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La notizia è di quelle che potrebbero comparire sulle prime pagine di FlashArt o di Temaceleste: un grande museone internazionale – con tanto di architettura neoclassicheggiante, ingresso maestoso, libreria e spogliatoio – dedica a Piero Golia, artista napoletano classe ‘74, una completa retrospettiva.
In realtà il museo non è altro che un plastico di un paio di metri quadrati allestito nella milanese Viafarini e le opere sono microriproduzioni in scala di tutti i lavori dell’artista da tre anni a questa parte.
La ‘retrospettiva’ però, se non ci si lascia condizionare dalle dissacranti dimensioni, c’è davvero tutta e segna la nuova personale italiana di Piero Golia dopo il successo alla Galleria I-20 (New York) dove delle gigantografie testimoniavano il travaglio di una bellezza partenopea che si faceva tatuare sulla schiena l’icona del suo artista/idolo, indovinate un po’ quale…
Una volta entrato nello spazio espositivo di Viafarini, lo spettatore è ‘costretto’ da Piero a cimentarsi in un inedito spionaggio granfratellesco all’interno del candido museo in miniatura. Il lavoro dell’artista si configura come un’intima ed egocentrica casa delle bambole che mira ironicamente a istituzionalizzare le sue stesse, folli, opere.
Come in ogni retrospettiva che si rispetti i lavori ci sono tutti, o quasi. C’è naturalmente la barchetta con la quale Piero è andato alla Biennale di Tirana, attraversando il mare Adriatico; ci sono le due colonne di lattuga lasciate marcire nella Galleria Maze di Torino un paio d’anni fa; ci sono le foto dell’opera ‘Tattoo’ di cui abbiamo parlato sopra; c’è la palma sulla quale Golia rimase appollaiato per tutti i giorni di apertura della fiera Artissima lo scorso anno; ci sono le mucche in gommapiuma che ostruivano il passaggio ai visitatori in una sua personale allo Studio Morra di Napoli e c’è la giraffina gonfiabile costretta a piegare il collo a causa di un piedistallo sproporzionato.
Con sagace (auto)ironia il ventisettenne napoletano riesce per l’ennesima volta nel giro di pochi mesi a sorprendere e a spiazzare il pubblico. Il suo mini museo infatti – come peraltro la gran parte dei suoi lavori precedenti – rivela la formidabile capacità di creare immagini studiate per rimanere, indelebili, nella mente dello spettatore.
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www.pierogolia.com
Massimiliano Tonelli
[vista il 18 ottobre 2001]
”Piero Golia – Retrospettiva”, VIAFARINI, via farini 35, 02 66804473, viafarini@planet.it, www.viafarini.org , mart_sab 15_19 e mattina su appuntamento
[exibart]
Pietro Golia rappresenta tutto ciò che non mi piace dell’arte contemporanea. Superficialità, gigionismo, faccia tosta, strapotere delle gallerie, incapacità oggettiva nel lavoro artistico concettuale (altri profili non si prestano neanche alla polemica ma al ludibrio…allo scherno…ah,ah,ah..veramente!!!).Unico merito il sapersi vendere ben benino nei rapporti interpersonali. Bravo! Ma un po’ pochino direi al di fuori di un certo ambito…Non trovate? Chissà se ai nostri posteri gliene fregherà qualcosa…
I tempi sono cambiati (lo sappiamo bene tutti) e l’arte non più essere una (assai poco originale) rincorsa alla fesseria più totale. Ho fatto imputridire un camion d’insalata…ho vinto qualche cosa? Ho rovesciato un aeroplano…visto che carino a testa in giù?
Che delusione, non si sa se è stata la noia o la guerra a scoprire le carte…il giocattolo si è rotto. Che peccato. Ma forse ci possiamo ancora salvare.Speriamo.
Almeno Cattelan qualche guizzo creativo ce l’aveva…e oggi si pone in discussione. Qui invece addirittura si persevera consacrando idiozie da giardino d’infanzia addirittura con una ANTOLOGICA! ma de che?
Che Dio, Allah o chi per lui, ci salvi da Viafarini…basta, basta, basta con queste cose cretine!
Voltiamo pagina.
Vabbene criticare Piero Golia ma dare addosso agli aerei rovesciati e collocati dentro ad un edificio di Paola Pivi mi sembra una causa persa. Dopo quello che è accaduto abbiamo tutti preso visione della potenza evocativa, visionaria e veggente che ebbe quell’opera…o no?
W Viafarini
che resiste, ci prova, osa
Solidarietà
gent sig “catone benpensante”,
il suo dibattito che mi accusa mi sembra leggermente sotto tono, anzi trovo nel vostro testo tutti i difetti di cui lei accusa me ,
tra l’altro questo mi dispiace visto che la cosa che piu’ amo sono le critiche visto che da queste puooi trovare il modo di migliorare correggendo gli errori (venedo io da cultura scientifica questo é il metodo…)…
pero’ il suo discorso é superficiale ed almeno un nome lo potrebbe mettere no?!!??
comunque dalla lettera sembrerebbe che lei non ha visto i lavori di cui parla, visto che ne ripete la descrizione sommaria fatta nell’articolo qui sopra,
peccato forse se lei spendesse tutto il tempo e l’energia che usa per scrivere questa lettera per impegnarsi nel suo lavoro (non so pero’ quale questo sia) forse avrebbe dei risultati e chissa’ forse meno frustrato riuscirebbe a vedere ed a capire meglio il lavoro degli altri,
l’arte contemporanea é un fenomeno complesso, (non riducibile tutto a quella parola che lei cita come un atto di accusa “concettuale”)…se comunque lei ha veramente voglia di indagare a fondo sul mio lavoro in maniera tale che la suaa prossima critica possa essere per me costruttiva me lo puo’ comunicare ed io saro’ felice di darle quei chiarimenti che la potranno portare a capire il lavoro.
distinti saluti
Bello, a me ricorda molto la valigetta di duchamp, quella con tutte le sue opere dentro..
mitico golia
E VIAFARINI sarebbe la galleria ultrapotente? Ma che dici??? Manco è una galleriaaaa
Gentile Signor Golia,
approfitto del fatto che così gentilmente sia intervenuto in questo spazio per chiederle, un po’ come una volta i visitatori delle mostre profani all’arte rompevano le scatole agli autori tempestandoli di ” e qui cosa vuol dire? Che cosa significa questo?” Etc.etc.
Bene sono una visitatrice un po’ così.
Se ha tempo e voglia, mi può spiegare cosa è per lei “l’arte concettuale” e, dal punto di vista di un autore, per quale motivo è nata?
Trovo eccezionale il tuo lavoro. Avrei scritto di te con lo stesso entusiasmo. Probabilmente nel gioco del “se fossi” (un artista) sceglierei te… ma dato che già lo sono… Con grande stima,
Genny.
Spero di incontrarti.
Gentili sig.
Scusate ma questa sara’ credo l’ultima letterina che scrivo a questa rubrica,
visto che tutto era cominciato da una mia piccola curiosita’ di leggere un articolo che un amico aveva visto su questo giornale in rete ma poi…
… dopo essere restato abbastanza deluso dal nostro “Catone…” piu’ che altro perché prima di criticare qualcuno credo che bisogna analizzare il caso nella sua interezza e non lasciarsi trasportare da superficiali impulsi…
…comunque credo che visto che il tutto è partito da una critica a me sia il caso che a chiudere il caso sia proprio io…per cui…
…peccato pero’ che il nostro “Catone…” non ci ha ancora detto chi é…comunque andiamo avanti…
…sono d’accordo con chi ha detto che Viafarini non è nemmeno una galleria, proprio per tale motivo infatti io avevo scelto Viafarini anzicché un posto piu’ established… la poesia del lavoro…la sua ironia…l’attacco (a questo punto forse fallito visto che il nostro censore…scusate “Catone”… anzicché afferrarne il senso ironico di farsi la retrospettiva da solo… ne ha pensato il contrario…)… era tutto li’…
…una sfida con i “grandi”…una sfida a quel “mondo dell’arte” (o forse ghetto visto che il mondo che loro cerchiano come fuori dell’arte è piu’ grande ancora)…che crea idoli poco piu’ che ventenni…
…chissa’…ma poi l’arte non era per tutti??… una volta mi hanno raccontato che anche quelli che non sapevano nemmeno leggere sognavano di andare a vedere la Cappella Sistina… (piccola nota per il nostro “Catone”… se fai attenzione ti accorgi che anche in Caravaggio c’è tanto ironia…)…
“Piero Golia: Retrospettiva” è un pezzo della mostra ma il lavoro andrebbe visto completo…”WHITE TRASH” è una sfida, ma forse non l’ha visto solo chi è andato a Viafarini…chissa’ ma se ci riuscite andatelo a vedere…
…o forse anche tutto il lavoro è solo il piccolo pezzo di una storia piu’ grande…chissa’…di un progetto complessivo…
…l’ironia invece c’è sempre , c’è sempre stata… nell’arte come nella storie del mondo in genere…per quanto invece cio’ che rigurda i concetti credo che qualcosa sia cambiato forse proprio in quest’ultimo secolo….forse proprio quel Duchamp di cui si parla in una delle lettere… forse il tempo o proprio la tecnologia come mezzo fedele di riproduzione…hanno cambiato il modo di fare arte…o forse solo di presentarla…
…chissa’ forse quando un giorno avro’ finito il mio progetto il mio lavoro avro’ risposte finali… sicuro pero’ non avro’ mai spero quelle certezze assolute cercate dal nostro “Censore…”… per il momento mi accontento almeno di sollevare grossi dubbi…
…quei grossi dubbi che ci riportano tutti a pensare…a metterci in discussione … come forse in quei giardini d’infanzia rievocati dal nostro oramai famigerato (mi scusi ma famoso proprio è troppo per accostarlo a qualcuno che non ha nemmeno un vero nome) “Catone…”…
…ciao
Piero
Signor Golia, non ci lasci , ritorni!
Le farò un altra domanda, non si faccia cadere le braccia, che servono anche loro ai concetti e se gliele farò cadere spero ci sia un sindacato artisti che le creerà ex novo per lei, o costituirà un comitato di lotta ai rompiscatole così forte da creare intelligenza e acume e discrezione nelle povere menti sprovviste (senza additivi chimici, ma con additivi artistici), e pagherò.
Anzi riformulo quella di prima.
C’è stato il riferimento a Duchamp, ma io volevo proprio sapere il suo punto di vista, perchè secondo lei per il concetto, per il pensiero,(che sono stati affidati alla parola) l’arte ha scelto queste forme installative, o performative, che per molti risultano coreografie o scenogafie il cui significato è oscuro, o talmente pregno da non riuscir più a cavarne il bandolo della matassa? Sì che è un invito a riflettere, ma molti si fermano all’apparenza, all’evento. E non è neppur detto che l’arte (dal punto di vista degli spettatori) debba essere per tutti, almeno per come la vedo io, non è proprio democratica, eforse non è un male, ma cambio spesso idea e non ho certezze assolute. Mi aiuta? Devo imparare molte cose.
Comunque buon lavoro
P.S. quella cosa dell’insalata mi ricorda i panini plastificati di Manzoni.
Per me le installazioni non sono arte.
E i vostri discorsi sul vedere cose che non ci sono in ammassi informi ed eterogenei di oggetti e persone, mi sembrano elucubrazioni mentali fine a sé stesse.
Se volete divento artista (installatore, performatore) in quattro secondi. Ecco le mie opere prime:
1. Enorme tela, 15 metri per 30, chiamiamo tutti gli alcolisti e barboni della città, li facciamo sbevazzare finché non ne possono più, poi li facciamo vomitare sulla tela. Il titolo dell'”Opera” sarà “Malessere metropolitano”. Prezzo di vendita: 300 mila dollari.
2. Quattro camion si sabbia gialla del Sahara, più uno di sabbia nera dell’isola di Vulcano. Il mucchio di sabbia nera infilzato da enormi travi di plexiglas rosso. Titolo dell’opera: “Capro espiatorio”. Prezzo di vendita: 150 mila dollari.
3. 80 modelle nude, con scarpe di Gucci e borsette di Prada, alle quali sono state somministrate due dosi di purgante Kelémata, sedute su water trasparenti per almeno quattro ore. Titolo dell’Opera: MG33. Foto della performance (fatte da un professionista, non io, ovvio): 50 mila dollari.
Provocazione puramente gratuita. Scusate, avevo bisogno di sfogarmi, perché secondo me stiamo degenerando.
Saluti.
P.S. Ovviamente, a scanso di equivoci, queste idee sono copyright di me stesso.
Caro Piero, vedo che sei un ragazzo intelligente, accetti il dialogo, ti poni in fondo in discussione e quindi forse potrai salvarti.
Quanto al mio nome visto che il Paese è piccolo e la gente mormora, ti posso dire soltanto che mio nome di battesimo è Davide…
Quanto all’ironia di quell’artista di cui parli…Caravaggio…ma chi? Gianni? Allora si hai proprio ragione…
Ti auguro ogni bene,
tuo
Catone Benpensante
State dando addosso ad uno dei più promettenti artisti della nuova generazione. A me personalmente le sue opere piacciono!
E pure tanto. Bravo Golia! Spero di andare a vedere la tua mostra al più presto.
Ti volevo chiedere ma veramente sei andato in Albania in barchetta? o è stata solo una provocazione simbolica? Un modo poetico di condividere, da artista, in un modo paradossale e rovesciato, le vicende tristi di un popolo. Bellissimo!
Povero Gianni Caravaggio, come sparare sulla corcerossa daiiii
Nel bene o nel male un artista come Golia genera qualcosa…basti vedere la lunghezza e la quantità dei commenti sotto sto articolo, no?
Per conto mio non voglio dare addosso a nessuno, soprattutto ad un giovane artista. La mia è solo una domanda, nata dall’ignoranza. Se sembra una presa in giro, (e se lo fosse, sarebbe un boomerang), non era mia intenzione . Vorrei che tornasse, Piero Golia, anche se mi è sembrata perentoria la sua decisione.
Come mai, partendo dal presupposto dell’arte per tutti, alla fine solo pochi riescono a comprenderla? Come per le forme tradizionali, dove si intuiscono le differenze, qui qual è il discrimine che fa di un’installazione o di una performance arte, oppure semplice esercizio?
Un esempio che non c’entra direttamente: una volta si faceva questa distinzione in pittura, tra artista e artigiano: il pittore Annigoni (tanto amato dal sottosegretario Sgarbi,a me invece non piace molto, ma non vuol dire), era considerato un buon artigiano della pittura, altri invece erano gli artisti. In questo campo come si fa?
Massimiliano Ginocchio ti adoro!!!
Ma che dubbi vuol presentar questo Golia ? AhahahhAH che intervento patetico, questa roba vale meno della monnezza ed è priva del piu’ piccolo barlume di originalità bleah, il solito raccomandato che crede di fare avanguardia, l’unico aggettivo è RI DI CO LO, e l’ironia in Caravaggio dove la vede??? ahAHhAhAhh in ogni caso qui si tratta di comicità di bassa lega (stile Vacanze di natale 1993-2000) e pessimo gusto.