-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Un invito alle aziende per preservare i beni artistici e ambientali italiani. È quello che rivolge il FAI, attraverso una possibilità di adesione studiata appositamente per le imprese: è il Corporate Golden Donor, una donazione di 2.600 euro deducibili fiscalmente (ai sensi della legge vigente ‘TUIR-DPR 22 dicembre 1986 n.917’, cioè per un ammontare complessivamente non superiore al 2% del reddito di impresa dichiarato, ai sensi dell’art. 65 secondo comma lettera a).
Proteggere, ma soprattutto far conoscere palazzi, ville, siti naturali, perché il degrado si combatte con la consapevolezza: sembrano essere questi gli obiettivi del FAI, portati avanti dal 1975 – anno di fondazione – attraverso una politica di acquisizioni, restauri, promozione di eventi. Dall’acquisizione del Castello di Avio e dal Monastero di Torba, fino alla Villa Menafoglio Litta Panza (donata nel 1996 da Rosa e Giuseppe Panza di Biumo), dall’istituzione delle Giornate di Primavera (in cui centinaia di monumenti sono aperti al pubblico), ai fortunatissimi cicli di lezioni di Storia dell’Arte (l’ultimo Vedere è sapere: 34 lezioni per 34 capolavori è stato ideato come una serie di ‘monografie’ e curato da studiosi del calibro di Pierre Rosemberg, Chiara Frugoni, Giovanni Romano…).
Ma I fondi non bastano mai dice Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente del FAI e guarda alle aziende. Perché mecenati si diventa. (M.C.B)