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fino al 11.IX.2005 Thayaht futurista irregolare Rovereto, Mart
trento bolzano
Un protagonista della seconda stagione futurista, straordinariamente eclettico: pittura e scultura, certo, ma anche arti applicate e moda. A proposito, sapevate che è l’inventore della tuta?
La mostra dedicata a Ernesto Michahelles, in arte Thayaht (1893-1959), è un raro e riuscito connubio museologico tra esposizione e ricerca. Tutt’altro che un evento “chiavi in mano”, insomma, sudato una decina d’anni e sbocciato ora in un’interessante mostra di oltre 200 opere nonché in una corposa pubblicazione inerente l’archivio dell’artista. Quest’ultimo, in parte acquisito dal museo nel 1996 assieme ad un nucleo di opere e recentemente arricchito da una nuova acquisizione di documenti, è stato dunque il vero input della mostra, che ambisce alla riscoperta critica dell’artista, eclettico nel passare dalla pittura alla scultura, dalle arti decorative alla moda, passando perfino per improbabili ricette culinarie. Mescolando tre arance, una mela, zucchero e una spruzzata di limone –scrive nel 1933 sulla rivista Futurismo– si otterrà un miscuglio il cui sapore “è molto simile a quello dell’ananasso; provare per credere”.
La mostra ben evidenzia tutta questa varietà applicativa, ripercorrendo l’attività dell’artista fin dagli esordi negli anni Diec i, segnati in chiave paesaggistica da dipinti ed opere grafiche dal gusto postsimbolista. Segue poi –predominante- la sezione dedicata alla moda, in cui l’artista si applicò soprattutto negli anni trascorsi a Parigi. Moltissimi i modelli esposti, talvolta isolati, talvolta inseriti in più ariose scene. Un capitolo a parte del legame con la moda è poi quello relativo alla tuta, invenzione thayahtiana del 1919. Capo d’abbigliamento pratico, dinamico e squisitamente modernista, quest’invenzione –che anticipa di qualche anno le analoghe ricerche del Bauhaus e del costruttivismo russo- si relaziona perfettamente all’estetica futurista, che al vestiario dedicò perfino dei manifesti. Decorativi, ma meravigliosamente astratti, sono invece i disegni realizzati per stampi per stoffa e per mattonelle, stilisticamente vicini a Balla.
E, a proposito di arti applicate, il percorso presenta numerosi oggetti disegnati da Thayaht, che fu del resto presente ad alcune edizioni della Biennale di Monza. Tra i tanti, segnaliamo i disegni déco per potiche, la svariata oggettistica, nonché la curiosa mobilia, su cui spicca un inusitato Tavolo per sedute spiritiche. Meno convincente la produzione pittorica, che tratta soggetti per lo più naturalistici, talvolta avvolti da istanze esoteriche. Pagina finale di questa bella mostra –ma non certo ultima per importanza- è quella relativa alle sculture di Thayaht, del quale è esposta tutta la produzione nota. Anche se non mancano opere di dimensioni notevoli, come Tuffo, del 1932, le sculture sono per lo più di modeste misure. Il motivo è semplice: furono pensate più come oggetti d’arredamento da produrre in serie che come unicum scultoreo. Tra le sculture, segnaliamo in particolare un Ritratto di Marinetti, Pesci -in cui il soggetto sembra meccanizzarsi fino a divenire grappolo di bombe-, e soprattutto le sculture astratte come Flautista o Violinista, sorprendentemente simili, seppur in forme più morbide, alle opere dell’uruguaiano Atchugarry.
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a cura di Daniela Fonti
Rovereto, Mart, corso Bettini 43
mar-dom 10.00-18.00; ven anche 18.00-21.00
ingresso euro 8,00 intero; euro 5,00 ridotto; scolaresche euro 1 a studente
tel. 800.397760/0464.438887; fax 0464.430827
info@mart.trento.it
www.mart.trento.it
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