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Fenomeno ottico simile al miraggio, la fatamorgana è un inganno visivo, un’illusione grazie alla quale gli oggetti sembrando più vicini di quanto siano nella realtà, presenze tangibili nonostante la loro effettiva distanza.
Alla Galleria Enrico Astuni di Bologna, la fatamorgana diventa l’emblema di un tempo sospeso e immobile, metafora di un presente caratterizzato da una crisi immaginativa, in cui si resta fermi “fra le nostalgie (di diverso segno) del passato e le attese – di volta in volta malinconiche, speranzose, palingenetiche – del futuro”, spiega Antonia Alampi, curatrice della mostra. Sei artisti messi a confronto sul concetto di illusione e di disincanto, giovani generazioni vittime di un presente di difficile interpretazione.
Interventi effimeri nonostante l’apparente robustezza, le sculture/azioni dell’austriaco Clemens Hollerer (1975) ci introducono allo spazio espositivo, creando l’illusione di un percorso labirintico e ostacolando il passaggio. Alle spigolosità delle strutture di Hollerer si sostituisce il mondo sospeso e surreale delle immagini di Basim Magdy (Egitto, 1977), foto ricordo di luoghi turistici e piazze senza alcuna presenza umana, in cui l’artista lascia piccoli indizi, scritte fugaci che ci proiettano in un viaggio metafora della vita stessa.
S’intitola Chapter 3: Lost Referents of Some Attraction il video di Malak Helmy, anche lei egiziana, classe 1982: tre paesaggi – una piana di sale, una spiaggia e una futura centrale elettrica nucleare – e cinque personaggi che vagano ai margini della narrazione, carichi di desideri e attese. Al centro della sala, la Helmy colloca Scene 4: A composition for gradients, sculture in resina che richiamano la forma naturale di concrezioni saline, celando la loro realtà di materiali tossici e artificiali, in un inganno che riflette quello della nostra società, contraddistinta dai ritmi biologici equivoci e alterati. Un inganno tra forma e materiale che si ripete anche in marble marble fountain gurgle fountain marble marble, un intervento pop ispirato alle tipiche fontane decorative dei centri commerciali di Dubai, simboli di un mondo che non conosce crisi economiche, dove alla pesantezza del marmo l’artista egiziana sostituisce la inconsistenza del poliuretano espanso.
Accanto alle sculture di Malak Helmy, ci sorprendendo le sospensioni magiche di Trinity Platform di Luca Pozzi (1983), spugne che levitano su lastre di vetro nero simili a corpi celesti e costellazioni lontane, e gli interventi grafici della lituana Goda Budvytyte (1985).
Chiude il messicano Carlos Amorales, che presenta due lavori, El Buro Fantasma (The Ghost Bureau) e l’installazione a parete Screenplay for Amsterdam, un collage di immagini fotocopiate e testi, che è la scenografia per un film che Amorales ha realmente girato, sperimentando le possibilità di comunicazione e d’interazione sociale attraverso le espressioni corporee.
Leonardo Regano
mostra visitata venerdì 17 ottobre
dal 4 ottobre al 6 dicembre 2014
Fatamorgana
Galleria Enrico Astuni
Via Jacopo Barozzi, 3 – 40126 Bologna
Orari: dal lunedì al venerdì 10-13 / 15-19, sabato su appuntamento
Info: 051/4211132 – www.galleriaastuni.net