-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino all’8.I.2004 Steven Shearer Torino, Galleria Franco Noero
torino
Ritratti per accumulo. Collezioni di immagini. Shearer sovverte il pensiero unico sul Canada: tranquillo e noioso vicino di casa dei turbolenti States. Niente di più falso! Tra metal, manifesti e fanzine forse la ‘casetta piccolina in Canadà’ si apre una via di fuga…
Dal confronto con il più inquieto e turbolento vicino di casa, il Canada esce spesso come una landa pacifica e serena, dove è bello vivere. Eppure, la provincia canadese non deve essere molto diversa da quella americana, lacerata da ansie sottocutanee e contraddizioni di ogni genere. Il tutto ben nascosto da una facciata di stucchevole perbenismo.
Così, non c’è da stupirsi se di fronte alle opere di Steven Shearer, canadese di New Westminster, il pensiero corre spontaneamente al recente Elephant di Gus Van Sant. La strage di Columbine non potrebbe trovare emblema più efficace di quei coloratissimi casotti per gli attrezzi che pompano musica metal, tappezzati all’interno di manifesti e ritratti (Metal Recital, 2003). Shearer, che il metal lo ama e che di manifesti e fanzine è appassionato collezionista, non esprime nessuna condanna, e la “casetta piccolina in Canadà” si tinge di nero anche per aprire una via di fuga da una realtà che i “fiori di lillà” rendono, anziché idillica, opprimente. Il risultato non è un freddo ritratto, ma un partecipe autoritratto, in cui i colori caramellosi di Vesuve (2003) e il trucco dark di Armageddon (2003) sono le due facce di una stessa medaglia.
I ‘ritratti’ di Shearer si sviluppano spesso per accumulo, per elencazione collezionistica: ecco gli Archive Works, lavori che nascono dall’esplorazione della rete, il luogo pubblico di messa in scena del privato. L’artista può concentrarsi su una singola personalità, come nell’archivio dedicato a Leif Garret che faceva bella mostra di sé nel Group Show inaugurale, o in quello consacrato alla vicenda dei Black Sabbath (Metal Archive #2, 2001); indagare una tipologia, come quella del chitarrista teenager che si fa fotografare in pose da star nel proprio garage, o un ambiente, come appunto i casotti in cui queste performance musicali hanno luogo; o, ancora, proporre su grandi manifesti bianchi lunghe elencazioni di titoli o testi di intere canzoni, con modalità che sembrano ammiccare – qui sì con ironia – all’uso concettuale del testo scritto, dalle definizioni di Kosuth ai truismi della Holzer.
Un discorso a parte meritano i Poster, che tappezzano il pavimento del piccolo spazio che la galleria ha conservato in Via Mazzini, visibili dalla strada: riproduzioni su carta colorata delle pagine delle fanzine autoprodotte degli anni Settanta, i poster diventano le tessere di una riflessione su una generazione cui il presente, nel bene e nel male, deve molto, ma anche documentazione affezionata di un’estetica raffazzonata ma geniale. Che si stende su quell’epoca come la patina giallastra sulle vecchie fotografie.
domenico quaranta
mostra visitata il 12 novembre 2003
Steven Shearer
Torino, Galleria Franco Noero, Via Giolitti 52A, 10123
dall’11 novembre all’8 gennaio 2004
Tel. +39.011.882208
Mail info@franconoero.com
www.franconoero.com
[exibart]