24 novembre 2003

Milano racconta Milano: Gemma Testa

 
La sua collezione, il rapporto con Milano e il ruolo del Comune nella creazione di un museo che assurdamente la città ancora non ha, la passione per i giovani artisti. Di questo e di altro abbiamo parlato con la collezionista Gemma Testa, che ci ha raccontato la nascita e gli obiettivi di Acacia, l’associazione amici dell’arte contemporanea di cui è direttrice…

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Da quache mese è nata Acacia, associazione amici arte contemporanea italiana, che unisce importanti collezionisti e appassionati di arte contemporanea, lei ne è direttrice. Da cosa è germogliata questa idea?
L’idea di creare a Milano un’associazione che raggruppasse i collezionisti d’arte contemporanea è nata per tentare di venire incontro ad una serie di esigenze.
Da tempo constatavo che le giovani “leve“ di artisti italiani avevano più che mai bisogno di supporto; non basta per loro l’attività degli addetti ai lavori e il coinvolgimento dei collezionisti, se in Italia il mondo dell’arte contemporanea non è abbastanza sostenuto dalle strutture pubbliche. Rispetto alle più avanzate realtà estere l’Italia lamenta infatti un ritardo nella cura e nella valorizzazione di alcuni settori della cultura, e l’arte contemporanea delle ultime generazioni fa parte dei settori più negletti. L’associazione si propone allora, per quanto è possibile, di colmare certi vuoti.

Attraverso quali iniziative concretamente?
Una delle nostre iniziative, quella che si rivolge direttamente al sostegno dei giovani artisti, è l’impegno che abbiamo assunto di destinare ogni anno un premio o una borsa di studio a un artista meritevole. La scorsa edizione del premio è stata vinta da Mario Airò, a cui è stata commissionata un’opera per il futuro Museo del Presente.
Per quanto riguarda invece la promozione e la diffusione della cultura del contemporaneo, ACACIA organizza nel corso dell’anno una serie di iniziative. Si tratta di manifestazioni destinate a sensibilizzare e coinvolgere la città: la prossima iniziativa in programma è un ciclo di conferenze che si terranno al PAC e che vedranno quattro curatori di primo piano trattare quattro temi di arte contemporanea.
Così, dedicato alla città di Milano, è anche il proposito più impegnativo che da tempo sostiene la nostra associazione, mi riferisco al progetto del Museo del Presente. Ho sempre pensato che l’assenza di un museo, interamente dedicato all’arte contemporanea, sia una lacuna molto grave per una città come Milano, è per questo che con la nostra associazione mi sto impegnando a promuoverne a livello della Pubblica Amministrazione il progetto. Si tratta di un percorso molto impegnativo al quale presto il mio coinvolgimento da tempo, ma rispetto al quale continuo a nutrire fiducia.

Il collezionismo milanese, ma in generale lombardo vanta una grande tradizione, grazie anche ai molti soggetti che sostengono e promuovono l’arte contemporanea, quasi tutti privati, da qui il vostro impegno per sostenere la nascita del Museo del Presente. Come pensate di realizzare questo progetto da anni in cantiere?
Ci auguriamo fortemente che il Comune riesca a realizzare nel minor tempo possibile il progetto del Museo del Presente. Da parte nostra il contributo che può arrivare a questa operazione è il nostro impegno nel promuovere e organizzare iniziative che contribuiscano a diffondere la cultura del “contemporaneo”.
I lavori per il Museo sembrano comunque aver raggiunto una situazione di stallo dovuta alla complessità del territorio su cui l’edificio andrebbe impiantato, mi riferisco alla bonifica di cui necessita la zona della Bovisa. É facile immaginare quanto lungo e costoso sarebbe portare a termine questo intervento. Ma qualsiasi eventuale bonifica, così come tutti i problemi e le decisioni in merito alla realizzazione del progetto sono di esclusiva competenza della Pubblica Amministrazione. Come collezionista e presidentessa di ACACIA, continuo a sostenere l’idea del Museo, comunicandola il più possibile e intensificando la nostra attività di promotori della cultura. La sostanza del lavoro resta di pertinenza del Comune.

Il I Premio Acacia è andato a Mario Airò, quali sono gli artisti che più leGemma Testapiacciono e quali ultimi lavori ha acquistato per la sua collezione?
La mia è una collezione che parte dalle correnti internazionali degli anni ‘60 e ’70 e arriva fino ai giorni nostri. Quando ho acquisito le prime opere l’ho fatto riflettendo in un’ottica museale, ne ho acquisite alcune appositamente per darle in prestito a lungo termine ad un museo. Ho collezionato secondo questo principio fin dal periodo in cui abitavo a Torino quando ho iniziato a interessarmi al lavoro dei giovani artisti e ho voluto sostenerli proponendo e collaborando alla creazione di borse di studio.
La collezione comprende opere di artisti Italiani storici come Paolini, Pistoletto e De Dominicis, ma anche di artisti stranieri ormai riconosciuti a livello internazionale, mi riferisco a Kiefer, Richter e Kentridge. Mentre le opere delle giovani generazioni vanno da Shirin Neshat, Vanessa Beecroft, Grazia Toderi, fino ai giovanissimi artisti come John Bock, Annika Larsson, John Pilson, Paola Pivi, Luisa Lambri, Gianni Caravaggio, Francesco Vezzoli…
Il filo conduttore che lega la mia collezione è il dialogo che c’è fra i lavori degli artisti più giovani e quelli già completamente affermati, é bello scoprirne le relazioni e lasciare che le opere interagiscano fra di loro.

A parte i prestiti a lungo termine, come valorizza la sua collezione?
Mi viene in mente a questo proposito una delle ultime iniziative di ACACIA, “Invito”, in occasione della quale noi collezionisti abbiamo aperto le case a un pubblico di rappresentanti della sfera dell’arte provenienti da tutto il mondo. Questa è stata l’occasione per dare visibilità ai giovani artisti e allo stesso tempo mettere in pratica e mostrare al pubblico il connubio di cui parlavo, l’omogeneità che può legare artisti di due generazioni. In particolare nella mostra che ho curato nel mio appartamento, ho pensato per il lavoro di Vezzoli un allestimento insolito. L’opera di Vezzoli era messa in relazione con due opere di Paolini e Pistoletto, l’interazione che si veniva a creare attraverso un complesso gioco di rimandi era talmente forte da amplificare il senso del lavoro di Vezzoli e da suggerire una chiave di lettura più profonda della sua opera.

E’ singolare che una città come Milano non abbia ancora un Museo d’Arte Contemporanea, può darci una sua opinione sull’amministrazione pubblica cittadina?
Ha toccato un problema fondamentale per quanto riguarda la situazione di Milano. La nostra città rappresenta il centro dell’arte contemporanea italiana e sembra paradossale che proprio qui manchi un museo, destinato a questo tipo di arte. Questo significa che a gestire le attività che riguardano l’arte sono principalmente i soggetti privati. Se Milano rimane l’osservatorio privilegiato da cui poter controllare la temperatura dell’arte italiana, lo si deve allora essenzialmente al lavoro dei privati.
Sicuramente l’istituzione di un Museo destinato esclusivamente al “contemporaneo “, come il Museo del Presente, costituirebbe un grandissimo passo in avanti: l’immagine del sistema artistico italiano ne gioverebbe e si accorcerebbe la distanza che ci separa dalle grandi realtà estere.
Inoltre, ci chiediamo mai quanto un sistema artistico attivo e ben articolato all’interno del tessuto urbano possa attirare i capitali del turismo e costituire un volano per altri settori dell’economia? Penso allora che sia necessario perseverare nelle collaborazioni di pubblico e privato e proprio in questo senso sta operando ACACIA, che indirizza tutta la sua attività verso la diffusione della cultura del “contemporaneo”. La realizzazione del Museo del Presente è invece un grande progetto di competenza della pubblica amministrazione.

Sono invece moltissime le gallerie. Le frequenta?
É vero, Milano ha molte belle gallerie, che mi piacerebbe visitare tutte, ma come è naturale devo conciliare le visite con i miei impegni; ho comunque una scelta di gallerie che frequento puntualmente. Fra l’altro la bellezza di Milano è che a livello artistico è in grado di soddisfare tutti i tipi di gusto, ci sono gallerie molto diverse fra loro.

Milano tra 10 anni. Ci dia la sua visione. Come sarà secondo lei. Ci saranno davvero i musei? E gli artisti? quali sono i milanesi che stanno uscendo?
Sogno una Milano finalmente ricca di spazi deputati alla cultura, una capitale artistica, una città che acquisti un ruolo di primo piano all’interno della scena europea.
Ci sono paesi europei, la Spagna e il Portogallo, per citarne due, da sempre realtà marginali nel mondo del contemporaneo, che oggi sono forti invece di un’importanza giunta loro semplicemente dall’aver accolto un Museo.
Non potrei davvero immaginare quali saranno gli artisti oggi emergenti che riusciranno ad assicurarsi una posizione stabile nel futuro, quello che mi auguro é esclusivamente che questi artisti meritevoli possano esporre nel Museo del Presente, e che nelle sale del Museo visitatori da tutto il mondo possano apprezzarne il lavoro.

alessandra poggianti
il prossimo ed ultimo appuntamento con milano racconta milano vedrà protagonisti i galleristi milanesi marconi. padre e figlio

[exibart]

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