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Schifano celebrato dalla sua ‘musa’
Personaggi
Gennaio 2002 con il cinema di Mario Schifano: su RaiSat Art la trilogia di lungometraggi realizzata dall’artista e, in prima visione, il film documentario diretto da Luca Ronchi Mario Schifano tutto...
di redazione
Della televisione – sempre accesa – lui aveva fatto la sua musa. E lo schermo, da cui catturava immagini, gli rende un omaggio che non poteva essere fatto altrimenti che con le sue immagini, quelle che ha girato e assemblato, e quelle del film che tenta di raccontarlo.
RaiSat Art, canale satellitare che si occupa interamente di arti figurative, dedica parte della programmazione di gennaio a Mario Schifano: si inizia domenica 6 alle 21.30, con Satellite realizzato nel 1969, primo lungometraggio di una ideale serie di tre, una sorta di diario che segue la creazione e la produzione di un film sperimentale, cui seguiranno, lo stesso anno, Umano non umano sull’incomunicabilità come ultima istanza del mondo contemporaneo (che sarà trasmesso il 13 alle 21.30) e, l’anno successivo, Trapianto consunzione e morte di Franco Brocani (andrà in onda il 20 alle 22.20). L’incursione nel cinema underground dell’artista si esaurisce nel giro di pochi anni, nel 1967 ha presentato Anna Carini vista in agosto dalla farfalle allo Studio Marconi di Milano, nel 1970 con l’ultimo lungometraggio della trilogia, tutto può dirsi concluso, già percorso con una velocità insospettabile da quello che Goffredo Parise aveva definito un piccolo puma di cui non si sospetta la muscolatura e lo scatto.
Dopo il cinema, verrà la televisione e le sequenze non saranno create, ma isolate dal flusso e trasportate sulla tela emulsionata, ritoccate con la vernice al nitro, ormai simili ad anacronismi.
Sarà il film documentario di Luca Ronchi – già presentato con tutti i crismi a Venezia quest’estate ed in anteprima a Roma al teatro Argentina, contestualmente all’inaugurazione della mostra – a concludere l’omaggio a Mario Schifano. Andrà in onda il 26 gennaio (ore 22.30) a quattro anni dalla data della morte.
Settantasette minuti in cui dilaga la parata di quelli che lo conoscevano, alle prese con un repertorio di verità e aneddoti, per restituirci un ritratto che arriva puntualmente dalle immagini, da quelle girate a New York, negli anni ’60 fino a quelle più recenti, agli scorci nello studio abitato dai monitor, ai momenti con il figlio, alla bicicletta; tra le testimonianze e gli immancabili inediti s’incastrano gli spezzoni di una indimenticabile, delirante intervista con Fulvio Abbate: sembra un paradossale filo conduttore. E non è mai stata conclusa.
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Onore e merito al grande Mario, tra i pochi grandi italiani, martoriato in vita e adesso più che mai anche da morto, non capisco inoltre che centra quella faccia di…Di Ghezzi tra Jimi e Mario, ma siamo impazziti, gradirei spiegazioni, grazie e buone feste.