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resoconto milanoflashartfair 2004 Flash Art Fair a posteriori Milano, UNA Hotel Tocq
fiere e mercato
Il già fitto calendario di fiere d’arte contemporanea si arricchisce di un nuovo appuntamento. A metà tra la trendissima londinese Frieze e la romana Riparte si colloca il format ideato da Giancarlo Politi: una fiera targata Flash Art, all’interno dell’UNA Tocq di Milano…
Ci sono una serie di consapevolezze dietro la mossa del direttore Giancarlo Politi, ideatore del concept: consapevolezza che le troppe, estenuanti fiere d’arte internazionali, hanno cominciato a stancare a tutto vantaggio di pochissimi e selezionatissimi appuntamenti (Madrid, Basilea, New York, Londra); consapevolezza che il mercato sta evolvendo verso una sempre maggiore specializzazione, sia per ciò che concerne le opere cercate che i target dei collezionisti che le comprano; consapevolezza che Milano, epicentro italiano per il mercato dell’arte, non è ancora riuscita a fare di Miart un evento concorrenziale, neppure a livello italiano, figuriamoci a livello internazionale; consapevolezza, infine, che Flash Art, nell’editoria italiana di settore, continua ad essere un punto di riferimento per il sistema italiano e che perciò, attivando potenziali sinergie, è possibile ancora produrre eventi di spicco a basso costo ed a discreto guadagno per gli organizzatori.
Sarebbe inutile chiedere a questa fiera spunti di novità, che neppure si prefiggeva; vanno valutati piuttosto i risultati della prova di forza di Politi e la capacità delle gallerie italiane di mettersi in gioco in un appuntamento inedito e in spazi assai difficili. Quante gallerie, visitatori, collezionisti, quanti curatori è stata in grado di attirare Flash Art?
Diciamo subito che, alla conta dei fatti, Politi, la sua personale battaglia, certamente l’ha vinta senza neppure faticare troppo. Una sessantina di gallerie ha risposto all’appello del Gran Mogol, l’affluenza del pubblico è stata almeno sufficiente per garantire il tutto esaurito negli angusti corridoi dell’hotel. Collocata in un anonimo weekend che non offriva praticamente null’altro che la fiera (se si eccettua la scialba personale di Vezzoli alla Fondazione Prada in una Milano stanca e priva di spunti ormai da troppe stagioni) all’UNA Tocq si è dato appuntamento un folto pubblico, soprattutto giovanile. I dati ufficiali ce li darà Flash Art , ma possiamo dire che tra gli operatori si respirava una generale soddisfazione. Sugli affari reali la tendenza era di glissare ma si sa che i galleristi italiani hanno imparato ad essere di bocca buona e ad accontentarsi della visibilità. D’altro canto, prendendo spunto proprio da questa fiera, balza agli occhi una considerazione sulla professione del gallerista: sul fronte dell’arte emergente, resistere e sopravvivere è un’impresa che riesce a pochi. Circa il 70% delle gallerie presenti alla Flash Art Fair ha infatti intrapreso la sua avventura da neppure 10 anni, appena 4 erano sul campo negli anni ’80.
Sarà pur vero che qualche personaggio illustre ha tirato il bidone all’amico Giancarlo, tuttavia si deve prendere coscienza che le alterne fortune e logiche del mercato inducono ad un ricambio spietato e veloce, non solo tra gli artisti.
In generale la fiera ha mantenuto alcune cose promesse: divertente, leggera, a tratti interessante quando si è, a ragione, scelto di esporre le cosiddette “opere minori” (e spesso migliori di quelle grandi) come disegni, polaroid, microsculture o di interpretare in modo originale lo spazio.
Tra i punti a favore della fiera va assolutamente messo lo splendido catalogo, piccolo, agile, accattivante, pieno di informazioni e tante foto. Nel suo, Politi ha dato il meglio.
Tra le note negative la pressoché inutile presenza delle gallerie straniere, per lo più di basso livello, l’ansia claustrofobica indotta dalla penombra dei ristretti ambienti, la zoppia di certi progetti a latere, la Banda Bassotti che ti rapinava al bar, la mancanza della più parte dei prezzi delle opere in mostra (ma come? Non era un classico cavallo di battaglia del Direttore?), la cecità di molti galleristi che non hanno saputo “inventarsi” la mostra e si sono accontentati di appendere quadretti alle pareti con le spillette d’ordinanza.
Scendendo nel dettaglio: al 2° piano è bella l’installazione delle foto di Francesco Arena nel bagno di Andrea Ciani , interessante il lavoro di Lorenzo Missoni da Ciocca, che coniuga packaging con ricerca sul suono (ma c’era anche Pinna), bene Colombo che dà spazio a Scotto di Luzio e Calignano. Tra i pittori si son visti Cingolani di buona qualità (Bonelli) e un Malerba ispirato (404 arte contemporanea , dove c’è anche un buon Mosca). A The Flat Lorenzo Greco conferma i progressi, Ca’ di Frà porta Araki e va sul velluto, Autoricambi scommette su Pontrelli, Carbone espone belle copertine di vinili glam rock anni ’80, realizzate a ricamo da Vetrugno. Tra gli stranieri si segnala Hitomi Bushi D’Eau con Matsuda.
Al 3° piano Ra di Martino è tra le belle novità per la video arte (da Monitor), Luca Francesconi gestisce bene lo spazio di Marella, riuscendo a ricavarci una suggestiva performance, Minini disperde un po’ le forze ma mostra i nuovi lavori di Mendoza.
Lipanjepuntin e Pack danno carta bianca a Gligorov che non tradisce: al di là di qualche scaldaletto, il suo intervento è tra i migliori della fiera, tra foto imbracciate da ragazzi prezzolati e panini giganti su divano e letto (Art for food). Ottima l’idea della praghese Futura di sostituire le tende con la bella carta da parati di Simeti.
Al 4° piano Stop presenta nuovi lavori di Coniglioviola, Pinksummer espone Galegati e Georgina Starr, Perugi dà tutto nel cesso, con le divertenti carte pornografiche di Gilberti e i pannelli di Bittente sulla tazza. Suggestiva la teoria di ritratti trafitti da spilli di Jonathan Monk da Sonia Rosso, intelligente la scelta di Paris di stimolare De Meo a lavorare sullo spazio.
E mentre Politi dà fiato alle trombe profetizzando per la sua fiera un futuro da trottola in giro per l’Italia (Napoli, Roma, Genova, Torino, di nuovo a Milano tra 6 mesi) attendiamo tra un mesello la risposta di Miart.
Un’ultima annotazione sia concessa: nel progetto a latere di Laura Carcano e Irene Crocco, dal titolo HeartBreak Hotel, era esposto nella vasca da bagno un piccolo e davvero bel lavoro a sfondo rosa dell’artista otto-kinder, tra gli animatori doc della community di questo sito.
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alfredo sigolo
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BRAVO!!! Un grande pezzo che mi ripaga di un weekend passato in un’angusta camera…grazie
politi è proprio un catalizzatore di energie, curiosità e voglia di arte.
tra poco organizzeremo la BUTI art fair, vorremmo ANCHE NOI VEDERVI PARTECIPI.
ma quell’omino con il capoccione chi è il Cattelan dei poveri ????????? BASTA, povero Maurizio