20 luglio 2001

Fino al 27.VII.2001 Opere della Raccolta Lercaro Bologna, San Giorgio in Poggiale

 
Ancora una settimana per l’anteprima sulla Raccolta Lercaro, 104 sculture di diversi artisti dell’ultimo secolo, un’occasione unica per l’altissima qualità delle opere esposte...

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Confrontare opere di così tanti autori con un solo sguardo è un‘esperienza rara che potrà ripetersi solo nel 2002 quando la collezione Lercaro troverà sistemazione nell’Istituto culturale “Veritatis Splendor” di Bologna. Oggi sono visibili a San Giorgio in Poggiale ben 104 opere dalla fine del ‘800 ad oggi. L’allestimento riflette una suddivisione temporale in sezioni raccolte nelle cappelle laterali e culmina nella navata centrale dove trovano spazio i lavori di grande formato.Emilio Ambron: "Arpa tailandese" 1940,marmo di persia. I quattro bellissimi ritratti di bambini di Medardo Rosso palesano, confrontati ad opere coeve, un lirismo e una modernità insuperate. Presente in mostra anche “L’uomo dal naso rotto”, opera di Rodin nota per essere stata rifiutata nel 1865 dal Salon. Celebre anche “La femme qui marche”, lavoro risalente al 1933 di A. Giacometti, un’analisi della figura umana ancor più apprezzabile in questo contesto. Particolare attenzione merita la grande scultura del ‘900 italiano: G. Manzù, M. Marini, A. Martini. Il cavallo di “Piccolo miracolo” di Marino Marini (foto) si eleva senza alcun bisogno della forza muscolare, lo sguardo è proiettato al cielo, la superficie materica è delicatamente scabra. Giacomo Manzù è presente con il ritratto dello stesso Cardinale Lercaro e con altri otto bronzi. Marino Marini: "Piccolo Miracolo" 1955, bronzo Accanto al “Bozzetto per la Porta della pace e della guerra”, bassorilievo di consistenza quasi pittorica realizzato per St. Laurenz a Rotterdam, si può ammirare “Il cardinale” del 1956. In quest’opera l’artista ricerca l’essenzialità della linea, la composizione quasi geometrica grazie alla triangolare massa corporea, alla testa circolare ed ancora al triangolo formato dalla tiara. Come a contrasto ecco “Gli amanti” (1968) dove la superficie alterna vuoti a pieni rendendo appassionato e vivace l’abbraccio delle due figure. Quattro i lavori di Arturo Martini.”Il dorso di giovinetto” (1928), con la scelta anti-accademica della visione posteriore, possiede, in pieno ventennio, un punto di vista singolare: alla rappresentazione ufficiale e trionfalistica si oppone un intimo studio sulla figura, persino priva della testa. “Stradina con fanciulla” di Lello Scorzelli (1958) riflette la grande influenza del neorealismo su tutto il mondo dell’arte.
A Bologna non potevano mancare gli emiliani Quinto Ghermanti e Luciano Minguzzi; Vittorio Tavernari: "Calvario" 1965,legno.tra le opere spiccano l’onirica “Foglia notturna” del primo e il bassorilievo “Gallo” del secondo, in una delle numerose versioni che lo resero noto. Presenti, naturalmente, alcune sculture di carattere religioso. Tra queste “Calvario”, di Vittorio Tavernari, è una sintetica e intensa rappresentazione dei tre corpi crocifissi. Soggetti appena abbozzati con brevi e decisi solchi scavati nel legno, a simboleggiare la fragilità dell’ Uomo.



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Giulia Farinelli




“Opere della Raccolta Lercaro”
Dal 15 Giugno al 27 Luglio 2001.
Bologna.
Ingresso: gratuito.
Orari: dalle 15 alle 17. Chiuso Sabato e Domenica.


[exibart]

1 commento

  1. L’intensità di certi articoli, a volte, fa davvero rimpiangere il fatto che non sia possibile riprodurre fotograficamente, nella pagina, tutte le opere – o quasi tutte. Mi piacerebbe vedere “Stradina con fanciulla”; mi ha colpito il tuo riferimento al Neorealismo. Bella anche l’idea della fragilità dell’uomo. Ho sempre pensato che si potesse parlare di questo anche in relazione a Giacometti; però è solo un’impressione, niente di ché… Grazie per aver evocato queste belle immagini, in giorni in cui davanti agli occhi di tutti noi si stanno svolgendo scene orribili, che non vorremmo mai vedere.
    Con amicizia.

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