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16
giugno 2009
fino al 6.IX.2009 Marco Lodola Roma, La Nuova Pesa
roma
Frammenti musicali affiorano tra i disegni di luce di Marco Lodola. Colori artificiali tratti dal dizionario di un’urbanità fremente. Un inno alla vita. Una danza neofuturista. Di un artista elettricista...
Il gigante luminoso di Marco Lodola (Dorno, Pavia, 1955; vive a Pavia) è lì, eroico e possente. Un grande cavallo alato – felice connubio di mito e tecnologia – che accoglie lo spettatore. Prefazione di un racconto visivo attraversato da un momento chiaro e da un altro sospeso in una temporanea oscurità.
La musica dei Pink Floyd vibra negli ambienti della Nuova Pesa, consacrata dal titolo stesso della mostra, Eclysse, fino a quando la performance non coinvolge anche Andy, musicista dei Bluevertigo nonché pittore, con il suo omaggio a David Sylvian e Robert Fripp. Assaggio romano del binomio che s’è ripetuto in occasione della vernice del Padiglione Italia alla Biennale. Una contaminazione cara a Lodola, che ama la musica e ha un proprio studio di registrazione dove si cimenta a suonare parecchi strumenti, dichiarando di suonarli male tutti, a eccezione della chitarra.
Fondatore negli anni ’80 del movimento Nuovo Futurismo (teorizzato da Renato Barilli), a partire dal 1990 l’artista è tornato più volte a esporre nella galleria romana. Per quest’occasione ha scelto due serie, apparentemente opposte, del 2008-09. Filo conduttore, la leggiadria di un passo di danza, metafora del fluire dinamico della vita.
“Temi che porto con me da sempre, perché rappresentano l’idea di movimento, leggerezza, trasparenza. È un modo filosofico per celebrare la vita. All’inizio, anni fa, ho cominciato a fare ballerine semplicemente perché mi piacevano. Quanto ai colori, si tratta di una vera cromoterapia. Illumino l’universo buio che ci spaventa. Mi diverto quando li realizzo e mi piace trasmettere questo senso. Non ho messaggi sublimi o contenuti particolari”. Opere che respirano gioia di vivere: “Parafrasando l’intenzione di Matisse di disegnare con il colore, io intendo farlo con la luce”, continua Lodola. Un’“illuminazione” che si nutre anche dei ritmi di Depero e degli altri futuristi, insieme all’ammirazione per Andy Warhol.
In una sala sono concentrati i lavori in perspex trasparente: da lontano rimane solo il disegno di luce. In un’altra, invece, lo stesso materiale – nella versione nera compatta – è illuminato dal retro. Opera unica, sperimentale, la grande sagoma di un body builder, che s’ispira a un’altra delle passioni dell’artista: il culturismo. Dalla superficie industriale ritmata da fori regolari s’intravede un’anima pulsante. Un’ispirazione che nasce dai vecchi libri di anatomia.
La formula artistica deriva dalle luci artificiali delle insegne pubblicitarie: lampadine colorate, perspex, neon. Motivo per cui Lodola torna a ripetere, giocosamente, che all’etichetta di “artista” preferisce quella di “elettricista”.
La musica dei Pink Floyd vibra negli ambienti della Nuova Pesa, consacrata dal titolo stesso della mostra, Eclysse, fino a quando la performance non coinvolge anche Andy, musicista dei Bluevertigo nonché pittore, con il suo omaggio a David Sylvian e Robert Fripp. Assaggio romano del binomio che s’è ripetuto in occasione della vernice del Padiglione Italia alla Biennale. Una contaminazione cara a Lodola, che ama la musica e ha un proprio studio di registrazione dove si cimenta a suonare parecchi strumenti, dichiarando di suonarli male tutti, a eccezione della chitarra.
Fondatore negli anni ’80 del movimento Nuovo Futurismo (teorizzato da Renato Barilli), a partire dal 1990 l’artista è tornato più volte a esporre nella galleria romana. Per quest’occasione ha scelto due serie, apparentemente opposte, del 2008-09. Filo conduttore, la leggiadria di un passo di danza, metafora del fluire dinamico della vita.
“Temi che porto con me da sempre, perché rappresentano l’idea di movimento, leggerezza, trasparenza. È un modo filosofico per celebrare la vita. All’inizio, anni fa, ho cominciato a fare ballerine semplicemente perché mi piacevano. Quanto ai colori, si tratta di una vera cromoterapia. Illumino l’universo buio che ci spaventa. Mi diverto quando li realizzo e mi piace trasmettere questo senso. Non ho messaggi sublimi o contenuti particolari”. Opere che respirano gioia di vivere: “Parafrasando l’intenzione di Matisse di disegnare con il colore, io intendo farlo con la luce”, continua Lodola. Un’“illuminazione” che si nutre anche dei ritmi di Depero e degli altri futuristi, insieme all’ammirazione per Andy Warhol.
In una sala sono concentrati i lavori in perspex trasparente: da lontano rimane solo il disegno di luce. In un’altra, invece, lo stesso materiale – nella versione nera compatta – è illuminato dal retro. Opera unica, sperimentale, la grande sagoma di un body builder, che s’ispira a un’altra delle passioni dell’artista: il culturismo. Dalla superficie industriale ritmata da fori regolari s’intravede un’anima pulsante. Un’ispirazione che nasce dai vecchi libri di anatomia.
La formula artistica deriva dalle luci artificiali delle insegne pubblicitarie: lampadine colorate, perspex, neon. Motivo per cui Lodola torna a ripetere, giocosamente, che all’etichetta di “artista” preferisce quella di “elettricista”.
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La Nuova Pesa – Centro per l’arte contemporanea
Via del Corso, 530 (zona Piazza del Popolo) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a venerdì ore 10.30-13 e 15.30-19
Ingresso libero
Catalogo a cura di Sergio Pappalettera
Info: tel. +39 063610892; fax +39 063222873; nuovapesa@farm.it
[exibart]
ridicolo!
Concordo…e pensare che il Lodola degli anni’80 quello delle installazioni parietali era molto interessante
che tristezza…
patetico e..ridicolo insieme!!
Fidatevi!!