-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino al 7.XI.2004 Barbara Nahmad – Yesterday now Arezzo, Image Contemporary Art
toscana
Come eravamo. O meglio come erano. Miti e protagonisti degli anni Sessanta ritratti in una sfera privata. Icone, sì, ma per una volta senza trucco. Raccontati da una testimone oculare d’eccezione. Che, all’epoca, era appena nata…
Gli anni ’60 sembravano promettere un diffuso buon senso. Fu quando la parola distensione cominciò a diventare familiare –e si creò un sistema d’equilibri politici almeno apparentemente stabili- che scoppiò il boom economico e nacque l’epoca dei miti. Martin Luther King e buona parte di ciò che allora era un fatto di cronaca, sono parte della documentazione raccolta da Barbara Nahmad. Una serie che -quasi fosse una fiction– porta il titolo di Yesterday now, richiamando la mitica canzone dei Beatles e concedendosi un’ammiccata furbesca al presente.
La mostra ha il carattere disteso di quegli anni, con una speranza in più. Perché ritrarre il privato, l’inedito e la dimensione nascosta di personaggi-mito (Marilyn, la Loren, il Che, Bob Kennedy, Yoko Ono) sembra essere il frutto della necessità di poter manipolare con più sicurezza qualcosa che non è più cronaca da almeno quarant’anni. La Nahmad quel periodo non lo ha vissuto, ciononostante sembra avere l’utopico desiderio di esserne testimone oculare.
La complessità e l’astrazione del discorso sta tutta qui: è una questione di punti di vista dai quali trarre una registrazione di fatti, di indizi, che non possono far altro che ricostruire la realtà. Ricordarla quindi, non conoscerla; rileggerla, non più documentarla; congedarsene con una distensione, appunto, che quegli anni non videro mai veramente. Persino a livello formale, l’artista riutilizza parzialmente alcuni aspetti stilistici delle opere che a quel passato appartennero. La Nahmad infatti ricostruisce con il bianco e nero la patina consunta dei vecchi rotocalchi, pur creandole intorno una serie di elementi da combinare in maniera inedita e questo conferisce all’operazione un risvolto carico di sviluppi.
I personaggi sono gli stessi e ancora una volta sono messi tutti sullo stesso piano; la variante sta solo in quella traccia di verità, in quel carattere da istantanea che ci mostra –per esempio- sguardi riflessivi e poco convincenti nei personaggi politici che avrebbero dovuto essere trascinatori di folle. O indugia sul make-up un po’ troppo sguaiato della Loren, sui tratti stanchi e annoiati di Marilyn, o su quelli dichiaratamente mascolini di Edit Piaf.
Dietro questa galleria di facce, che si può vedere solo se si conosce la storia, un sipario chiuso dipinto a tinte forti e sgargianti: rossi fuoco, rosa shocking, gialli spenti, celesti, grigi e neri luccicanti. Quasi a svelare il gioco una volta per tutte. Si tratta di ritagli di vecchi giornali in cui la sagoma segue il bordo esterno del personaggio ritratto: come dire, il ritratto del ritratto del ritratto, in un altro contesto. Un po’ come accadeva in quell’episodio della Pantera Rosa che, affamata raccoglieva, ritagliava e friggeva l’immagine di un pesce. Ma non senza aver prima meticolosamente tolto la coda, la testa e la lisca interna.
matilde puleo
mostra vista il 9 ottobre 2004
Barbara Nahmad – Yesterday now
Punti di vista non obiettivi di una reporter di antiche questioni.
Image Contemporary Art, via Cavour 6, Arezzo
A cura di Maurizio Sciaccaluga
lun/ven 15, 30 – 19,30 sab+1°domenica del mese 10 – 12,30 e 15, 30 – 19,30
Catalogo con testi di M. Sciaccaluga, Francesco Correggia e Megakles Rogakos
[exibart]