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23
marzo 2010
fino al 28.III.2010 Claude Collins-Stracensky Milano, Nicoletta Rusconi
milano
La finestra di fronte. Giochi di luce e di riflessi, ikebana fotografici e piccole “serre” in cui naturale e artificiale si incontrano. Una personale olistica dalle molteplici prospettive, che sconfina oltre gli spazi della galleria...
di Anita Pepe
Naturale
e artificiale. Affronta una dicotomia ampiamente discussa e rappresentata Claude
Collins-Stracensky
(Lakewood, Ohio, 1975; vive a Los Angeles). Lo fa però con estrema eleganza, in
un’“emanazione” del solo show tenuto lo scorso anno all’Hammer Museum di Los Angeles.
Schermandone
le finestre con pellicole colorate, l’artista regola innanzitutto la luminosità
dello spazio espositivo, polo di un’attrazione reciproca tra interno ed
esterno. La mostra dentro viene infatti concepita in stretta relazione con quel che
c’è fuori,
coinvolgendo anche la strada, il palazzo prospiciente, il fioraio all’angolo,
il formicolio dei passanti: un piccolo reality quotidiano,
zoomato da cerchi che indirizzano lo sguardo. Oblò che “ritagliano” visioni
obbligate, in un peep-show meticoloso e raffinato, che vive in funzione del
continuo confronto con lo spettatore, perseguito altresì disseminando di
specchi – tondi anch’essi – la galleria.
Le
diverse componenti del progetto risultano così omologate in un ludus venato di tentazioni concettuali,
avente quale esito estremo un’altra opera, totale e onnicomprensiva, frutto della sintesi tra
ambiente, visitatore e oggetti. Somma che disperde il punto di vista coatto di
cui sopra in una miriade di prospettive, compresa quella, preclusa al
visitatore, di vedersi quale rovescio della medaglia: “pezzo”
dell’installazione di cui è fruitore.
Scopo
dell’artista è quello di sollecitare un’esperienza olistica, nella quale le
sovrastrutture culturali e scientifiche possano armonizzarsi con una più
spontanea e sincera circolazione d’energia spirituale.
Due
i tipi di lavori presentati. Innanzitutto le sculture: “scatole” fumé o
colorate, un po’ incubatrici un po’ camere oscure, che attraverso la luce
trasparente e liquida lasciano intravedere micromondi di materiali diversi ed
elementi vegetali, come compositi ikebana. La disciplina giapponese della
disposizione floreale raggiunge l’acme estetico nelle fotografie: tecnicamente
notevoli – pur senza particolari accorgimenti -, formalmente perfette, nella
patinata freddezza dell’immagine preservano sublimandola la natura naturata, perfezione cristallizzata
custodita dal gesto sorvegliatissimo dell’artista.
e artificiale. Affronta una dicotomia ampiamente discussa e rappresentata Claude
Collins-Stracensky
(Lakewood, Ohio, 1975; vive a Los Angeles). Lo fa però con estrema eleganza, in
un’“emanazione” del solo show tenuto lo scorso anno all’Hammer Museum di Los Angeles.
Schermandone
le finestre con pellicole colorate, l’artista regola innanzitutto la luminosità
dello spazio espositivo, polo di un’attrazione reciproca tra interno ed
esterno. La mostra dentro viene infatti concepita in stretta relazione con quel che
c’è fuori,
coinvolgendo anche la strada, il palazzo prospiciente, il fioraio all’angolo,
il formicolio dei passanti: un piccolo reality quotidiano,
zoomato da cerchi che indirizzano lo sguardo. Oblò che “ritagliano” visioni
obbligate, in un peep-show meticoloso e raffinato, che vive in funzione del
continuo confronto con lo spettatore, perseguito altresì disseminando di
specchi – tondi anch’essi – la galleria.
Le
diverse componenti del progetto risultano così omologate in un ludus venato di tentazioni concettuali,
avente quale esito estremo un’altra opera, totale e onnicomprensiva, frutto della sintesi tra
ambiente, visitatore e oggetti. Somma che disperde il punto di vista coatto di
cui sopra in una miriade di prospettive, compresa quella, preclusa al
visitatore, di vedersi quale rovescio della medaglia: “pezzo”
dell’installazione di cui è fruitore.
Scopo
dell’artista è quello di sollecitare un’esperienza olistica, nella quale le
sovrastrutture culturali e scientifiche possano armonizzarsi con una più
spontanea e sincera circolazione d’energia spirituale.
Due
i tipi di lavori presentati. Innanzitutto le sculture: “scatole” fumé o
colorate, un po’ incubatrici un po’ camere oscure, che attraverso la luce
trasparente e liquida lasciano intravedere micromondi di materiali diversi ed
elementi vegetali, come compositi ikebana. La disciplina giapponese della
disposizione floreale raggiunge l’acme estetico nelle fotografie: tecnicamente
notevoli – pur senza particolari accorgimenti -, formalmente perfette, nella
patinata freddezza dell’immagine preservano sublimandola la natura naturata, perfezione cristallizzata
custodita dal gesto sorvegliatissimo dell’artista.
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pepe
mostra
visitata il 13 febbraio 2010
dal
9 febbraio al 28 marzo 2010
Claude
Collins-Stracensky
Galleria Nicoletta Rusconi
Corso Venezia, 22 (zona Palestro–San Babila) – 20121 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 02784100; fax +39 0277809369; info@nicolettarusconi.com; www.nicolettarusconi.com
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