08 marzo 2001

Fino al 7.IV.2001 Omar Galliani Milano, Galleria Forni

 
Lo Studio Forni di via Fatebenefratelli ha inaugurato da pochi giorni la personale di Omar Galliani, segnando il ritorno dell’artista a Milano dopo sei anni di assenza…

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Il pittore emiliano torna a Milano, dopo una importante esposizione tenuta a Pechino e a Canton, in cui ha presentato l’ultima variazione del ciclo “Mantra per Laura”, tema a cui ha dedicato gli ultimi anni della sua attività pittorica.
Sono esposti trittici e dittici di grande formato, realizzati con tecniche varie, tra le quali viene però privilegiata la matita che, riabilitata dalla sua funzione di ancella della pittura, conquista una propria autonomia, interagendo armoniosamente con l’insolito materiale di supporto: legno di pioppo o betulla.
La tavola di legno viene lavorata artigianalmente per creare una superficie irregolare, attraverso incisioni che tracciano figure geometriche, simboli antichi, ancestrali, parole di una lingua sconosciuta – Mantra – che proiettano l’opera in una dimensione onirica e sovratemporale.
Le costellazioni, i simboli arcaici, le geometrie incise sulla tavola arricchiscono l’opera inserendola in dimensioni spaziali e temporali indefinite, nelle quali i riferimenti culturali evocano antiche filosofie indiane. Incisioni dunque dal “potere talismatico”, che richiamano un sapere lontano, privando del reale significato contemporaneo i soggetti dei quadri: ritratti di donne che si ispirano alle immagini anonime dei giornali, che emergono dai grandi cartelloni pubblicitari. La matita di Omar Galliani, dona una nuova identità mistica a queste figure, rendendole partecipi “di una sacralità, di una saggezza che è completamente fuori dal tempo”, un tempo visionario ed onirico.
Il simbolo rende eterna l’immagine fotografica “di veloce fruizione e oblio” e il disegno con le sue vibrazioni chiaroscurali fa da perfetto contrappunto alla tavola rivestita di foglia oro specchiante o accesa da visionari draghi rosso fuoco. Anche la musica entra a far parte del lavoro di Galliani, come musa ispiratrice, come sottofondo perpetuo al suo lavoro, ed ecco che questa presenza leggera si concretizza attraverso l’inserimento, in posizione di sostegno, di due cd-rom nell’opera “Grande disegno Siamese”.

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Cristina Resti


Fino al 7 aprile 2001. Omar Galliani. Milano,Galleria d’Arte Forni, via Fatebenefratelli 13, tel.02-29060126, forni.mi@iol.it. Orario d’apertura: 10.00-13.00 e 16.00-19.30. Chiuso domenica e lunedì. Ingresso libero



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5 Commenti

  1. Mi chiedevo se Galliano operava su dimensioni estese come un tempo oppure no! Chiedo alla giornalista se per cortesia mi sa dire qualcosa in proposito. Le opere di dimensioni grandi hanno un fascino particolare,in quelel ridotte forse la tecnica dello stesso si perde. grazie.

  2. Beh, Max, queste paiono essere di grandi dimensioni. Comunque hai ragione, in giro se ne vedono un sacco medi e piccoli, un po’ troppo simili l’una all’altro. Vabbé il fascino del mercato, ma non esageriamo! Una teletta di Galliani ce l’ha, più o meno, ogni gallerista: di scorta. Altro che 6 anni di assenza! Di lui qua non si è mai sentita la mancanza. E all’estero, com’è andata? Intanto alle aste continua a passare solo in Italia.

  3. Le tavole utilizzate per le opere si mantengono su misure piuttosto grandi ma nessuna raggiunge dimensioni ragguardevoli come l’opera formata da 32 fogli litografati (4 m per 2,8 m). In questa personale Omar Galliani utilizza prevalentemente il supporto ligneo accostando anche più tavole, e creando dittici di considerevoli dimensioni (2 m per 1,3m).

  4. le opere di GALLIANI emanano un fascino davvero unico. Sono fermamente convinto che nel tempo acquisira’ sempre maggiori riconoscimenti ed apprezzamenti a livello nazionale ed internazionale. A mio avviso e’ da definire “grande artista” poichè è uno dei pochi giovani(classe 54) italiani che riesce a realizzare opere catalizzanti di grande e rara bellezza (volti, corpi, oggetti vari, angeli ecc..). Ritengo che questa corrente artistica sia da valorizzare al massimo , forse mettendo un po’da parte le tanto pubblicizzate e sponsorizzate arte povera e transavanguardia, reduci ,tra l’altro, da recenti palesi insuccessi(vari invenduti nelle aste).
    Infine mi domando tra 100 anni cosa vorrannno vedere e contemplare nei musei italiani le persone di tutto il mondo le opere di guccione, ferroni,galliani ecc., oppure altre stranezze? Ai posteri la non ardua sentenza.

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