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Si è chiusa ieri a Treviso, nella Casa dei Carraresi, la mostra L’impressionismo e l’età di Van Gogh, promossa da Fondazione Cassamarca e Linea d’ombra e curata da Marco Goldin. Aperta dal 9 novembre 2002 al 13 aprile 2003, nei 153 giorni ha ottenuto 602.415 visitatori, con una media quotidiana di 3937 ingressi, ponendosi dunque in cima alle classifiche italiane tra le mostre più visitate di sempre, se si escludono quelle realizzate in sedi museali comunque visitabili al di là dell’esposizione (Uffizi, Colosseo ecc). Un risultato forse inatteso è stato quello della no-stop finale, dalle 9 del 12 aprile alle 22 del 13 aprile. Sono stati 14.000, in questi due giorni, i visitatori che hanno varcato le soglie di Casa dei Carraresi, e ben 1500 tra l’una della notte e le sette del mattino. Tutti ragazzi tra i venti e i trent’anni, che hanno scelto un modo diverso di trascorrere la notte, senza eccessi e gustandosi invece i capolavori impressionisti insieme agli spettacoli teatrali e musicali che hanno tenuto a tutti compagnia all’interno della sede. Mentre all’esterno i ristoratori trevigiani hanno offerto, fino alle quattro della notte, pizze, risotto di radicchio, sfornato di asparagi, salamella al sugo e dolci in grande quantità, per le circa 700 persone che hanno voluto usufruire di questo servizio.
Gli ultimi giorni di mostra hanno anche portato un’ulteriore impennata delle prenotazioni per la mostra del prossimo ottobre in Casa dei Carraresi, L’oro e l’azzurro. I colori del Sud da Cézanne a Bonnard. Prenotazioni che ormai sfiorano l’incredibile numero di 80.000 a sei mesi dall’inaugurazione.
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La recensione della mostra
[exibart]
si…si…
ma come battere il Grande Fratello che fa 8 milioni di persone al giorno?Ed una partita della nazionale che ne fa 12 milioni…solo in Italia..e Striscia la notizia?Emilio Fede ha un ascolto di almeno 1 milione di persone al giorno…questi sono i veri happening, i veri eventi, non Van Gogh
Ragioniamo sui numeri…dunque.
W gli impresari dell’Impressionismo
ma allora, se di impresari si tratta, Benetton è un Dio con i numeri che fa…
Questo è il punto…se l’arte diventa un mercato e ragiona con i numeri..è già morta..per sempre
Ciao