-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fino al 9.VI.2002 Sparanoide: Simone Lucietti – Enrico Minato Crespano del Grappa (tv), Andrea Pronto
venezia
Se stiamo ai modelli semiotici del linguaggio, l’arte procede secondo codici, a loro volta costituiti da segni. Le modalità con cui si producono e si articolano i segni sono oggetto di casistiche e variabili che convergono nella consapevolezza dell’illimitata possibilità di generare nuovi segni…
La trasmissione di un segnale, primo passo di un processo comunicativo, è data però dalla condizione che essa muova a partire da una norma linguistica condivisa da emittente e ricevente.
Nell’arte antica, in sede contrattuale per la commissione di un’opera, testo e norma venivano designati dal committente sulla scorta del mito o dei testi biblici. Nonostante ciò l’arte si svincolava dai lacci manipolando i codici, facendo realista la pittura di Giotto ed astratta quella di Simone Martini.
A partire dalla pittura en plein air, e fino a tutte le avanguardie, l’istituzione di codici è avvenuta in modo violento con la radicale imposizione di nuove convenzioni in un contesto di assenza di modelli semantici e percettivi preesistenti. Ma nell’età della postmodernità, con la crisi dei valori assoluti, la via della continua rivoluzione è impraticabile; l’artista recupera perciò la prassi antica, rispondendo alla rinuncia del modello assolutista, e dunque collettivo, con il riscatto dell’individualità assunto con la manipolazione e la ridefinizione di codici preesistenti, la loro infezione mediante l’inoculazione di nuovi segni e l’alterazione di paradigmi semiotici connessi all’universo iconografico prodotto dalla cultura mediatica di massa. La deriva ermetica tipica del nostro tempo, nel suo moto di espansione paragonabile a quello cosmico, ha determinato una rarefazione ed un’instabilità delle norme linguistiche, la loro ingovernabile moltiplicazione esponenziale ed il precoce invecchiamento, segni che sembrano annunciare il raggiungimento di un livello critico. L’artista è dunque indotto ad operare sulle norme all’insegna della sintesi e della riduzione, una sorta di simbolismo relativo nel corso del quale è salvaguardata l’espressività del simbolo non il contenuto. L’arte diventa una trappola in cui deriva e dislocazione dei segni producono camuffamento e mistificazione, seduzione che cela minaccia.
“Chi tocca muore” è il codice rubato da Simone Lucietti, che recupera dai tralicci dell’alta tensione la segnaletica di pericolo e la rimonta su supporti dalla seducente veste formale, colori attraenti, materiali morbidi o specchianti. La trappola è innescata, l’osservatore messo in condizione di stallo dal fascinoso richiamo e dalla respingente coscienza del pericolo. La serie di lavori su alluminio allestita a misura ambientale punta all’effetto scenografico ma soprattutto a reiterare il disorientamento, chiudendo con la labirintica scansione geometrica ogni via d’uscita. Le superfici di ciascun elemento dell’installazione sono crivellate ed incrinate da colpi d’arma da fuoco diretti verso l’osservatore, rendendo incombente il pericolo previsto dai teschi con le tibie incrociate.
Di Enrico Minato il codice privilegiato è quello verbale. Artista eclettico ed istrione, si muove con estrema naturalezza nel campo della performance, del video e dell’installazione ambientale, costruisce oggetti in forma unica o seriale, in un’attività frenetica in cui opera ed artista coincidono inesorabilmente. Ironia ed attenzione alle problematiche socio-politiche sono elementi tipici di una ricerca concettuale condotta sul filo dell’enigma e del gioco linguistico. In mostra è una doppia installazione che, in inedita corrispondenza con il lavoro di Lucietti, presenta il soggetto dello sparo come comune denominatore. Su fogli di carta bianchi disposti a muro come una raffica di mitraglia, la scritta “Il liquidatore” è stampata ripetutamente a formare una raggiera che simula gli effetti della penetrazione dei colpi dell’arma. Gli spari forano anche tavole di legno appoggiate a muro, nelle quali è ritagliata la sagoma negativa di uomini fucilati. Gli “sparati” diventano “spariti”, il loro contorno, scavato nel vivo legno naturale, ne denuncia l’effimera presenza attraverso l’assenza; pieno e vuoto invertono i ruoli e viene stabilita un’alterità in cui, per sottrazione ed arretramento, alla realtà virtuale viene opposta la virtualità del reale.
Lucietti e Minato, artisti distanti per indole creativa, scoprono inedite affinità metalinguistiche e perfino manuali, per l’attenzione al trattamento della materia, in fondo l’àncora cui s’aggrappa con forza la sensorialità.
articoli correlati
Personale di Lucietti a Roma
Forum correlati:
La giovane arte: il forum di Exibart
Alfredo Sigolo
“Sparanoide: Simone Lucietti ed Enrico Minato”
Dall’11.V.2002 al 9.VI.2002.
Crespano del Grappa (Tv), galleria Andrea Pronto Arte Contemporanea, via Gherla 33. Ingresso: libero. Orari: venerdì dalle 16.00 alle 19.00; sabato e domenica dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00. Giorni feriali su appuntamento.
Tel/fax: 0423930444; e-mail andrea.pronto@libero.it
[exibart]
l’abbiamo presa alla lontana!!! MA io che so viaggiare tra stelle e pianeti conosco il significato del viaggio e le insidie del tempo, così non me la sento di criticare aspramente la radice di questo articolo. Preferisco complimentarmi con il lavoro dei due artisti considerati, che se non sbaglio non giungono da galassie o sistemi planetari sconosciuti, ma noti come quello del mondo terrestre: allora perchè trattarli da alieni? Su Ork mi è giunta voce dell’arte che professano, possibile che sulla terra si oda solo un sussurro? la splendida realtà della comunicazione permette anche questo. Nano Nano
E’ lungo, questo te lo concedo, d’altro canto non è nato come una recensione. Detto ciò ho cercato di trovare una chiave di lettura che spiegasse quest’inedita empatia tra i 2 artisti (in fondo una ragion d’essere della mostra, altro dall’amicizia che lega i 2 artisti). Mi piacerebbe scoprirne altre, con il tuo aiuto. Comunque mi fa piacere che ti siano piaciuti gli artisti: di Lucietti sapevamo essendo apparso già altre volte su Ex, meno sapevamo di Minato, artista colpevolmente spesso trascurato dalla critica ufficiale e geniale interprete di una ricerca concettuale che unisce impegno sociale, ironia, cura del dettaglio e dei materiali, eclettismo espressivo. Sono contento sia toccato a me di recensirlo per la prima volta in questa rivista.
Con Simone Lucietti ed Enrico Minato si nota nell’arte la via della continua rivoluzione.
Bella la presentazione di Alfredo Sigolo
incisivo l’incipit di Sigolo. Bravo.mi pare corretto parlare di questi due giovani artisti con la dovuta competenza, perché pare proprio che il loro lavoro meriti una attenzione equilibrata. Simone da tempo ricerca nella dicotomia guerra/pace proponendo il timido ma inesorabile effetto shock. “Chi Tocca muore” dovrebbe già essere “sei morto”, perkè fermarsi dinnanzi alle sue opere coincide proprio con il venir colpiti, e malgrado la pace del rimanente dell’opera (sia peluche o superficie lucida)ci accolga come ovatta, noi “serpenti incantati”, stiamo già danzando al ritmo del suo piffero. Caduti nella rete, quella tesa da un concetto di comunicazione che devia ogni alternativa possibile: perkè non inserire l’avvertimento prima? eheh troppo facile, allora tutti cercherebbero di evitare il danno, appunto. Simone quindi mette in guardia senza desiderare farlo, anzi fa qualcosa di +:ti cattura per mostrarti dove hai sbagliato. ALT PERICOLO, sarebbe altrettanto valido come codice di sintesi da utilizzare, ma Simone vuole proprio il già citato “Chi tocca…” perkè non si accontenta di mettere all’erta, nemmeno di colpirti a tua insaputa: desidera che tu ti senta liberato dal fatto ke non hai toccato quel pericolo, non ci sei caduto…insomma “ride” doppiamente perkè malgrado tutto ci si sente protetti nel non aver compiuto l’azione dannosa, ma “ride” nuovamente, perkè in fin dei conti il suo avvertimento era beffardo, un bluff ben architettato e “riuscito”. L’opera di Minato invece mi giunge nuova, ma a descrizione dell’articolo appare interessante l’associazione del tema dello sparo da una parte, e dall’altro dell’utilizzo sintetico di codici già esistenti (la parola). L’opera d’arte gode di idioletti estetici, veri e propri codici fondati sulla poetica. Il risultato di questi codici non è sempre il medesimo, ma cambia in funzione del contesto, così come nella lingua il contesto è campo fertile per regolare il significato. La comprensione diventa il fulcro di un obiettivo. Prelevare codici verbali, decisamente assimilati, come quelli linguistici, e ridurre gli stessi (o ampliarli) alle regole che governano l’estetica è lavoro impegnativo e quanto mai complesso. Minato gioca con significato e significante alternando il tutto con espressione grafica. Qui i rimandi presi in prestito sono molteplici e “il liquidatore” termina per risultare scoria di proiettile invece che radice generatrice del colpo infierito. Il liquidatore che si conferma nel liquidare, ma lo stesso liquidatore che non compare se non come eco, traccia…indice. Bravo Minato. Un colpo ben assestato.
A Kranix: dopo un messaggione simile non potevo esimermi. Nella mia pagina personale (nick=Dino) ospito alcune foto delle opere di Enrico Minato.
to Alf. Grazie Amico. Apprezzato il gesto e anche le opere.