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Avevo i punti di vista di un uomo che cade dalla finestra scriveva Ernst Jünger, uno dei più grandi scrittori del ‘900, nel romanzo, lucidamente visionario, “Le Api di vetro”. E ci sembra, questo breve spunto letterario, un ottimo viatico per la nostra rapida incursione nelle convulse ed eccentriche lande del Futurismo, il Movimento che fece nuovamente dell’Italia un ineludibile faro nell’agone artistico mondiale. L’occasione – non ce la lasciamo sfuggire – ce la offre una giovanissima galleria romana, Futurism & Co, alle prese con la sua terza mostra (la prima proponeva un confronto tra Giacomo Balla e Piero Dorazio, la seconda, sempre di taglio comparativo, riguardava il dinamismo plastico) dedicata ad un aeropittore ingiustamente trascurato, Pierluigi Bossi (Milano, 1907- Proceno, Viterbo, 2000) che Marinetti, anagrammandone il nome, ribattezzò Sibò. Apprezziamo una ventina di quadri aeropittorici coloratissimi realizzati negli anni ’30, un decennio cruciale per Sibò che, per motivi di lavoro (un posto di geometra negli uffici comunali), andò a vivere nella neonata Littoria dove strinse amicizia con il collega Dario Di Gese (li univa la passione per l’arte e per il Futurismo) ed insieme, su impulso di Marinetti, i due dettero vita al Gruppo Futurista di Littoria.
Sibo’, Littoria Fururism&Co Art Gallery, Roma
Erano quelli gli anni della colossale bonifica dell’Agro Pontino e della fondazione entusiastica di nuove città: oltre a Littoria (l’odierna Latina), Sabaudia, Pomezia, Aprilia, Pontinia. Il curatore, Giancarlo Carpi, legge suggestivamente nel motivo pittorico ricorrente degli aeroplani in volo “vere e proprie trasfigurazioni di uomini a lavoro nella costruzione della città” (si veda il testo critico nel prezioso catalogo) e suggerisce come l’opera di bonifica e di edificazione intesa come “l’accadere del futuro nella realtà” non poteva non attirare l’appassionata attenzione di Marinetti e dei suoi accoliti. Notiamo, per inciso, come la poetica della simultaneità – la compenetrazione dei tre piani temporali e, quindi, la proiezione del tempo nello spazio – rimandi alle speculazioni bergsoniane sulla fenomenologia della percezione che i futuristi – almeno i più avveduti tra essi – ben conoscevano. A differenza di altri aeropittori provvisti di un nervo ottico contemplativo – pensiamo a Dottori, a Somenzi, a Fillìa, in parte anche a Tato, per esempio – ci sembra di cogliere nella visione di Sibò una sorta di disordine percettivo, di dionisismo sensoriale i cui esiti convergono in una geometria caotica, confusa, eccentrica, policromatica. Facciamo nostra l’istanza marinettiana e ci disponiamo al centro del quadro accomodandoci – si fa per dire – nella carlinga del futurista di Littoria. Ci viene incontro e ci compenetra una realtà trasfigurata dalla velocità, senza alcun punto fermo apparente, polverizzata nella sua materialità illusoria, resa fatua e impermanente dal repentino mutare del nostro punto di vista alla deriva. Un’esperienza insolita e istruttiva che decidiamo di portare con noi nel prosieguo del cammino.
Luigi Capano
Mostra visitata il 15 giugno
Dal 10 maggio al 30 settembre 2018
LITTORIA – Sibo’
Futurism&Co Art Gallery
Via Mario de’ Fiori 68, Roma
info@futurismandco.com www.futurismandco.com