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Un ritorno simbolico, che investe l’edificio dell’antico ruolo di sede storica della Biennale, nella quale si sono svolti incontri, dibattiti e mostre che ne fecero un centro vitale, sia dal punto di vista culturale che politico. Un palazzo cinquecentesco, trasformato nel 1820 in Hotel Europa – di qui passarono Giuseppe Verdi, Theopile Gautier, William Turner, Marcel Proust e Francois-Renè de Chateaubriand -, che dopo un lungo intervento di consolidamento torna alla Biennale. È Ca’ Giustinian, affacciata sul Canal Grande nel sestiere di San Marco, destinata a tornare luogo pubblico d’incontro, un salotto della città, un punto di riferimento culturale e scientifico per il tessuto urbano, anche al di là dei momenti espositivi. Quest’anno, per le celebrazioni del Centenario del Futurismo, l’istituzione ha deciso di far tesoro di posizione e struttura della propria “dimora”, sostenendo la mostra Macchina di visione: futuristi in Biennale, una retrospettiva incentrata sulla partecipazione di artisti, idee e opere futuriste alla Biennale. (ginevra bria)
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www.labiennale.org
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