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Il Grand Palais? Oggi è percepito come un garage. E la considerazione va presa molto sul serio, se viene da un rapporto confidenziale di Jean-Paul Cluzel, presidente dello stesso Grand Palais e della Réunion des musées nationaux, rapporto intercettato e pubblicato dal quotidiano Libération.
“Gli indispensabili interventi di ristrutturazione si sono fermati nel 2007 – sottolinea Cluzel -, e all’interno resta ancora tutto da fare”. E punta il dito anche sul “deplorevole” livello scientifico di una serie di mostre, da Warhol a Picasso et les maîtres. Fino a rivelare la vera “bomba”: La Force de l’Art, la grande triennale – carrozzone nazionalistico da subito fonte di forti polemiche – voluta nel 2006 dall’allora primo ministro Dominique de Villepin, chiude i battenti. Malgrado i 225mila euro che sarebbero già stati pagati al trio di curatori Jean-Louis Froment, Jean-Yves Jouannais e Didier Ottinger, non si farà l’edizione 2012.
Che fare dunque? “Aprire il Grand Palais agli spettacoli, teatro, musica, danza, prendendo esempio dal recente concerto di Prince – suggerisce Cluzel -. E all’arte contemporanea, dopo il successo di Monumenta affidata a Christian Boltanski”. Ed affidarsi all’esperienza della Réunion des Musées nationaux, che potrebbe confluire in settembre in una nuova struttura pubblica. Ma qui comincia il conflitto di interessi…
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[exibart]
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