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Ci sono zone di Firenze le cui immagini si allontanano da quelle, più tradizionali, delle cartoline turistiche o dei fotogrammi del cinema commerciale: luoghi in cui la struttura più o meno razionale della città è aggredita con delicatezza da elementi geografici eterogenei. Palazzi moderni si mischiano dunque a casolari dei primi anni del Novecento; l’asfalto delle strade s’interrompe, sentieri costeggiano piccoli torrenti a lato dei quali si allargano campi sportivi e prati incolti. I tralicci della luce si susseguono, altissimi, fino a perdersi in lontananza.
La Manifattura Tabacchi fu costruita in una zona oltre la quale, negli anni Venti, alle ordinate geometrie del Parco delle Cascine si sostituivano le terre arate dei poderi. Oggi la struttura è in stato di abbandono.
Il gruppo artistico milanese Studio Azzurro, che si occupa di produzioni Video in cui sono analizzati i rapporti tra l’uomo, lo spazio e l’architettura, si è avvicinato all’edificio e ne ha restituito il cupo fascino mediante un originale lavoro in formato digitale. Leonardo Sangiorgi, supervisore dell’operazione, ha diviso le otto persone iscritte al Workshop, – studiosi di architettura interessati ad un uso creativo del Video – in tre troupe: le prime due, composte entrambe da tre iscritti, si sono occupate, rispettivamente, delle riprese in interni e in esterni; la terza troupe, formata da due iscritti, ha montato il materiale. Al momento della proiezione sono stati allestiti, all’interno della Facoltà di Agraria, due schermi di media grandezza adiacenti. La troupe deputata alle riprese negli interni ha girato sia le immagini per lo schermo destro, sia quelle per lo schermo sinistro, e il medesimo procedimento è stato seguito dal gruppo che ha lavorato in esterni. I montatori hanno confezionato due video, dal titolo “Manifattura Dittico” differenti ma sincronizzati: il carattere dell’opera è dunque unitario. Il Video dura circa otto minuti: in una delle prime micro-sequenze osserviamo l’edificio della Manifattura ripreso mediante due Panoramiche convergenti in un’immagine statica finale perfettamente simmetrica. Potremmo definire tale figura, creata dagli stessi protagonisti del Workshop, una Panoramica Incrociata: alla conclusione dei movimenti delle telecamere può essere rappresentato un luogo reale, oppure un luogo fittizio ma architettonicamente plausibile.
In altre micro-sequenze successive i particolari degli esterni dell’edificio sono fatti collimare, nel punto in cui i due schermi si intersecano, in modo da realizzare strutture astratte nelle quali solo a tratti è riconoscibile l’originale Manifattura.
La Videoarte tenta infatti di modificare i tradizionali parametri mediante i quali avviene la nostra apprensione del mondo: in questo senso gli elementi del profilmico sono utilizzati percorrendo strade poco battute. La crew di Studio Azzurro lavora sui codici della figurazione, ossia sulla maniera in cui gli elementi sono raggruppati e disposti nell’immagine: tale lavoro, nel caso del Video, riguardo il risultato finale, ha un peso maggiore, rispetto alla sua importanza in altre arti visive.
Nella parte conclusiva del Video appare una micro-sequenza in cui da un lato, mediante lo Zoom, una parete in fondo a un lungo interno – inquadrata frontalmente – è “avvicinata” all’osservatore; dall’altro la parte probabilmente contigua dello stesso ambiente è, attraverso il medesimo procedimento, “allontanata”: in questo caso gli autori agiscono sui codici della plasticità dell’immagine, ossia sulla capacità di certi elementi di allontanarsi dagli altri e di imporsi sugli stessi. Uno dei procedimenti per cui una componente dell’immagine – nel nostro caso la parete sullo sfondo – è promossa a “figura” è, come ricordano Casetti e Di Chio, “la presenza di un moto opposto a una stasi (gli elementi in movimento assumono più facilmente un rilievo rispetto a quelli fermi)”: qui, però, siamo di fronte ad un doppio/contrario movimento di due elementi quasi uguali all’interno di due immagini proposte e percepite come se fossero una sola. Il codice dunque salta e diviene stilistico (caratteristico, dunque, solo della Videoarte e del lavoro di Studio Azzurro in particolare).
L’abbozzo di analisi testuale che ho proposto intende illustrare i nuovi spiragli che la Videoarte potrebbe aprire partendo da presupposti comuni ad altre arti visive. L’attenzione degli autori si sofferma anche su particolari legati alle passate attività dei lavoratori: registri, vecchie foto di gruppo, piccoli cartelli indicatori. Il peso dell’assenza dell’uomo è reso percepibile dagli ampi spazi vuoti e dalla suggestiva colonna sonora. In questi attimi si rivela il significato dell’intervento artistico sulla Manifattura: Studio Azzurro osserva una struttura che è stata luogo di lavoro e produzione e sulla memoria che ella sta lasciando di sé. Attraverso i parametri delle tecnologie Video è possibile “fermare” e conservare nel tempo immagini affascinanti (in questo caso l’architettura industriale) destinate, forse, a sparire: è una nuova “Alba dell’uomo” in cui unica protagonista è, finalmente, la creatività.
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Costantino Maiani
[exibart]
Va a capo: ti prego ti prego…
ehehh, davvero. un muro di parole
Bel lavoro e molto bello l’articolo di Costantino Maiani che riesce bene ad illustrare, col suo stile incomparabile, il lavoro del gruppo artistico sperimentale Studio Azzurro.
ho visto questo spazio in occasione della scorsa mostra: bellissimo ai livelli di Palazzo Vecchio.
[e ora la Firenze bell’addormentata nel bosco si scandalizzerà]
Lo spazio della manifattura è bellissimo, ma questo muro di parole??? Un bel mattone, non c’è che dire; ma qui si scrivono recensioni di eventi artistici o romanzi di letterati frustrati?
Sembra che l’aggettivo più usato da alcuni sia “frustrato”.
Se potessero scambiarlo con l’Assennatezza sarebbero dei geni.
Io, senza voler offendere la Vanità, qui in Exibart ne ho la collezione più pingua.
Sarà perchè questi individui, nelle cose, non vedono altro che frustrazioni?
Boh!!
Si chiede di non scrivere pezzi troppo lunghi, di andare a capo, di non fare errori grammaticali, di non esprimere opinioni, di limitarsi alla cronaca, di recensire solo iniziative di persone che non siano conoscenti.
E molto altro.
Da parte mia posso dire che il pezzo di Costantino, che ne sa, è un piccolo gioiello specialistico che spero si ripeta.
Ha solo la pecca di volerci insegnare qualcosa.
Qualcosa che, naturalmente, come tutte le cose che si insegnano, non sono apprese.
Un mio amico ha scritto
“La stoltezza, l’errore, il peccato, l’avarizia, abitano i nostri spiriti e agitano i nostri corpi; noi nutriamo amabili rimorsi come i mendicanti alimentano i loro insetti.
I nostri peccati sono testardi, vili i nostri pentimenti;
ci facciamo pagare lautamente le nostre confessioni e ritorniamo gai per il sentiero melmoso, convinti d’aver lavato con lacrime miserevoli tutte le nostre macchie”.
Si chiamava Baudelaire, e spesso non andava a capo nemmeno lui.
Ora Costantino sei “frustrato” pure tu.
Benvenuto tra noi caro amico.
Ciao, Biz.
Ritengo che Exibart possa essere un ottimo luogo per contribuire a definire figure e modelli di riferimento per studiare la Videoarte: io, nel mio piccolo, contribuisco… Criticabili, forse (nessuno ci ha pensato?) sono i miei punti di partenza, ossia i codici cinematografici: bisogna anche dire, però, che la Videoarte propone una nuova visione del reale, quindi scardina un modo di vedere il mondo alla cui definizione anche il cinema, nel passato, ha contribuito. Credo che lo studioso di cinema possa essere, in potenza, un ottimo studioso di Videoarte. Ad esempio: Francesco Ballo (Accademia di Brera) si occupa molto di Video, ma in passato ha studiato… i noir di Anthony Mann! ehi “Boh”, detto tra noi, cosa c’è di più “cinematografico” dei noir di Mann? Un errore in cui si può cadere è il porsi in cattedra: ci sono caduto – penso, e ringrazio l’amico Biz per la giusta critica.
Dove sei “Boh”? …vicino, lontano… sei un ragazzo, o una ragazza? da dove vieni, dove vai? hai dei progetti? ti va di parlare? ci avviciniamo? Amico, la realtà virtuale facilita molto le cose a chi intende fare del male. Ti aspetto alla prossima, più propositivo.
Boh? Bah! Bu!
Biii?!
Beh!
(biiip)
…Bleah…
P.S. Boh, ti piace così? sono anche andato a capo e ho messo i puntini di sospensione, le parentesi, le censure, per armonizzare e vivacizzare la resa grafica.
Per i muri di parole ci vogliono menti che li sappiano scalare o perforare, menti carpentiere che ti aprono le porte e menti fabbre che ti costruiscono le chiavi.
Un giorno, ho preso una zuccata micidiale
su un muro di parole, ma mi son fatto meno male di quella volta che ho sbattuto contro una torre di Vuoto, non te lo auguro proprio, perché l’effetto dura molto a lungo.
Ti crescono i Bernoccoli di Niente che ti appannano la vista, tumefatti da sospetti, manie e terribili Tic: vedi frustrati dappertutto e non resisti all’emicrania della tentazione di render note le tue sintomatologiche conclusioni.
Spero proprio non ti capiti, perché in certi soggetti predisposti il virus della torre si sviluppa anche all’interno, provocando la perdita di apostrofi, virgole, la morte del discernimento, piano piano scompaiono le lettere dell’alfabeto, i segni, confondi la sintesi con il nulla.
Boh ma l’hai letto l’articolo? Non è certo quello di un frustrato, anzi è una persona colta e molto intelligente Costantino Maiani, te lo posso garantire.
Ha molte strade aperte e non può che sentirsi pieno di energia, è molto amato dagli amici per le sue alte qualità e per i suoi nobili sentimenti, è una persona di valore.
Pensa bene prima di commentare te lo consiglio.
Ringrazio il caro Eta Beta che non manca di farsi sentire quando è il momento, sei molto caro ed io ti stimo molto, le tue alte qualità onorano il sito.
Ricevi cari saluti ed un amichevole abbraccio.
Maria