15 ottobre 2001

fino al 31.X.2001 Officine Pastello – Giuliana Cunéaz Roma, Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea

 
Giuliana Cunéaz ha scelto tre installazioni per le sale del MLAC. Tre lavori differenti che raccontano rituali antichi e situazioni nuove: il legame è uno stato emotivo particolare, di alterazione...

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Forse hanno in comune il movimento, i personaggi fotografati o quelli che vediamo nei video: in fondo sembrano muoversi quasi allo stesso modo, come se tra il rito dello sciamano, i “biodanzatori” e le persone riprese in una discoteca esistesse una somiglianza latente, che si esplicita, a guardare le immagini, in alcuni gesti o in certe espressioni del volto.
Quella condizione di parziale incoscienza, una sorta di “ebbrezza” emotiva è l’oggetto indagato da Giuliana Cunéaz nelle tre opere proposte negli spazi forse un po’ dispersivi del MLAC: “Riti Sciamanici” nella prima sala e al piano superiore “Discoteca” e “Biodanza”, immagini, foto o riprese video, da tre ambienti lontani, in cui l’artista valdostana prova ad introdurci, mostrando l’inattesa similitudine.
Nel primo lavoro è la scelta di una proiezione multipla ad amplificare il parossismo dei movimenti: il danzare dello Sciamano ripetuto dovrebbe “circondare” chi osserva, suggerendo il progressivo abbandono dello stato di coscienza. Le foto lambda scattate all’interno di una discoteca fermano particolari di volti o di corpi virati in un azzurro irreale, dove sono le macchie di luce colorata a creare la sensazione di un muoversi ossessivo, continuo. Seduti su un cuscino pieno d’acqua guardiamo il video “Biodanza” girato durante un corso avanzato di questa disciplina: il gruppo dei partecipanti ripete quello che sembra essere diventato un rituale; l’impressione è di essere spettatori forse un po’ troppo tenuti a distanza, come se quel qualcosa che trasforma la visione delle opere in coinvolgimento non riuscisse ad attuarsi: nelle sale l’impatto dei tre lavori pare diluito, ma si percepisce comunque il legame che dalla successione dei movimenti del corpo porta alla sensazione di alterazione. Questi dovrebbero essere gli “estremi” dell’ideale percorso, in mezzo c’è l’incalzare incontrollato delle emozioni ed una gradazione cromatica che sembra perdersi nell’azzurro.

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maria cristina bastante
mostra vista il 4.X.2001


“Officine Pastello” a cura di Antonio Arévalo. Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea, Università La Sapienza Piazzale Aldo Moro, 5; Tel / fax 0649910365

[exibart]

1 commento

  1. Prima di tutto complimenti a chi ha scritto il comunicato stampa. E’ quello il vero capolavoro. Sembra di essere invitati a tutt’altra mostra. Poi che dire..il museo laboratorio di per sè è uno spazio infelice..L’artista non era male,in alcune opere forse un pò debole, nel video soprattutto e nelle fotografie, molto viste, molto poco espressive.

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