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È Alessandra Mottola Molfino, già direttore centrale della Cultura al Comune di Milano, artefice della rinascita del museo Poldi Pezzoli e di molti altri grandi progetti culturali, il nuovo presidente di Italia Nostra. Ad eleggerla il consiglio nazionale che rappresenta oltre 10mila soci divisi in 210 sezioni, che ha nominato inoltre Nicola Caracciolo a vicepresidente, al fianco di Urbano Barelli e Luigi Colombo. “Oggi ci aspettano sfide importanti – ha dichiarato la neopresidente, che succede al modenese Giovanni Losavio -, fra cui una decisa azione di contrasto al consumo di suolo che sta mangiando la Nostra Italia, come con il Piano Casa. Proprio l”Italia Mangiata’ sarà lo slogan che meglio riassume il nostro impegno dei prossimi tre anni”.
E gli esiti del turnover hanno avuto uno strascico con le fragorose dimissioni di Carlo Ripa di Meana, presidente fra il 2005 e il 2007. “Gentile Presidente, Le rimetto il mio mandato di Consigliere nazionale – ha dettato alle agenzie -. La prego di considerare le mie dimissioni immediate e insieme irrevocabili. La informo egualmente che, in conseguenza, oggi mi sono dimesso dal mio incarico di Presidente della Sezione romana di Italia Nostra, trovandomi nell’impossibilità di svolgere quel compito essendo venuta meno la mia fiducia nella guida nazionale della nostra Associazione”.
Una dura polemica, motivata con le modalità delle votazioni, con la “sterile e bruta applicazione di ordini di scuderia draconiani, tesi solo all’occupazione del potere”. Del resto Ripa di Meana ha scelto ormai di improntare la sua attività politica e sociale all’insegna della continua polemica, spesso pretestuosa. Come con la battaglia contro la costruzione di un parcheggio sotterraneo al Pincio, con il presidio appositamente organizzato in piazza del Popolo; o contro l’idea di affidare la ricostruzione dell’Aquila a big dell’architettura internazionale (“Poveri aquilani, dopo il terremoto pure le archistar”).
E gli esiti del turnover hanno avuto uno strascico con le fragorose dimissioni di Carlo Ripa di Meana, presidente fra il 2005 e il 2007. “Gentile Presidente, Le rimetto il mio mandato di Consigliere nazionale – ha dettato alle agenzie -. La prego di considerare le mie dimissioni immediate e insieme irrevocabili. La informo egualmente che, in conseguenza, oggi mi sono dimesso dal mio incarico di Presidente della Sezione romana di Italia Nostra, trovandomi nell’impossibilità di svolgere quel compito essendo venuta meno la mia fiducia nella guida nazionale della nostra Associazione”.
Una dura polemica, motivata con le modalità delle votazioni, con la “sterile e bruta applicazione di ordini di scuderia draconiani, tesi solo all’occupazione del potere”. Del resto Ripa di Meana ha scelto ormai di improntare la sua attività politica e sociale all’insegna della continua polemica, spesso pretestuosa. Come con la battaglia contro la costruzione di un parcheggio sotterraneo al Pincio, con il presidio appositamente organizzato in piazza del Popolo; o contro l’idea di affidare la ricostruzione dell’Aquila a big dell’architettura internazionale (“Poveri aquilani, dopo il terremoto pure le archistar”).
[exibart]
altro che italia nostra…romagna mia..
la mottola molfino. potrebbe andare in pensione
cosi come ripa di meana.. che scambi di coppie..