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Era metà novembre, una giornata come questa, la presentazione alla stampa della mostra di Herb Ritts; parlando con i curatori delle mostre al Palazzo delle Esposizioni, Alessandra Mauro e il responsabile Renato Nicolini, apprendo con grande piacere che la prossima esposizione sarà di Giacomelli.
Sarebbe stata, finalmente, l’occasione d’incontrare il “maestro”, fotografo fuori dagli schemi, artista puro, poeta. Come una doccia fredda dopo alcuni giorni apprendo della sua scomparsa, la mostra, uno dei piu’ grandi eventi di fotografia che vedono puntare l’attenzione su un’artista italiano, diventa un omaggio alla memoria.
Quello che lascia Giacomelli è una grande eredità, è la visione di un mondo rurale che non c’è più, un non-reportage sociale toccante come pochi altri hanno saputo fare, un’attenzione al paesaggio che è più un pensiero che un luogo, immagini, tutte, che lasciano lo spazio bidimensionale per diventare poesia.
In mostra sono presentate circa 250 immagini, suddivise in 28 serie che racchiudono le tematiche da lui affrontate nel tempo, ordinate, per sua volontà dalla più recente fino alle opere giovanili.
E’ quindi un viaggio a ritroso nel tempo, un viaggio di emozioni, evocazioni. Fuori dagli schemi da sempre, attento nelle sue stampe, ma non un maniaco della ripresa “Fin dal mio primo rullino mi sono accorto che il mezzo meccanico non conta niente, perché sono sempre riuscito a far fare alla macchina fotografica quello che volevo”; tipografo per passione e fotografo perché la fotografia è per lui solo e semplicemente un “mezzo espressivo”.
La mostra è bella, intensa, rapisce perché coinvolge, perché il messaggio è diretto semplice. Immagini che sono lo specchio dell’autore, delle sue sofferenze della sua grande sensibilità di fronte al dolore.
Conoscevo le immagini di Giacomelli, da quelle note sui pretini (Io non ho mani che mi accarezzino il volto) a “Scanno”, da “Spoon River” a “Io sono nessuno”, ma, vi posso assicurare, quando mi sono trovato davanti la serie sull’ospizio “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, ho sentito un brivido, immagini già viste, ma ancora forti, penetranti e poi il suo commento “…. volevo rendere quello che avevo dentro di me: la paura d’invecchiare, non di morire, il disgusto per il prezzo da pagare alla vita”.
Acquista il biglietto on line
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Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale, 194
Orari: tutti i giorni 10-21, martedì chiuso.
Ingresso: £. 15.000 – informazioni al: 06/47.45.903
Catalogo a cura di Germano Celant, Formato cm 30×24 rilegato 448 pagine con 615 illustrazioni in bicromia
Edito da Photology e Logos Prezzo al pubblico: Lit. 169.000
ufficio stampa: Intesa & Comincazione s.r.l. tel. 06/6832740
Fino al 2 aprile 2001
Maurizio Chelucci
[exibart]
è stato decisamente un poeta. Il ciclo dei monaci…io non ho mani..ecc è persino divertente da quanto lirismo questo artista del click ha saputo mettere in gioco. Fotografare, per alcuni indigeni significa rubare l’anima…Giacomelli al contrario ci offre la sua.