24 novembre 2009

Monique Veaute lascia Palazzo Grassi. Bonito Oliva: “Pinault blocca Venezia. Mi dimetto anche io”

 

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Monique VeauteFrancois Pinault? Ha portato l’immobilismo a Venezia. Palazzo Grassi e Punta della Dogana dovrebbero essere spazi dinamici, vetrine del multiculturalismo e dell’internazionalità della città, e invece sono ridotti a vetrine per una collezione”. È un fiume in piena, Achille Bonito Oliva, che commenta – con Exibart – le dimissioni di Monique Veaute da direttrice di Palazzo Grassi, giunte sabato come un fulmine a ciel sereno.
La manager aveva motivato il gesto parlando di un ciclo che con l’apertura del nuovo museo progettato da Tadao Ando si era concluso, e di rapporti che comunque resteranno buoni con Pinault. Ma non era difficile – nelle dichiarazioni riportate dalla stampa locale – cogliere un’amarezza che andava oltre la formalità.
Le dimissioni – un gesto molto poco italiano – sono la giusta risposta all’atteggiamento di Pinault – prosegue ABO -, che nella gestione tende a trascurare gli interessi di due spazi che devono essere l’anima culturale di Venezia, interpretandone anche l’apertura al nuovo. E invece lui – facendosi rappresentare dai due servi di scena Bonami e Gingeras – blocca per oltre un anno uno spazio come Punta della Dogana, che dovrebbe essere vitale… Se il comitato scientifico non avrà chiarimenti, io stesso mi dimetterò: del resto lì rappresento il Comune di Venezia, le cui linee guida sono completamente disattese dall’attuale gestione...”.
Fra le imbarazzate dichiarazioni di Monique Veaute, c’era infatti anche l’annuncio che la prossima mostra a Punta della Dogana è prevista per giugno 2011, ovvero per l’opening della prossima Biennale Arte. Ma se Pinault inaugura solo quando apre la Biennale e dunque solo quando Venezia è già piena di turisti e operatori, allora quale è il suo reale apporto alla vita culturale della città?

[exibart]

8 Commenti

  1. Bravo Achille!! basta con questi collezionisti speculatori che sanno investire solo sul certo e che arruolano senza difficoltà “FILIPPINI” dell’arte come Bonami. Un gesto serio e coerente.

  2. Credo che per ABO il problema fondamentale sia che Pinault abbia scelto Bonami e non lui.
    Più che preoccuparci degli spazi privati dovremo occuparci degli spazi pubblici asserviti in modo nanche troppo subdolo ad interessi privati.

  3. forse il mecenatismo illuminato è morto e sepolto. Pinault è un manager e non la San Vincenzo come tutti sapevamo benissimo: tutto come da copione, non facciamo gli ingenui. ma accusarlo di aver “portato l’immobilismo” a Venezia però fa sorridere…

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