19 settembre 2009

Ancora pretestuose accuse all’arte. Questa volta capita ad ArtVerona…

 

di

Giuseppe Veneziano, La madonna del Terzo ReichCome sempre in questo paese religiosi e politici non perdono l’occasione per tacere: questa volta tocca ad un’opera di Giuseppe Veneziano, presentata ad ArtVerona dalla Galleria Carini e Donatini.
L’olio su tela raffigura in stile pop una classica Madonna che anziché tenere in braccio il figlio di Dio ospita un Hitler in versione baby. Inevitabile – e ormai collaudata – polemica con interventi di curia e rabbino capo della città scaligera, ed ovviamente anche il focoso sindaco leghista Tosi ci mette il carico.
Che dire? Tutto il resto è noia… (d. c.)

[exibart]

43 Commenti

  1. in realtà a vedere il capolavoro (abbastanza penoso)
    metterei sul serio in discussione se si tratta di opera d’arte o semplicemente triste strumento per attirare l’attenzione di qualcuno…
    misera trasgressione per poveracci

    basta distruggere…ne abbiamo piene le scatole… Artisti, proponete qualcosa di costruttivo!

  2. la vera noia sono gli artisti e le gallerie che ancora ricorrono a questi mezzucci per beccarsi due righette… che puntualmente nessuno gli nega… yawn…

  3. ma quanto bisogna essere poveri di cervello per lasciarsi sconvolgere da certe trovate che solo pseudoartisti da bancarella e nemmeno tanto possono partorire?
    I nuovi geni,ma per carità….!!!!una banda di orribili scopiazzature create solo per l’imbecillità del nuovo collezionista omologato pieno di soldi.
    questo mi ha colpito a verona…….ma qualcosa sta cambiando, o almeno spero….sono spariti del tutto quegli orribili fantocci e porcherie made in cina che hanno fatto la fortuna di alcuni operatori e giustamente hanno massacrato i portafogli degli stolti.
    Una sola grande perla….un piccolo stand con opere storiche di Agnetti,Tagliaferro, Paik…..che da solo vale la fiera.
    Non so ancora quanto resisteranno i figliocci somari degli altrettanto somari Hirst e Cattelan.

  4. Mi sono sempre battuto per la libertà dell’arte. Il quadro esposto a me sembra più un modo per far parlare di se che una ricerca d’arte. Siamo stufi di vedere poveri giovani cercare di emergere attraverso proposte che non hanno nessuna forza di trasformare questa società e si basano solo sul concetto di “colpo di scena” come le fiction televisive.

  5. Viene da dire: tutta pubblicità. Pubblicità per Veneziano, che non riesce a far parlare della qualità delel sue opere nè del suo pensiero, pubblicità per Quaroni, che subito ha rilasciato interviste (pubblicate per altro da siti dove già collabora)… il problema vero è però capire quanto questo sistema di comunicazione faccia bene all’artista e al suo lavoro. Sembra una tattica vecchia, e non so sinceramente a cosa condurrà. va bene, quaroni ha un pò di sole in più, Veneziano può vantare l’ennesima inutile censura, ma poi? non mi pare nessuno dei due abbia mai avuto una mostra importante, sia mai stato coinvolto in operazioni culturali significative. Piuttosto, nascono di giorno in giorno le solite collettive quaroniane, coi soliti artisti quaroni-pop, e forse l’unico che ci guadagna è il critico d’arte.

  6. Forse volevi dire “perdono sempre l’occasione per tacere” o “non perdono l’occasione per parlare”… ad ogni modo è così ma forse è ora che smettiamo di ascoltar loro e magari cominciamo a mettere la museruola (e le manette) agli islamici.

  7. Opera noiosa come la galleria stessa che la presenta..del resto presentata in una ressegna altrettanto noiosa.Perchè meravigliarsi, meglio l’indifferenza.

  8. d’accordissimo con Luca di Milano e sottolineo “l’unico che ci guadagna è il critico d’arte”: artisti made by Quaroni, svegliatevi!

  9. Gentile Massimiliano,
    premetto che detesto entrare nel merito della questione Veneziano: il quadro, l’autore, la galleria e la fiera in cui sono state esposte non godono di particolare notorietà presso il grande pubblico, e quindi la rilevanza pubblica dell’opera potrebbe essere trascurabile.
    Mi sento però obbligato ad intervenire – ed è un obbligo di ordine morale – dato che la questione è stata trattata da voi e da alcuni quotidiani; e intervengo soprattutto per come la questione è stata trattata.
    Parto facendo un passo indietro. 9 settembre, Milano. Va in scena Io Hitler, opera teatral-musicale tratta dal romanzo Hitler di Giuseppe Genna. Lo stesso Genna, autore anche del testo per l’adattamento scenico, al termine dello spettacolo sale sul palco per ricevere gli applausi del pubblico, assieme all’attore e ai musicisti. Si osservi l’artista Genna: contrito, funereo in volto, del tutto a disagio nel ricevere i suddetti applausi.
    17 settembre, Verona. Inaugurazione della fiera. Giuseppe Veneziano propone al pubblico la sua opera La Madonna del Terzo Reich. La figura di Hitler è solo uno dei soggetti del pittore: tra gli altri, trattati tutti nello stesso modo, Candy Candy, la Pantera rosa, Cicciolina, Batman, Superman (alcuni dei quali, o altri dello stesso tenore, esposti assieme al quadro con Hitler). L’artista Veneziano non discerne e non distingue , nemmeno a livello di stile, tra soggetti incommensurabilmente differenti. Lo si osservi aggirarsi disinvolto e affabile tra gli stand della fiera, con look casual che egli ritiene caratterizzi la sua figura, la quale egli ritiene di dominio pubblico.
    Sottopongo all’attenzione di tutti la differenza dell’atteggiamento dei due artisti (e Genna è solo un esempio, sebbene si potrebbero trovare anche esempi simili a Veneziano). Ciò che li distingue è precisamente la differenza tra Responsabilità dell’artista e l’irresponsabilità, la totale inconsapevolezza.
    Ciò che opprimeva Genna sul palco era la coscienza lancinante di aver sfidato un tabù fondante per la nostra società e per la comunità artistica (un tabù progressivo che niente ha a che fare con la censura): affrontare un argomento che fa parte della ristretta sfera dell’irrappresentabile. Hitler, l’olocausto, il nazismo fanno certamente parte di questi “tabù”: non vanno, salvo meditate eccezioni, rappresentati nè visualmente né in forma narrativa, proprio per non fare un torto all’orrore che essi hanno prodotto (qualsiasi “messa in scena” sarebbe comunque inabile a dare un’idea non sminuente dell’intensità terribile del fenomeno).
    Le meditate eccezioni sono regolate da una tacita intesa del mondo letterario, artistico, cinematografico e teatrale, che ogni vero artista sottoscrive tacitamente, in tutto il mondo: rigorosità assoluta, contrizione dell’opera, nessuna concessione alla narrazione né ala rappresentazione fine a se stessa. Come si vedrà chiaramente, l’esatto contrario della leggerezza, disinvoltura e indifferenziazione adoperata da Veneziano.
    E qui vengo al vostro modo di dare la notizia. Sembra che Daniele Capra sia completamente all’oscuro di tutte queste questioni (notissime, peraltro: un altro caso oltre a quello di Genna è il dibattito sull’opportunità o meno del libro di Littell sul nazismo, in Francia). Il risultato è che il vostro pezzo confonde il dissenso espresso da rappresentanti istituzionali con la censura, che è tutt’altra cosa. Al contrario della censura, sempre sbagliata, esprimere dissenso su atteggiamenti che rompono le convenzioni che reggono la nostra società è non solo consentito, ma anche doveroso e progressivo: e, così come l’antifascismo, la libertà di espressione, la parità del cittadino, anche il rispetto verso i temi dell’olocausto e la non banalizzazione di figure nefaste come quella di Hitler sono convenzioni che reggono la nostra società. Senza di essi, saremmo altri, e anzi non esisteremmo nella forma attuale. Senza di essi, in sostanza ci si dissolve come cittadini e come individui. (Preciso en passant che la questione di qualche anno fa su Veneziano e Oriana Fallaci era di tutt’altro genere: lì davvero si trattava di tentata censura orientata a scopi di propaganda politica, e il personaggio “Oriana Fallaci” non è certo tra i tabù cui faccio riferimento).
    Ciò che mi urta è poi anche il fatto che la stampa presenti il mondo dell’arte compatto a difesa di Veneziano, intervistando solo l’interessato e Quaroni (sarebbe come chiedere a un ristoratore se i suoi piatti sono avariati). E mi urta ancor di più ciò che ho visto coi miei occhi ad Artverona: la galleria che teneva aperto sul tavolino dello stand un giornale con articoli sulla questione, dove compaiono Veneziano e il gallerista con una variopinta maglietta con la scritta “Censurato” (quale differenza con Genna, ancora una volta); persone che mi dicono “Ieri Giuseppe era veramente sconfortato” e altre amenità del genere (elementi che, come dicevo all’inizio, mi spingerebbero a tenermi ben lontano dalla questione, o architettata dall’inizio o sfruttata poi a fini sensazionalistici velleitari, che non tengono conto della scarsa risonanza che i nomi coinvolti possono procurare alla questione).
    Ma forse sono maligno, e Veneziano non è affatto calcolatore: ciò che gli imputo è proprio una completa inconsapevolezza, l’ignoranza di temi decisivi quali quelli cui mi riferisco qui, inconsapevolezza colpevole per chi compie un atto pubblico come realizzare e esporre una propria opera d’arte.
    Va detto che il fatto è simbolico di una tendenza più generale, ossia la completà “irresponsabilità” di molti giovani artisti italiani. I ritratti di Hitler fioriscono in fiere e gallerie, così come l’uso torbido e pubblicitario della sessualità (castrante, a lungo termine). Personalmente, non posso esimermi dal dire che una società (e una comunità artistica) che non distingue tra i baffetti di Hitler e quella di Ollio mi preoccupa moltissimo. E’ una società di nuovi collaborazionisti, non più verso regimi totalitari come quelli descritti da Jean Clair, ma verso l’unico regime d’oggi: la Società dello Spettacolo di Debordiana memoria.

    Stefano Castelli

  10. castelli sei un povero leccaculo e nonostante ciò non andrai da nessuna parte, in quanto a veneziano e quaroni se non fosse per queste marchette di bassa lega non se ne parlerebbe per niente, infatti dovreste solo ringraziare…

  11. Caro Castelli,
    purtroppo l’esempio di Genna non è proprio calzante. Genna è nella scrittura quello che Veneziano è nella pittura, forse con un pò più di mestiere; attenzione parlo di mestiere non di talento. Basta un piccolo giro nel ristretto ambiente degli scrittori per sapere chi è genna e quanta fatica deve aver fatto per parere contrito (contrito? non è un pò esagerato) nel acme del suo spettacolo, ossia quando in scena entra lui stesso. Ecco appunto, l’esagerazione. Quello che scrivi è esagerato e fuoriluogo, pedante e urtante (per citarti). Diceva Moretti che le parole sono importanti, per favore diamo il giusto peso alle cose. Paragonare un quadro scialbo e senza grande significato a un manifesto di collaborazionismo… insomma non basta citare Jean Clair per far colpo. Mi pare si stia esagerando a dar peso a Veneziano e a questa marchetta. Se tutto in questo ambiente è urtante e schifoso, quando davero sarà il momento di prendere delle posizioni che parole si useranno per distinguerle da quelle spese per queste banalità? E poi, Castelli, mi domando se fossi stato a libro paga della galleria o dell’artista, ti saresti urtato tanto?

  12. Caro Stefano, non sono solito intervenire in questi forum. Le poche volte che l’ho fatto ho percepito una sgradevole sensazione di inutilità. Tuttavia voglio rispondere al tuo intervento. La faccio breve e vado subito al dunque, ossia al contenuto e al tono emotivo del tuo commento, che dal mio punto di vista è la riprova della validità dell’opera di Veneziano. A mio avviso non esiste nulla che l’arte non possa o non debba (per qualche bizzarra ragione) rappresentare. Il fatto che invece tu invochi una sorta di senso del pudore e di responsabilità su questo argomento dimostra solo che la tua sensibilità è allineata con quella della maggioranza di quella comunità allargata che chiamiamo società. Dimostra che nella coscienza collettiva il tema Hitler e Nazismo è un argomento irrisolto, che suscita emozioni e fantasmi carichi di negatività. Naturalmente si tratta di un sentimento comprensibile, come ho già detto largamente condiviso, ma certamente non in linea con il compito evolutivo dell’arte, che pone se stessa all’avanguardia del pensiero umano. Quello che voglio dire è che l’opera di Veneziano è importante proprio perché è capace (ogni volta) di suscitare i sentimenti irrisolti (talvolta morbosi) che percorrono la società contemporanea, divenendone lo specchio (incolpevole). Il meccanismo è sempre lo stesso e la natura e la qualità delle reazioni del pubblico sono sempre le stesse. Questo non ti dice nulla sulla società di Debordiana memoria di cui tutti noi facciamo parte? Non ti dice proprio niente dello stato evolutivo della collettività e dunque anche in qualche modo tuo? Davvero c’è qualcun altro in Italia che attraverso la pittura è capace di raccontare in modo così intelligente e penetrante la società attuale?
    Hitler e il Nazismo. Tu credi che dovrebbe essere un tema da trattare solo in casi specifici o quando ne vale davvero la pena. E qual’è (dimmi) il comitato che stabilisce tale opportunità, caro Stefano. Io credo, piuttosto, che tu, come la stragrande maggioranza degli individui, abbia nei confronti di questo tema un atteggiamento irrisolto, che non abbia capito, in fondo, che l’esperienza Hitleriana è stata l’esperienza con cui l’umanità si è mostrata a se stessa nel suo lato peggiore. Veneziano ha scritto, ed io sono d’accordo con lui, “che anche Hitler era figlio di Dio e che il mostro è potenzialmente in tutti noi”. Io ritengo questo un pensiero evolutivo, assai diverso dal sentimento confuso presente nel tuo commento, un sentimento che tu ritieni l’espressione di un alto senso civico o di una delicata quanto riguardosa pudicizia. Da parte mia, mi limito a riportati qui il passo di un bellissimo libro di Neale Donald Walsch, intitolato CONVERSAZIONI CON DIO (pagg. 50-53):
    “Il vostro mondo e le condizioni in cui si trova sono un riflesso dell’interazione delle coscienze di tutti coloro che ci vivono. […] L’esperienza hitleriana è stata il risultato di una coscienza di gruppo, e sarebbe troppo comodo addossare tutte le colpe a lui solo. Hitler non avrebbe potuto fare nulla senza la collaborazione o la sottomissione di milioni di persone. I tedeschi devono assumersi un enorme carico di responsabilità per l’Olocausto, ma gran parte del fardello ricade anche sull’intero genere umano, che è rimasto indifferente e ha deciso di agire solo quando in Germania la sofferenza è arrivata al punto che neppure il più inveterato isolazionista ha potuto continuare a ignorarla. La coscienza collettiva ha preparato il terreno al movimento nazista; Hitler ha colto il momento, ma non l’ha creato. E’ importantissimo imparare questa lezione: una coscienza di gruppo fondata sulla separazione e sulla superiorità produce necessariamente una perdita di compassione di massa, seguita inevitabilmente dalla perdita di coscienza. […] L’orrore dell’esperienza hitleriana sta non tanto in ciò che il dittatore ha fatto all’umanità, quanto in ciò che l’umanità gli ha permesso di fare”.
    Questo è ciò che io chiamo pensiero evolutivo: la comprensione della natura profonda delle cose. Lo spettro del revisionismo, peggio ancora le accuse (davvero buffe) di “collaborazionismo” non aiutano l’umanità ad avanzare di un solo centimetro sulla strada dell’evoluzione e della comprensione.
    Voglio concludere con gli ultimi versi di una canzone di Franco Battiato, intitolata “Serial Killer”:
    “Non avere paura,
    perchè porto il coltello tra i denti
    e agito il fucile come emblema virile.
    Non avere paura della mia trentotto
    che porto qui sul petto.
    Di questo invece devi avere paura:
    io sono un uomo come te”.
    Ecco, caro Stefano, l’opera di Veneziano non dice ne più ne meno di questo.

  13. Di certo la questione sta a dimostrare che le intelligenze si attivano in Italia solo quando c’è da polemizzare, difendere oppure offendere, distruggere invece che costruire, e ciò è triste. Detto questo, la posizione di Castelli è, con tutto il rispetto, davvero improponibile: la “tacita intesa” fra “ogni vero artista” è un affronto a qualsiasi ragionevole e ponderata teoria estetica che non sia puramente conservativa e accademica. Anzi, proprio nella rottura di tali “intese” consiste la vitalità dell’arte che altrimenti si riduce a mera piacevolezza. D’altra parte non so quanto l’estetica di Veneziano sia ragionevole e ponderata. A meno che non consideriamo come “estetica” anche la strategia mediatica, indubbiamente efficace quanto furbetta. L’opera in sé invece può disturbare solo i più ottusi e i più raffinati, per motivazioni opposte: i primi non si rendono conto dei concetti-base che dovrebbero regolare il rapporto della contemporaneità con il nazismo, ben espressi da Quaroni grazie alla citazione di Walsch. I raffinati invece, giustamente, lamentano l’eccesso didascalico, la sistematicità un po’ opportunistica con cui Veneziano ripete alla nausea un unico concetto, la relativa povertà tecnica e realizzativa (relativa perché “rovinata” dal ristrettissimo e banale campo iconografico). Insomma, mi stupisco dello stupore, e attendo una svolta nella produzione di Veneziano, che sulla scorta delle evoluzioni di alcuni suoi conterranei (tipo i Saccardi, o Adalberto Abbate), potrebbe cominciare a pensare di rinnovare il proprio linguaggio.

  14. Carissimi in ognuno dei vostri scritti a riguardo c’è una verità oggettiva, ma il punto è un altro.Prendo spunto da una frase di Quaroni:Quello che l’umanita gli ha permesso di fare(ad Hitler)è una condanna e una colpa indelebile,ma continuando a trattare eventi immodificabili,molta arte perde l’occasione di analizzare cosa l’umanità continua a permettere di fare oggi.Non ci vuole molto ad osservare quanti Olocausti di gran lunga maggiori, si producono oggi di fronte ad un umanità passivamente colpevole e l’arte che potrebbe far molto ne trae solo profitto.

  15. il problema di Veneziano è che “io sono un uomo come te” oltre a dirlo Battiato lo ha già detto Cattelan con il suo Hitler…se poi aggiungi a questo contenuto già detto, affrontato.. e si mie cari, proprio così digerito, almeno nell’arte contemporanea quella vera internazionale, non di Art-Verona, di Quaroni e di Libero, una pochezza stilistica da istituto d’arte che non mi pare neanche una scelta artistica..questi due Quaroni e Veneziano se la cantano e se la suonano da soli, i Saccardi Abbate o Mastrovito lo hanno capito da tempo stanno già facendo il salto di qualità come dice Pairone, la nostra società non ha biosogno di scandali finti a quelli ci pensa già il nostro premier.

  16. non sarai solito intervenire a questi inutili forum, caro quaroni ma a quanto pare li sfrutti abbondantemente per motivare (INUTILMENTE) una puttanata, avresti fatto miglior figura a stare zitto e voi piantatela di scrivere di questa marchetta da quattro soldi, fate solo il loro subdolo e sporco gioco

  17. Condivido quello che dice Orietta,secondo me doppia strategia mediatica priva di tecnica e contenuto, del resto, chi ha un linguaggio evoluto non basta rappresentare hitler per parlare/evocare/ecc di olocausto..dal letame non nasce niente dai diamanti nascono i fiori…scusate volevo parlare di Amore.

  18. la Pochezza di Quaroni si vede da questo intervento che si commenta da solo, quanto a Veneziano consiglio di fare la fiera di Riesi con qualche altra galleria ignobile dal nome fantozziano, lì potrebbe dipingere che ne sò.. la Gioconda con i baffi? Lo scandalo sarebbe già dietro l’angolo, prima pagina sul gazzettino di Riesi.
    Tutto veramente patetico questo cialtronismo provincialone e pecoreccio puzza proprio di Berlusconi, altro nome di deriva fantozziana, di certo è molto contemporaneo alla situazione Italiana, ma che sia arte ho forti dubbi, diciamo pure che si chiama trash dell’arte…ovvero veneziano è l’emulazione fallita di Cattelan che lui idolatra ma che non raggiungerà mai. Mentre Quaroni è l’emulazione fallita di Beatrice a cui continua a fare il verso, tutto mooolto triste. Il tutto per fare la marchetta a qualche cummenda brianzolo con fabbrichette in Slovenia, per fortuna l’Arte è un altra cosa ed in Italia lo si stà capendo.

  19. Vi ringrazio dei tanti commenti ad una notizia che voleva essere più un contrappunto ironico sull’ottusità del carrozzone italiano che una vera e propria presa di posizione (grazie anche ad Italicus che mi ha trovato l’errore) sulla questione, dato che – a mio avviso – veramente non c’è nulla da dire.
    Comincio dal titolo della speed. Ho usato “pretestuose” poiché nessuno dei commenti (sindaco, vescovo e rabbino) centrano il senso dell’opera: tutti e tre infatti ne danno una lettura politica/morale/religiosa, comoda per i propri interessi, per tirare l’acqua al proprio mulino. Grande assente dalle loro parole è l’arte, ma soprattutto il buon senso, dato che nessuna di queste persone si sottrae alla polemica (come ad esempio ho visto fare di persona da parte del collezionista Giorgio Fasol, interpellato telefonicamente da una giornalista per un commento; e vi ricordate la polemica per l’opera di Morbin ad Artissima?).
    Diciamocelo, ma perché gente del genere non si occupa dei tanti problemi che hanno, anche nella loro funzione pubblica, e basta?

    Caro Stefano,
    non penso Veneziano possa essere considerato un artista irresponsabile. È un artista pop, e come tale ha una consuetudine a manipolare con leggerezza le immagini facendo appello alla loro iconicità, alla loro banalità di immagini di massa, tutto qui. Nessuno si aspettava che Warhol fosse come la Harendt, e nemmeno io mi aspetto che Veneziano abbia il patentino da filosofo che sa ponderare il peso di tutto. Lo scandalo può essere dietro alla sua estetica, e allora? Mi sembra dichiarato ed evidente, perché dobbiamo chiedergli di non farlo?
    Se invece vuoi sapere il mio giudizio, beh trovo l’opera didascalica e noiosa. Ma questo non importa. Lui e la sua galleria devono avere la libertà di esporla dove meglio credono. Difendo la loro libertà, anche se non credo che quell’opera sia una genialata.
    E poi la nostra è anche la società dello spettacolo, a volti i filosofi francesi (come Debord o Vilirio) esagerano col catastrofismo, non trovi? Il fatto stesso che noi siamo qui a confrontarci attraverso testo e non immagini o video o quant’altro lo testimonia. Cosa c’è di meno retorico e spettacolare?

    Caro Ivan,
    condivido l’idea che l’arte possa parlare e trattare di tutto, senza pudori di nessuna sorta. E condivido che la tela di Veneziano abbia la forza di porre domande. Però concedimi che la modalità da lui scelta è decisamente caciarona, e che l’opera è penetrante nelle domande che pone (tanto più in un’Italietta da rigurgito religioso antilibertario), ma forse scontata nella sua declinazione manieristica pop. Penso che a Veneziano manchi ancora qualcosa prima di avere ad esempio la “poesia” di Him di Cattelan, non trovi?
    Mi dispiace che intervenire sul forum Exibart ti abbia dato sensazioni di inutilità. Gli interventi che ci sono in questa pagina testimoniano un livello di interesse e di approfondimento non comuni per la rete. Spero che questo tuo intervento sia l’inizio di qualcosa di nuovo.

  20. Cari internazionalisti annoiati, siete sull’orlo di una crisi di nervi perché non vi arrivano più i finanziamenti pubblici? Allora ve la prendete con il primo che spunta dalla fieretta provinciale? Siete degli snob falliti… andate a lavorare.

  21. Vedo con occhi e non la mente.Ieri la foglia
    di fico,sta bene con figo,poi le mutande
    al giudizio universale di michelangelo,poi baffi alla Gioconda da un pittore che non
    brillava e poi e poi….L’artita contemporaneo
    vuole,mettere le mutande,all’arte tenendo presente il conto in banca.Quello che il
    pittore dice del suo quadro,e’ puro mentalismo
    (sei come me)NO.
    G.B.B

  22. Quaroni è un grande, Veneziano non è un artista, Capra cura la mostra di Siva dunque silenzio..e vergogne , Castelli è leccaculo riconosciuto dal mondo in che mondo siamo???
    Minotti alla biennale di Venezia, e Maria De Filippi santa subito.

  23. Chissà perchè in questi forum non si può discutere ma si deve sempre offendere. I critici a volte dovrebbero imparare a dire di no e non presentare la qualunque. E forse dovremmo anche dare meno peso al loro ruolo, pur importante.

  24. ma lavorare con uno come quaroni e’ un dramma! arriva la nuova critica italiana!
    la censura e i commenti negativi per quaroni innalzano ancora di piu’ quella porcheria.
    Si innalza sia l’artista che lui stesso con questo gran commento.
    Buon Lavoro.

  25. per favore non citiamo franco battiato. non sporcate il nome di un siciliano serio con queste porcate dell’arte .
    ivan parla con parole tue ma non fare citazioni a difesa del nulla.
    Battiato diceva : mandiamoli in pensione i direttori artistici gli addetti alla cultura.

    e la citazione piu’ azzeccata. visti i tempi.
    ma qui non si parla di cultura. si parla di giochi di potere all’italiana.

    e anche per concludere: alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena potrete stare a galla.

  26. Hooooooooooo!!!!
    Livori, censure, roghi, ordalie e chi piu ne ha piu ne metta!!!! Ma non avete proprio un cazzo da fare ? E studiate un pochino!!!!! che qualcuno di voi oltre a non saper dipingere non sa scrivere neanche l’italiano!
    Ma da dove viene tutta sta roba!!!
    Forse ultimamamente avete letto qualcosa sull’arte degenerata e vi alluzza l’idea che si potrebbe ripetere la performance.
    Un popolo che brucia libri e distrugge opere d’arte è un popolo che ha vita breve.
    I novelli Bernardo Guy dovrebbero dare una ripassatina alla storia dell’arte per rendersi conto della perfetta imbecillità che questi pervade.
    Gli attacchi ricorrenti ad artisti come Cattelan, Morbin, Veneziano etc…, dimostrano che la voglia di approfondire si dimostra troppo faticosa per le menti malate e mal disposte alla riflessione.
    Certo è molto piu semplice e meno inpegnativo inveire e sputare il veleno della rabbia e dell’ignoranza.
    Cari serpentelli, datevi una calmatina, prima o poi lo troverete anche voi un editore o un gallerista che vi dà fiducia e vi sostiene; cosi smetterete di inveire contro chi lavora davvero.

  27. Dice anche che alcuni non sanno l’italiano. Il suo è italiano forbito? Manca anche un apostrofo, com’è ‘sta storia?

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