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“Ho saputo da Filippo Graviano nel carcere di Tolmezzo intorno al 1999 che il quadro era stato distrutto negli anni Ottanta. La tela era stata affidata ai Pullarà (capimafia della cosca di Santa Maria di Gesù), i quali l’avevano nascosta in una stalla, dove era stata rovinata, mangiata dai topi e dai maiali, e perciò venne bruciata”.
Colpo di scena: salvo smentita – tutt’altro che impossibile, visti i precedenti – del boss Graviano, è il famosissimo pentito di mafia Gaspare Spatuzza, che per settimane ha monopolizzato le prime pagine dei giornali dopo le accuse di mafia a Berlusconi, a intonare il De Profundis per un capolavoro del Caravaggio, La Natività già all’Oratorio di San Lorenzo di Palermo.
L’olio su tela di 2 metri e 68 centimetri per un metro e 97, dipinto dall’artista nel 1609, fu trafugato dalla chiesa nel 1969, e fin da subito si ipotizzò un coinvolgimento della mafia. Nel 1996 un altro pentito, Francesco Marino Mannoia, aveva confessato di essere stato uno degli autori del colpo; in seguito pare che l’opera sia stata nascosta nelle campagne di Palermo dal boss Gerlando Alberti, mentre negli anni a parlarne sono stati anche Giovanni Brusca e Salvatore Cangemi, secondo il quale il quadro è ancora in possesso della mafia.
Ignoto ancora l’eventuale ruolo di Spatuzza nella vicenda, che se confermata getterebbe nello sconforto studiosi e storici dell’arte. Ma a chi dare credito?
[exibart]