Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Tutto compreso, con tanto di frullino. Ecco dove è finita la celeberrima e agghiacciante scritta rubata da Auschwitz qualche settimana fa. Niente paura: l’Arbeit Macht Frei di hitleriana memoria è solo uno “scherzo”, se così possiamo dire, della cubana Tania Bruguera. Esposto in uno dei solo show di Arco Madrid, nella fattispecie allestito dalla galleria Juana de Aizpuru…
[exibart]
mi sto ammazzando dalle risate…artista inutile
Ridere, già.. ma perché?
Andiamo, osiamo di più, anche sbagliando, ma andiamo fino in fondo alla cosa che vogliamo dire. Diamo credito ai pensieri e alla critica. Se no sono solo battutine.
Certo che tutto questo attaccamento alla cronaca quotidiana è un po’ stucchevole e lascia perplessi.
Probabilmente ha proprio ragione Agamben quando dice che per essere veramente contemporanei occorre avere il coraggio di uscire dal..contemporaneo… ed iscrivere il proprio percorso, la propria opera nella non-coincidenza, ma in una discronia, per prenderne le distanze pur aderendoci al proprio tempo. Coloro che coincidono troppo pienamente con la loro epoca non riescono a vederla veramente… Agamben continua indicandoci che è contemporaneo chi non si lascia accecare dalle luci del secolo, ma chi scorge in esse la parte dell’ombra. Sì, un lavoro ruffiano e troppo luminoso.
Direi quasi un giochettino didascalico buono per la settimana enigmistica.
grazie Margaretha…hai espresso pienamente il mio pensiero
Bah.
…quanto siete BRUTTI..Se ne salvasse qualcuno di commento..INVIDIOSI E MERDAIOLI dalla nascita.. inventarsi una calza raccogli carboni prima di preparare il rogo no ,vero? sarebbe chic, valorizzerebbe il parlato,giustificherebbe le azioni, vi racconterebbe realmente..il concetto di una scultura ,la praticità del lavoro ai ferri..Che complicazione però.. A tutti gli sconosciuti per giusta causa,
buonagiornata
ok… però proviamo a leggerlo anche come una metafora del feticismo del collezionismo, della follia di una società in cui qualcuno, un neonazista, paga una banda di idioti per rubare un simbolo di sofferenza.
inoltre, Agamben ha preso proprio il passaggio, voluto dai cittadini tedeschi, dalla Repubblica di Weimer allo stato di eccezione della dittatura hitleriana come esempio… e quello della Bruguera non potrebbe essere un modo per leggere l’attualità come stato di eccezione?
sembra che l’arte non abbia più idee!! se non ci fossero i fatti di cronaca! che triste tutto questo!
Mah! non so se regge l’idea della contrapposizione artista-colleziosita…ancora…è più folle il figlio di puttana nazista o quello che spende 100 milioni di euro per il teschio di hirst?
A me interessa anche la trasformazione dell’idea in una forma che non sia semplicemente un’illustrazione e una didascalia, già si è dato in questo. Comunque la Bruguera cerca sempre la sensazionalità, vedi ad esempio autosabotage, e questo l’allontana, secondo me, dalla sensibilità… il mondo come voluttà o come simulazione?
Difficile qui dare una risposta, ma forse conta di più l’interrogazione.
Poi, leggere l’attualità come stato d’eccezione ci può stare, ma con quali forme?
nota di fondo: che minchia avrà voluto dire la vippera foggiana?
se fosse quella originale dico solo: Cretina! E sono in grado di sostenere un punto di vista altamente critico.
Se non è quella originale,è comunque una povera cosa di una assoluta nullità.
Ma quersto riguarda anche la stragrande maggioranza di tutte le parole al vento della vuota critica attuale.
ma per cortesia… una trovata di pessimo gusto
Margaretha non scherziamo, non continuiamo a mischiare i piani e i livelli. Se uno spende i suoi milioni di euro per Hirst o per van Gogh fa meno danni di chi quei soldi li spende con una bella speculazione edilizia facendosi la villa dove non si potrebbe o facendo tante altre cose che hanno una ricaduta su tutti noi. Sarei d’accordo con te se mi dicessi che si potrebbero fare tante altre cose con quel denaro, ma, o si condanna la società nel suo complesso, oppure non ha senso dare del folle a chi compra (investe) il suo denaro in quello che il resto della società considera uno status symbol. Altra cosa è chi fa rubare una scritta simbolica per tutti noi e che rappresenta un monito di cui abbiamo bisogno oggi più di ieri.
La mia, comunque, non era una contrapposizione artista collezionista, ma una, credo, ragionevole interpretazione del lavoro. Certamente si tratta di una scelta sensazionalista che in questo momento mi sembra, personalmente, perdente.
Lo stato di eccezione, per una persona che continua a vivere sotto una dittatura come quella cubana, è qualcosa che non puoi vedere come astratta…
evito di rispondere a Ferruccio aspettando il suo punto di vista altamente critico…
difatti, io condannerei la società nel suo complesso, quei soldi citati come esempio sono come i subprime o di derivati swap delle banche, alla fine non portano bene.
Ma rischiamo di uscire dalla porta e prendere altre strade. In effetti da quello che ho scritto si intravede come dici un livellamento sullo stesso piano delle cose, ma era per tagliare corto e per non scrivere un trattato di economia dell’arte, che non mi interessa, diciamo che capisco il tuo appunto, sono stata sbrigativa…
rimane un lavoro che non mi ha convinto. un giochetto.
Per ferruccio che da lo spunto…se era quella originale allora forse avrebbe sì fatto il botto come opera, certo avrebbe attirato l’attenzione su dinamiche complesse che toccano la memoria, la shoah, ecc.ecc.. con tutte le contraddizioni del caso. paradossalmente mi avrebbe fatto male, ma anche riflettere di più.
Non credo alle parole al vento della vuota critica attuale. i critici non sono politici, loro si devoti del vento.
E dire ciò è riduttivo e qualunquistico. Io vedo invece un tentativo da più parti di essere presenti all’opera, di renderla trasparente al proprio tempo. Personalmente non li amo molto i critici e nemmeno i curatori. Ma tant’è.