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fino al 31.V.2003 Belle vesti, dure leggi Bologna, Archivio di Stato
bologna
La memoria delle vesti più ricche e sfarzose delle donne bolognesi è rimasta impigliata tra le righe di un registro datato 1401. Un tesoro si schiude. E svela la moda dell'ultimo medioevo...
Tra il 25 e 26 gennaio del 1401, i cittadini di Bologna che possedevano abiti non più conformi alla legge suntuaria appena emanata, li presentarono al notaio incaricato di registrarne le caratteristiche e apporvi un bollo che ne legittimasse l’uso.
La normativa suntuaria metteva così al bando con fermezza gli eccessi della moda. Fodere di pelliccia, lunghi strascichi, sfarzosi decori in metalli nobili, il complesso insomma delle più efficaci strategie di affermazione e di seduzione della moda femminile tutt’un tratto sembravano minacciare paurosamente l’ordine sociale.
Le 211 notifiche riportate sul registro della bollatura delle vesti conservano la memoria di un tesoro che aggiunge fascino alla Storia. E i particolari del quotidiano ci permettono di pensar la storia reale, che mai si mostra così viva come quando solletica la mente.
Su una base di documenti e fonti iconografiche coeve si è mossa l’immaginazione di Luisa Zurla dando vita alla serie di venticinque bozzetti esposti alla mostra e accompagnati dalla descrizione originaria del burocrate che a volte lascia scappare un prezioso commento di personale ammirazione.
La mostra si ripropone di dare al visitatore una larga panoramica sulla moda e sulle sue restrizioni legislative fra Tre e Quattrocento; si arricchisce così di documenti di diverso genere che contribuiscono al delinearsi del quadro culturale. Diversi i manoscritti esposti: il registro della bollatura, lo statuto suntuario e quelli delle società coinvolte nella produzione e nella circolazione dei beni soggetti a limitazioni, riccamente ornati dai prestigiosi miniatori bolognesi tra cui Niccolò di Giacomo (notizie dal 1353 al 1401). La mostra si chiude con alcuni accessori provenienti dal museo civico medievale e quattro manichini, dell’artista fiesolana Amalia Ciardi Duprè, che indossano ricostruzioni degli abiti dipinti da Piero della Francesca (1420 ca. – 1492) nel ciclo aretino Storie della croce.
“Giornee incannucciate”, “gabbani di zetanino”, “cotte”, “pel lande” e “pianelle” sono anche un suggestivo tesoro lessicale, che si riferisce a tagli sartoriali, tinte, tessuti, ed accessori.
L’esposizione, che trova un luogo ideale all’interno della Casa -Torre dei Catalani adiacente all’Archivio di Stato, è completata da una serie di conferenze su temi inerenti alla mostra.
All’origine dell’esposizione, infatti, c’è un lavoro di ricerca, condotto dalla stessa curatrice della mostra Maria Giuseppina Muzzarelli, che in tale occasione ha presentato il volume La legislazione suntuaria. Secoli XIII-XVI Emilia – Romagna.
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maria alessandra chessa
mostra visitata il 9 maggio 2003
Belle vesti, dure leggi – Bologna, Archivio di Stato, Casa- Torre dei Catalani,
Vicolo Spirito Santo 2 (centro storico)
Dal martedì al sabato ore 10 –13; domenica 25 maggio ore 10-12;
ingrasso gratuito. Catalogo a cura di Maria Giuseppina Muzzarelli,
Costa editore, 8 euro. Per informazioni e prenotazioni: tel. 051/239590- 223891, http://www.archiviodistatobologna.it
Calendario Conferenze:
venerdì 16 maggio ore 17
“Moda e storia, storia della moda”
Fabio Giusberti
venerdì 23 maggio ore 17
“Meretrici a Bologna: i luoghi e le apparenze”
Rossella Rinaldi
Venerdì 30 maggio ore 17
“Abiti e gerarchie sociali nelle miniature dell’ Archivio di Stato di Bologna”
Massimo Giansante
[exibart]