19 ottobre 2001

Fino al 5.XI.2001 My opinion Pisa, Palazzo Lanfranchi

 
Concepita come ricerca che proponesse, attraverso i lavori di undici rappresentanti delle giovani generazioni artistiche, “un’opinione”, la loro opinione, seguendo le intuizioni, legando privato e politico, ha assunto, alla luce degli ultimi avvenimenti internazionali, una connotazione simbolica drammaticamente imprevista...

di

Undici settembre 2001. Un trauma. Da quella data niente sarà più come prima. Non sappiamo cosa sarà, sappiamo solo che non sarà come prima il nostro privato, non saranno come prima gli equilibri mondiali, non sarà come prima il nostro sentire. My opinion, promossa dalla Fondazione Teseco per l’arte e dal Comune di Pisa in collaborazione con la Provincia, è una mostra concepita circa un anno fa. Sulla funzione dell’arte, su come sia chiamata a fare da tramite con il nostro reale per traghettarci verso le molteplici relazioni “tra personale e collettivo, ovvero tra eventi privati e reazioni pubbliche, tra presente e passato, tra locale e globale”, per citare le parole della curatrice Francesca Pasini, molto si è discettato e si discetterà. E’ indubbio che alcune delle opere pensate dai loro giovani artefici per questa esposizione assumono alla luce degli ultimi tragici avvenimenti ben più drammatica valenza, e se parlare di “premonizione” sarebbe gioco fin troppo facile, non dobbiamo comunque dimenticare che presagi funesti, almeno questa volta, non è stato solo il mondo dell’arte ad esprimerne.
Giovanna Di Costa ha ideato nel maggio scorso una serie di bersagli dai colori acidi ed accesi proiettati in una sequenza di diapositive lungo le scale di Palazzo Lanfranchi. Ed ha un bel dire Francesca Pasini che l’ironia di quei colori e il titolo “Absolute beginner” sdrammatizzano e in qualche modo alleggeriscono il tutto; quando percorri quelle scale antiche e vieni preso di mira e diventi tu stesso bersaglio vivente l’effetto, sarà la suggestione angosciante del momento che stiamo vivendo, è veramente molto forte.My opinion 0235
I mesi della gestazione di My opinion sono stati mesi intensi di avvenimenti; il percorso artistico correva parallelo alla storia e tangente ad esso. Prima delle Twin Towers i fatti di Genova avevano già mostrato nelle immagini, spesso scioccanti, offerteci dai media, un’estetica della violenza che ha raggiunto la massima spettacolarizzazione (e spettacolarità) nell’attentato di settembre. Ho davanti agli occhi la fotografia di un black block piantato a gambe divaricate su una macchina rovesciata, un braccio sollevato in segno di vittoria, un’immagine esteticamente bellissima, costruita secondo un perfetto equilibrio classico, con tanto di ponderazione policletea. Così, grazie alla sintassi di un linguaggio talmente compenetrato nella nostra cultura da non essere più individuabile se non se ne hanno ben presenti i canoni, un teppista diventa uno dei tirannicidi. Andrebbe valutato, rispetto alla fascinazione che certi fenomeni possono provocare, anche l’influsso della loro rappresentazione tramite immagini che vengono dal sentire comune percepite come obbiettive solo perché frutto di uno scatto fotografico o di una ripresa televisiva; sia ben chiaro, lungi da me qualsiasi intento censorio, tutt’altro. Si tratta piuttosto di un problema culturale, che impedisce ai più di discernere come anche per via estetica possa arrivarci un messaggio subliminale che trasforma un teppista in un eroe. L’attentato di settembre ha portato tutto ciò alle sue estreme conseguenze, perché lì la spettacolarizzazione è stata coscientemente voluta e cercata (e purtroppo tragicamente ottenuta).
Cesare Viel nel suo album “La mia politica”, un intimo colloquio con Emily Dickinson, ha sentito la necessità di appropriarsi di tutte queste immagini, quasi a masticare e metabolizzarle l’ orrore collettivo, per riuscire finalmente ad elaborarlo. E dall’elaborazione di un trauma condiviso si passa all’elaborazione del lutto per la perdita di una persona cara, una prova, il confronto con la realtà della morte, a cui tutti siamo destinati, ma che la nostra società si ostina con ogni mezzo a censurare come il più osceno dei pensieri. Il video di Ottonella Mocellin “Separarsi è una pena così grande che vorrei dire addio fino a domani” racconta con grande sensibilità ed affetto un episodio della sua vita, assolutamente intimo e privato, che per l’universalità del tema trattato ci coinvolge tutti.Fausto
Il rapporto con la cultura islamica, il tentativo di capire, la percezione dell’altro attraverso un muto colloquio di sguardi è quanto ci offre Marcello Maloberti in una serie di ritratti che immortala i clienti di un barbiere arabo, avvolti in una improbabile mantellina rossa con scritta in arabo e italiano “linea uomo” . E il confronto fra culture diverse, il loro convivere, il loro fondersi è quanto rappresenta con il suo lavoro (e, direi, anche con la sua stessa esperienza di vita) Yumi Karasumaru, artista giapponese trapiantata a Bologna.
Altri sentieri hanno voluto percorrere Sabrina Mezzaqui, Eva Marisaldi, Mario Airò, Sabrina Torelli, Laura Matei, ma un cenno particolare lo dobbiamo al lavoro di Fausto Gilberti, forse quello che più ci ha impressionato, per il modo sobrio, toccante, senza indulgere a morbosità di sorta con cui affronta un tema così delicato come quello della pedofilia. Uno scossone alla nostra coscienza, un’arte che riesce a essere di denuncia e di contenuto in totale coerenza formale e originalità di linguaggio, con grande delicatezza e poesia. Verrebbe da esclamare “finalmente!”, dopo che, soprattutto in Italia, l’espressione artistica in senso lato (mi riferisco anche ai cosiddetti giovani registi e giovani narratori) ci ha propinato inesauribili riflessioni su privatissime, minimali tematiche il cui argomento principale parrebbe un’inesauribile, avvincente meditazione sul proprio ombelico, trasmettendoci troppo spesso nient’altro che una molto coinvolgente meditazione sugli ombelichi degli autori. E a chi avesse avuto la fortuna di visitare la bellissima mostra di Lorenzo Viani in corso di svolgimento ancora per pochi giorni a Viareggio, non avrebbe potuto non notare l’affinità che lega l’opera di Gilberti con “Lo stupro”, disegno eseguito da Viani nel 1921-1922 circa. Ciascuno con il proprio linguaggio, il proprio segno, il proprio personalissimo stile figlio della propria epoca, giungono a concepire delle soluzioni anche formalmente affini, con quei corpaccioni di adulto issati su sproporzionate gambe secche secche a violare già con la propria incombente presenza quei minuti corpici infantili, fino ad arrivare alla loro tragica cancellazione nel lavoro di Gilberti, ridotti a una vuota sequenza di cassette VHS. Uno schiaffo in pieno volto per noi uomini del XXI secolo, uno schiaffo in pieno volto l’opera di Viani per gli uomini dell’inizio del XX secolo, a testimonianza di quanta poca strada si sia fatta in tal senso e di come i misteriosi percorsi dell’arte arrivino a gettare ponti imprevisti.


Articoli correlati
Strategies against architecture II
Ai confini della mente-La follia nell’opera di Lorenzo Viani

Valeria Ronzani


5 ottobre – 5 novembre 2001
Pisa, Palazzo Lanfranchi, Lungarno Galilei 9
tel.: 050-910510
ore 11.00 – 19.00 chiuso il lunedì
Fondazione Teseco per l’arte
tel.: 050-543222
fax.: 050-571790
e-mail: tesarte@mariapaoletti.it


[exibart]

8 Commenti

  1. il tuo articolo mi è piaciuto molto, devo dire che scrivi molto bene e sai anche esprimere quello che in tanti sentiamo ora in questo momento della nostra vita in cui tutto è drammaticamente così strano che a volte uno spera di svegliarsi dal brutto sogno in cui siamo stati trascinati.

  2. Articolo interessante che mette in evidenza i problemi di oggi, che non sono pochi, e l’arte chiamata a fare da tramite con il nostro reale.
    L’arte di denuncia , uno schiaffo in pieno volto per noi uomini, uno scossone alla nostra coscienza.
    Opere interessanti a Palazzo Lanfranchi- Pisa.
    Complimenti a Valeria Ronzani per il suo articolo.

  3. commento eccellente,molto toccante.
    mi auspico che un “nuovo espressionismo” possa
    nascere oggi per rompere la piattezza e l’uniformità di contenuti della cultura italiana contemporanea.

  4. Mostra molto interessante, ottima recensione, concordo sopratutto sull’opera di Fausto Gilberti che da sola vale la visita.

  5. ottima recensione
    alcuni artisti presenti nella mostra
    non dicono nulla
    nessuna “opinion” ne sul sociale ne sul politico ne sul privato
    vedi Airò (che avrà di interessante? Le sue opere sono dei giochini fragili).
    mah!!

  6. “My opinion” è che la mostra è abbastanza interessante, particolarmente i bersagli; però preferirei +spesso trovare nell’arte mistero e magìa, invece che “concetto”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui