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fino al 20.II.2004 Tarin Gartner – tarin meets gartner Milano, Artopia
milano bis
Israeliana a Milano. Ma non ha dimenticato la terra origine. Tra amore per il suo popolo e fascinazione per la libertà, Tarin Gartner riscrive “una storia semplice”. Con ironia e leggerezza...
Fotografie, disegni e installazioni. Questi i mezzi espressivi con cui Tarin Gartner ci introduce alla sua particolare prospettiva di ragazza israeliana a Milano.
Il titolo della mostra, tarin meets garten, che allude emblematicamente all’incontro/scontro di due identità nella stessa persona, non si riferisce esclusivamente all’attrito tra mondo orientale e occidentale, ma anche alla collisione tra dimensione individuale e storia collettiva. Da un lato, infatti, Tarin vuole comunicare con i suoi disegni –infantili nel tratto, ma dal messaggio graffiante– la rivendicazione quasi urlata a essere considerata come individuo e non solo in funzione della situazione del suo popolo. Prendendo le distanze da atteggiamenti di autocommiserazione o di spietata denuncia, l’artista sceglie di non schierarsi e di attraversare la vita con rinnovata leggerezza. Non è un caso che in Ho il mal di testa si autorappresenti come una bambolina dalle gambe lunghe e sottili che si attorcigliano l’una all’altra… Con queste gambe non si può camminare, tenendo i piedi ben saldi a terra, ma piuttosto volteggiare nell’aria, con libertà e spensieratezza. In quest’opera –come pure nel disegno No head, in cui si ritrae come una contorsionista decapitata– Tarin esprime il bisogno disincantato di non pensare; in altri lavori, invece, le origini riemergono con il loro carico di dolore.
Nella fotografia Gesher, l’artista si rappresenta nella posizione del “ponte”, piegando il suo corpo in un arco che unisce due pietre spaccate, a simboleggiare un possibile riavvicinamento tra il popolo israeliano e quello palestinese. Questo segnale di fiducia nella capacità umana di rimarginare anche le ferite più profonde si accompagna però alla lucida consapevolezza della difficoltà del dialogo e a un’ironia spiazzante. Nella parte superiore della stampa sono infatti applicate due fotografie di piccolo formato, accostate secondo una logica paradossale: l’una raffigura una famiglia palestinese bloccata da due soldati israeliani; l’altra un ragazzo che passeggia indossando una maglietta con la scritta insensata “Tarin has long nails”.
Altre volte, nella solitudine, prevale invece il silenzio. In Middle Street l’artista si ritrae nel mezzo di una strada deserta, inginocchiata e con lo sguardo basso, oppressa dai cartelli stradali che sopra la sua testa indicano distanze incolmabili nella situazione attuale. In bilico tra speranza e rassegnazione, con leggerezza e ironia, il lavoro di Tarin Gartner attraversa la complessità delle emozioni umane per tessere il difficile equilibrio tra autobiografia e storia collettiva.
silvia margaroli
mostra visitata il 16 gennaio 2004
tarin meets gartner
Artopia
Milano, via Lazzaro Papi, 2, I piano
Tel. 02 5460582; fax 02 5460582
e.mail ritaurso@tiscalinet.it
sito internet www.artopia.it
Orari: da martedì a venerdì 15.30/19.30; sabato su appuntamento
Catalogo con testo di Michela Arfiero
[exibart]