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fino al 25.VII.2004 Z.A.T. Zone Artistiche Temporanee Gallarate (va), sedi varie
milano
Ah, le briciole di Pollicino, com’erano ecologicamente corrette. A Gallarate, invece, una signora -Madame, scusate- colora i tombini di vernice verde fluorescente. E a seguire le tracce, qualchevolta confuse, ci si ritrova di fronte a opere imponenti o celate, suggestive o minimal...
Tutto può prendere le mosse dalla galleria civica del centro varesino, a dire il vero assai prossimo a Milano. Qui sono esposte alcune opere e soprattutto i progetti dei tredici partecipanti alla XXI-XXII edizione del “Premio Nazionale Arti Visive”, quest’anno intitolato Z.A.T. – Zone Artistiche Temporanee.
Si tratta di 13 lavori di public art dispersi sul territorio, destinati a essere rimossi a fine luglio. Dunque, ennesimo scacco all’obsoleto concetto di monumento. Il dato di maggiore evidenza pare essere una discontinuità fra le opere presentate, da leggere come progetto più che come insuccesso. La posizione della commissione è infatti cautamente post-moderna e ha lasciato uno spazio importante all’approccio “fluido”. Così sono nate le idee in Enrica Borghi, Pierluigi Calignano, Ciriaco Campus, Loris Cecchini, Chiara Dynys, Emilio Fantin, Giuliano Mauri, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Liliana Moro, Adrian Paci, Super!, Luca Vitone, M.me Duplok.
Gli esiti non sono comunque universalmente felici, e anche ciò va da sé. Per esempio, l’intervento sul viale antistante la galleria, Tutto niente di Chiara Dynys, pare una provocazione piuttosto sterile o, meglio, poco impattante sul “passante generico”, referente esplicito dell’opera. Inoltre, l’eco del recente lavoro di Luca Vitone è imbarazzante, se si pensa che lo stesso artista genovese è presente in rassegna con Panorama, una pedana posta sul campanile della basilica cittadina, dotata di cannocchiali che svolgono l’atipica funzione di allontanare la visione.
Discreto e schivo l’intervento di Loris Cecchini nei giardini di viale Milano, che consiste in una avveniristica scultura abitabile sistemata su un albero, dove leggere e meditare (Monologue patterns). Notevole anche il lavoro di Giuliano Mauri, Passerella di gelsomini sul fiume perduto, il cui titolo spiega in toto il piglio poetico dell’intervento. Da non perdere Home to go di Adrian Paci, enorme tetto rovesciato nei giardini succitati: una casa per navigare oltre i confini domestici, molto differente dall’aerobus col quale si è turisti globali e non si vede null’altro che copie imbellettate della propria quotidianità.
Infine, una menzione va al lavoro di Enrica Borghi, realizzato con rifiuti in plastica -specie bottiglie- riassemblati con visionarietà e risultati luminosi oltre ogni aspettativa; in questo caso, tuttavia, l’intervento urbano Architettura di luce è superato dal lavoro esposto in galleria, Grande Soirée (1999).
In chiusura, se si dovesse necessariamente trarre una conclusione, costituirebbe una contraddizione in termini. Proprio perché la public art va in direzioni molteplici, con esiti differenti, con interazioni e stridori reciproci, con progetti effimeri e non sempre riusciti, o forse riusciti proprio perché solo tentati. Inoltre -a mitigare un’impressione non esattamente entusiastica- va notato lo sforzo di una piccola amministrazione e di un gruppo di tenaci appassionati. Quando a qualche decina di chilometri di distanza, presunte metropoli con fondi considerevoli propongono spesso solo interventi sfavillanti e patinati…
articoli correlati
La notizia in anteprima di ZAT
Enrica Borghi sui monti a Domodossola
Pierluigi Calignano in personale da Antonio Colombo
Giuliano Mauri alle “Città In/visibili” in Triennale a Milano
Ottonella Mocellin in personale alla compianta galleria torinese Luigi Franco
Luca Vitone in personale da Emi Fontana
Cecchini e Calignano a “Cover Theory”
link correlati
Il sito di Chiara Dynys
Il sito di Adrian Paci
marco enrico giacomelli
mostra visitata il 18 maggio 2004
Z.A.T. – Zone Artistiche Temporanee. XXI-XXII Edizione Premio Nazionale Arti visive Città di Gallarate
A cura di Emma Zanella
Commissione artistica: Alberto Abruzzese, Marina Bianchi Guenzani, Marco Meneguzzo, Roberto Pinto, Giulio Zanella, Emma Zanella
Sedi varie e Civica Galleria
Viale Milano, 21 – Gallarate (Varese)
Orario: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 12,20 e dalle 14,30 alle 18,20
Ingresso gratuito
Info: tel. 0331-701222; fax 0331-777472; info@premiogallarate.it; www.premiogallarate.it
Catalogo Nomos Edizioni
[exibart]
Ma sarà mica possibile che venga sempre inserito tutto in un progetto di “public art”?
Bene!? Ma solo fino ad un certo punto, che sia il trend del momento, per una critica latitante e, questa si, obsoleta. Che si incunea in bug, altrimenti incapace di leggere qualunque tipo di rigurgito contemporaneo.
In un mondo ad interim: tutto ad interim! Un mega zapping di consumo veloce di immagini: di opere d’arte?
Ma allora sarebbe giusto riportare la data di scadenza a tergo.
Ma, ed è sempre stato così, il ruolo dell’artista è sempre stato, giustamente e aprioristicamente inserito nella struttura sociale della comunità/pubblico. Ragion percui non esite una dimensione di “public art”.
Non esiste la “public art”!!! E’ pura tautologia o altrimenti operazione di mercato!
Perchè in termini economico/contemporanei potrebbe essere così definibile “public art = new brend”, giusto per fare in modo che qualche curatore riesca ancora a monetizzare qualche becera attività modificandone il marchio d’origine.
Forse l’unica cosa di “public” è il denaro che finisce nei conti in banca di costoro.
Scusate lo sfogo che nulla ha a che fare con la vostra puntuale recensione.