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J’ai plus de souvenirs que si j’avais mille ans.
Questi versi, tratti da Spleen, accompagnano una delle acqueforti, dieci fiori a Baudelaire, che Afro dedica all’arte del poeta maudit. La relazione che intercorre tra Afro e Baudelaire è molto più articolata di una semplice affinità artistica, e la composizione della serie proposta in mostra va oltre la mera ispirazione di un pittore agli scritti di un poeta. La ricerca che Afro porta a termine con la produzione dei fiori si rivela, infatti, come un’esplorazione condotta su un territorio creativo collocato ben al di là dei confini posti tra le differenti discipline artistiche. Afro non vuole rendere una narrazione icastica dei versi baudelairiani né, tanto meno, ralizzarne il pendant pittorico; come evidenzia Luca Massimo Barbero nel suo acuto testo critico, ciò che accomuna i due artisti è “congenialità, amore per gli stessi luoghi del poetare”.
In questa prospettiva, la grafiche legate ai Fleurs du mal possono leggersi come la sintesi dell’intera vicenda artistica di Afro: una sorta di compiaciuta introspezione che isola ed evidenzia, in singoli tratti, l’essenziale di una ricerca oramai matura.
La stessa consapevolezza caratterizza le sei grafiche esposte assieme ai fiori. Anche qui si riscontra la volontà di esprimere attraverso la pittura una sensibilità che conosce bene le dérèglement des sens. E qui emerge il problema delle connessioni tra l’intuizione poetica e il linguaggio: Afro non cessa di ripensare le proprie opere mentre le realizza. Eppure, in queste grafiche si avverte un senso dell’equilibrio più pacificato, una padronanza di tutti quei dati assunti nel corso di una vita di ricerca.
Nello stesso periodo vengono creati gli arazzi, alcuni mediante trasposizione di dipinti già esistenti, altri, più tardi, appositamente progettati con l’ausilio di disegni preparatori e bozzetti pensati per la realizzazione ad arazzo.
In occasione della mostra è stato inaugurato lo spazio BIZZEFFE, ricavato dalla ristrutturazione del Convento di San Barnaba. BZF, concepito e voluto dalla casa editrice Vallecchi, che proprio in questi locali aveva parte delle proprie tipografie storiche, si propone nel panorama fiorentino come un contenitore multimediale, luogo privilegiato dell’incontro e della promozione culturale: biblioteca, net-point, sala conferenze, caffè e, naturalmente, sede espositiva.
Una breve nota a proposito del nome: si ispira direttamente al libro di poesie di Ardengo Soffici, BIFZF+18– simultaneità e chimismi lirici, che la Vallecchi pubblicò nel 1913, e allude alla molteplicità delle iniziative che verranno realizzate nel nuovo spazio.
Pietro Gaglianò
Fino al 11.XI.2001
Afro 1972-1975
Curatori: Luca Massimo Barbero e Giovanni Granzotto
Firenze, Spazio Espositivo Vallecchi BZF, via Panicale, 9
Orario: 12.00-20.00
Catalogo: Vallecchi per l’arte, L. 50.000, Euro 25.82
Info: 055/3247641
Ufficio stampa: Sebastiana Gangemi, tel. 055/234761 e-mail: gangemi@vallecchi.it
[exibart]
non vedo l’ora di ripassare a firenze per vedere questo nuovo spazio e per vedere come è allestito. Spero che oltre che a riempirlo di skil lo arredino anche bene e non ‘al risparmio…’
Whow, complimenti, anche per le citazioni transalpine che fanno sospettare lontane frequentazioni internazionali! Ma il povero Soffici piace meno? Solo due parole? Oddio, certamente meglio due di tre. Un’informazione meramente materiale: il bar è già operativo?
oggi è la giornata dei ‘francesismi’ meglio così. Vive la France
Graziosa Ammirata,
La ringrazio per l’entusiasmo e mi premuro di rassicurarla subito riguardo all’attività del bar che è già funzionante.
Per quanto riguarda Soffici Le preciso che la mostra dedicata al maestro è allestita presso la galleria Pananti (a tale proposito può consultare il calendario).
Le assicuro che farò il possibile perchè qualcuno dei miei collaboratori recensisca l’evento… anzi, ci ho già pensato e sono in attesa del materiale.
Spero di ritrovarLa presto su questo spazio.
Aurevoir, ma chère…
Preferirei che ci trovassimo al bar, così saprà illustrarmi con il Suo entusiasmo e la Sua competenza questo nuovo, affascinante spazio; della mostra alla Pananti ne ero informata, e avevo provveduto, solerte, a informare a mia volta chi di dovere, ma una certa produzione libraria delle avanguardie storiche mi fa assolutemte impazzire e così, smaniosa, avrei voluto qualche parola in più.
Sarei lieto di incontrarLa presso il caffè del nuovo spazio…
Per tornare a Soffici: vorrebbe scrivere Lei qualcosa?…
Grazie dell’offerta, Lei è molto gentile e galante; mi permetta di decidere dopo il nostro meeting al nuovo spazio. Sa com’è, non bisogna andare troppo alla cieca
Finalmente una mostra come si deve!
Sarebbe tempo che questa città la smettesse di promuovere solo i suoi artisti degli anni ’30, ’40, ’50….
Bravi quelli della Vallecchi.