04 marzo 2002

Il gruppo scultoreo della Vergine con il Bambino in maestà del duomo di Orvieto

 
È in fase di ultimazione il restauro del gruppo scultoreo della Vergine in maestà, a cura della Soprintendenza per i beni storico –artistici dell’Umbria. L’indispensabile intervento ha consentito di conoscere più accuratamente la storia dell’opera e quella della cattedrale di cui era fulcro...

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La storia. Il gruppo della maestà, che si trova già disegnato nella pergamena del primo progetto monocuspidale della facciata nonché in quella di Lorenzo Maitani, è stato variamente attribuito: dal Della Valle (1791) a Buzio di Biagio, dal Luzi (1866) ad Andrea Pisano, da De Francovich (1927-28) a Lorenzo Maitani, (non il gruppo degli angeli di sinistra di fattura anteriore, forse di frà Bevignate), da Toesca (1964) a Lorenzo Maitani. Una cosa è certa, che i documenti che parlano della sua esecuzione sono databili tra il 1325 e il 1330, anni in cui era capomaestro Lorenzo Maitani che sicuramente sovrintese all’esecuzione, se non vi intervenne direttamente.
La Vergine detta comunemente Madonna della Stella, trae tale nome dal titolo della cattedrale.
Non a caso sul bordo del manto è riconoscibile la stella di David a cinque punte. Il gruppo è costituito da più elementi di materiali diversi: la cortina in bronzo poggia su due basi semicircolari in alabastro scistico sagomate ed intagliate, e i gruppi di angeli, anch’essi in bronzo, sono collocati su capitelli in marmo e la scultura in marmo della Vergine col Bambino è scolpita in un corpo centrale di provenienza classica, forse un himation, cui si addossano due blocchi rettangolari che costituiscono i laterali del trono.
Orvieto, Portale del Duomo
Il restauro. Il pessimo stato di conservazione dei materiali costituitivi e le tracce di coloriture, in precario stato di adesione sul supporto, hanno reso improrogabile l’intervento di restauro. Specialmente il viso e il costato del Bambino, il volto e le pieghe del manto della Madonna presentavano gravi cadute di modellato, dovute a decoesione in profondità del materiale lapideo, a causa di forti squilibri termici.
Infatti i più gravi fenomeni di solfatazione del marmo “effetto zucchero” sono strettamente legati al microclima creato dal baldacchino, che si surriscalda durante l’insolazione, ed alle infiltrazioni d’acqua delle piogge battenti.
Il restauro del complesso scultoreo della Vergine in maestà, inserita nella lunetta del portale maggiore, è attualmente in fase di ultimazione, dopo lunghe e complesse indagini preliminari tra cui quelle eseguite presso le Acciaierie Terni nell’acceleratore lineare Linatron per le indagini radiografiche, e quelle eseguite dal laboratorio di chimica dell’Istituto Centrale del Restauro.
L’incidenza del peso delle nuove porte bronzee di Emilio Greco aveva inoltre prodotto gravi lesioni dell’architrave, che è stato possibile risanare, solo dopo lo smontaggio delle sculture. È verosimile che prima d’ora il gruppo non sia mai stato smontato e rimosso dalla lunetta, ma non per questo gli sono state risparmiate manomissioni e interventi di manutenzione e restauro che hanno finito per stravolgerne l’aspetto. Madonna della Stella, Orvieto, DuomoIl primo intervento di ricoloritura è dell’agosto del 1347 ad opera di Andrea Pisano. Integrazioni in marmo di parti cadute e deteriorate negli arti del Bambino e della Vergine sono dovute con ogni probabilità all’architetto Giuseppe Valadier, che intervenne sulla facciata tra il 1796 e il 1807; sono di restauro l’avanbraccio e la mano destra della Vergine, le due braccia del Bambino, con una rilavorazione evidente degli attacchi all’altezza della spalla e del gomito di sinistra, il piede destro e le dita di quello sinistro.
Gli atti di restauro alterano in modo sostanziale la costruzione della figura e impediscono la corretta lettura dei gesti. Tutta la raffigurazione doveva avere una struttura più chiusa. Le braccia del Bambino dovevano avere un andamento più morbido, meno disarticolato di quello attuale e probabilmente entrava in una più precisa relazione con la mano destra della madonna, ora troppo grande e fuori asse rispetto ai contorni della scultura. Un perno piombato sul ventre della figura della Vergine suggerisce inoltre il probabile collegamento della mano al corpo o di un oggetto da questo sostenuto. A Valadier si deve anche uno degli interventi di patinatura delle parti lapidee con uno scialbo verde scuro per uniformare la statua della Madonna e del Bambino al colore dei bronzi già totalmente ossidati.

D.R.

[exibart]

3 Commenti

  1. sicuramente molto dettagliata per quel ke riguarda il restauro….molto esauriente e descrittivo.
    complimenti al relatore..

  2. Desidero comunicarvi che in questi giorni si stanno ultimando i lavori di ricollocazione della copia del complesso della Maestà e con ogni probabilità in occasione del corteo storico del corpus domini che si terrà ad Orvieto domenica 14 giugno sarà visibile.
    nel mio blog sono presenti alcune foto dell’inizio dei lavori. Inoltre ho inserito il link a questo interessantissimo articolo che però non precisa quando la Maestà è stata tolta della facciata.
    http://lucafilippetti.wordpress.com

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