo trasmettere all’artista quella giusta mescolanza di competenza e tradizione favorendo allo stesso tempo lo slancio e l’attrazione verso poetiche artistiche di altri paesi.
I suoi marchingegni e macchinari metamorfici, trattati dalla metà degli anni settanta, parlano di folgorazioni e di pensieri tradotti in forme, rappresentano come interpreta De Santi “[…] il momento in cui le cose appaiono nude, simbolo, o meglio simulacro di se stesse. E’ il momento in cui l’anima scopre, per dirla con Pascal, la sua nudità terribile, tanto da desiderare l’oblio”. Volpini in questo modo cerca di fissare le cose, di possederle, di farle proprie quasi come in una raccolta preziosissima, ma nel momento in cui lo fa, estrapolate dal loro contesto, esse diventano feticci che denunciano il fallimento di ogni tentativo di collezione.
Un percorso denso di ricerca quindi, e di personalissima esperienza grafico-pittorica, che lo vede sposare anche la tecnica del collage polimaterico a partire dagli anni novanta. La sua opera è ricca di spunti teorici e di accostamenti a temi svariati, sempre intenzionata a trasferire un mondo psichico in una realtà fenomenica come ad esempio in Studio per Warriors del 1982 o nella serigrafia in esemplare unico Navicella Spaziale del 1988. La sua Macchina inutile (1974), è un esempio di lavoro attorno al colore oltre che ricerca approfondita sul valore che si dà agli oggetti, ai macchinari ed alle invenzioni nella società attuale; i suoi esseri e le sue personalissime astronavi volanti ci fanno pensare al desiderio di volare verso un’altra realtà, verso un altrove sconosciuto.
Il percorso stilistico di Volpini ci rapisce ancora una volta quando notiamo i suoi collage a base di aeroplani, di disegni fumettistici, di giocattoli collocati in un contesto narrativo valorizzato a sua volta da una tecnica d’altri tempi come l’acquaforte.
Urbino celebra l’opera di Renato Volpini, distinguendo e allo stesso tempo raccontando le fasi creative che negli anni lo hanno attraversato: dalla prima vagamente informale a quella degli ultimi anni, che lo vede trattare elementi fabulistici in tavole grafiche e collagistiche, senza mai omologare il suo operato a correnti artistiche o modalità comunicative del momento, restando fedele ad una certa introspezione e sensibilità creativa, senza perdere la sua originale rivisitazione della realtà.

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Katia D’Angelo
mostra visitata il 9.III.02


Dal 9.III al 1.IV
Renato Volpini, Palazzo Ducale, Sale del Castellare, Urbino. Catalogo a cura di Floriano De Santi.
Orario: tutti i giorni 10-13 / 16-19, chiuso il lunedì. Ingresso libero
Info 07223091, Assessorato alla Cultura del Comune di Urbino.


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