11 maggio 2001

fino al 12.IX.2001 Caravaggio e il genio di Roma, 1592 – 1623 Roma, Palazzo Venezia

 
Due date, quella dell’arrivo di Caravaggio a Roma (1592) e quella che chiude il pontificato di Gregorio XV Ludovisi (1623): in poco più di trent’anni una combinazione irripetibile di artisti, di mecenati, di opere. Una mostra per raccontare quello che fu il genio di Roma...

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Erano tutti a Roma: geni e meno geni, pittori di storia, di pale d’altare, favoriti di cardinali, autori di scene di genere, di interni d’osteria, con il repertorio di bari, zingare ed ubriachi, artisti specializzati nelle nature morte o nei paesaggi di piccole dimensioni… tutti in una città ancora convinta di essere eterna, quasi a volerne alimentare l’illusione e lo splendore.caravaggio narciso alla fonte 1569 olio su tela roma GNAA
Un periodo non troppo lungo, né conclusione del fasto della maniera tarda, né premessa della sorprendente stagione del Barocco, che, piuttosto, sembra il risultato di un’occulta combinazione di eventi storici e di cause apparentemente non significative; solo un trentennio che riunisce artisti memorabili, ma anche nomi ormai quasi sconosciuti, vede nascere capolavori e piccoli tesori dimenticati, un arco di tempo avvolto da un’aurea particolare, dove il “genio”, l’inspiegabile ispirazione sembra diventare palpabile. “Che questi (pittori) viventi si reducono a quattro ordini o classe o ver vogliam dire schole”…è quanto scrive Giulio Mancini, nelle sue Considerazioni sulla pittura, poi, subito di seguito, passa in rassegna maniera, soggetti e protagonisti: proprio da questo testo prende le mosse il percorso della mostra, che dopo il grande successo di Londra (Royal Academy of Arts) arriva a Roma, modificata nell’allestimento e nella proposta delle opere. Di Caravaggio (la sua è la prima “scuola” tratteggiata da Mancini, quella del “lumeggiar con lume unito che venghi d’alto senza reflessi ”) quadri noti, l’inedita Sacra Famiglia del Metropolitan Museum Of Art (NY), dipinti attribuiti e la possibilità di vedere La Conversione di Saulo, tela che proviene dalla Collezione Odescalchi.maestro della natura morta di hartford tavola con fiori e frutta 1600 - 1610 hartford wadsworth atheneum
Non mancano i “suoi”, già protagonisti di un allestimento a Palazzo Barberini, da Gentileschi a Borgianni, a Manfredi. Dalla pittura classica, che congiunge in un armonico costruirsi la “maniera di Raffaello con quella di Lombardia” (opere dei Carracci, di Reni, di Domenichino), all’ambiente del Cavalier d’Arpino , variazione quasi calligrafica sul tema di un bel composto, che non accusa cedimenti mentre reitera sé stesso, fino alla scuola di quei pittori “che operarono senza andar per le pedate d’alcuno”, pittori di paesaggi, di battaglie, di quei quadri su rame o su lavagna, in cui i colori hanno riflessi metallici e le cose sembrano descritte con un gusto divertito, autori che sono rimasti ai margini e lì si sono ritagliati un mondo da wunderkammer.

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maria cristina bastante
mostra vista il 9 maggio 2001

su ARTBANK disponibile l’opera omnia di Caravaggio


Palazzo Venezia, via del Plebiscito, 118
Orari tutti i giorni dalle 10 alle 21
Sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 22
Biglietti Prevendita / prenotazione tel 0632810
Ingresso intero 15.000 ridotto 10.000
Prevendita / prenotazioni gruppi tel 0632651329
Ridotto 12.000 (minimo 20 persone)
Visite guidate a cura di Città Nascosta 063216059
Catalogo Rizzoli RCS libri vendita in mostra 90.000
Web site: www.caravaggiogeniodiroma.it
Fino al 31 luglio 2001


[exibart]

6 Commenti

  1. Ho avuto occasione di visitare la mostra di recente, ma devo dire che non mi ha un po’ deluso. Da una mostra che si chiama “Caravaggio e il genio di Roma mi sarei aspettata di vedere le sue opere più grandi (La cena di Emmaus, Crocifissione di Pietro…), e soprattutto ero sicura che avrei potuto apprezzare le sue nature morte, ma non ce ne era neppure una.

  2. Cara Federica….
    … bugia bugia.
    Anche io ho visitato “Caravaggio e il genio di Roma”, e le nature morte c’erano, anche di Caravaggio e anche più di una.
    E’ un vero peccato che sei stata così disattenta nel visitare una mostra così sublime, in un palazzo così sontuoso e così delizioso.
    Tuttavia hai ragione, non c’era “La cena di Emmaus”; ma sono fortunato, vivendo a Milano vado a vederla almeno una volta al mese alla Pinacoteca di Brera, dove ci sono le due opere che amo di più al mondo: Il Cristo Morto di Mantegna e il Cristo alla Colonna di Bramante.
    Anche per la grandiosa mostra di Caravaggio a New York, nel 1988/89, seguita da quella di Napoli, Brera non l’aveva prestata.
    E’ stato possibile vederla solo a Londra che, mi sembra, ti è più lontana di Milano.
    Ti invito a venire a Milano, magari la visitiamo assieme.
    Non venire da sola: può esservi il rischio che ti sfugga il Raffaeelo.
    Ecco, Leonardo non può sfuggirti, non c’è.
    Ciao, Biz.

  3. lo sai che da quando la mostra è stata prorogata alcune opere sono state ritirate?Bugia bugia…non perdi occasione vero Biz per dare lezioni!!!

  4. Afrodite,

    devo confessare che non ho preso un appartamento a Palazzo Venezia e, conseguentemente, non so se il guardiano si è tagliato i capelli o se la figlia della portinaia finalmente ha partorito.
    Non sapevo nemmeno che la mostra era stata prorogata .
    Ma visto che le cose stanno così, trovo poco elegante lamentarsi di avere visto il resto di una mostra che non avrebbe più dovuto esserci.

    E’ come andare all’Opera a spettacolo finito e citare in giudizio il quotidiano che ne aveva stampato il titolo.
    Mi dicono che ad Epidauro il caro Sofocle metteva in scena delle sublimi tragedie.
    Sono stato anche ad Epidauro, ma di Sofocle nemmeno l’ombra.
    Qualche tempo fa lessi la locandina del “Globe” che presentava il “Tito Andronico” di Shakespeare, ma là giunto, ahimè, non c’era più nemmeno il teatro.
    E così, da allora, decisi di cavalcare un cavallo prima che fosse morto, o di andare a sciare prima che la neve fosse sciolta.
    Quanto a non perdere l’occasione di dare qualche lezione, cara Afrodite, è d’uopo citare una deliziosa Ode di Orazio dove è contenuto un prezioso nonchè saggio consiglio:
    Carpe Diem.
    Ciao, Biz.

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