12 maggio 2010

Biennale di Venezia, è Bice Curiger il nuovo direttore Arti Visive

 

di

Bice Curiger
È la storica dell’arte, critica e curatrice svizzera Bice Curiger il nuovo direttore del Settore Arti Visive della Biennale di Venezia, incaricata di curare la 54a edizione in programma nel 2011. Una scelta inaspettata e pure un po’ bizzarra, un nome assolutamente impensabile nel novero di eventuali papabili, fuori da quel “primo livello” di personaggi di casa a New York come a Sidney, a Londra come a Pechino o Istanbul, che tuttavia a volte producono risultati dimenticabili.
E comunque con un curriculum di tutto rispetto: dal 1993 curatrice alla Kunsthaus di Zurigo, cofondatrice e capo redattrice della rivista Parkett, direttrice editoriale della rivista Tate etc della Tate Gallery di Londra. Nel 1996 ha fatto parte della giuria del Turner Prize, dal 2001 è nel Cda del Palais de Tokyo di Parigi.
È un grande onore e un privilegio che mi sia stato chiesto di assumere l’incarico di Direttore alla Biennale di Venezia, una delle rassegne d’arte contemporanea più importanti e straordinarie al mondo – sono state le prime dichiarazioni della Curiger -. Sono davvero entusiasta di affrontare questa grande sfida. La Biennale è una mostra che per tradizione attira un pubblico molto vario ed esteso: professionisti, appassionati, amanti dell’arte. Tutto ciò offre l’opportunità di riflettere sull’aspetto altamente comunicativo dell’arte di oggi, che coinvolge e impegna fortemente i visitatori tracciando un’immagine contemporanea dell’individuo nel più ampio contesto collettivo e sociale”.
Non è semplice tracciare un percorso e quindi abbozzare delle ipotesi su una linea che potrebbe imprimere alla Biennale. Scorrendo velocemente il curriculum, si trova nel 2009 una mostra di Katharina Fritsch curata alla Kunsthaus di Zurigo e alla Deichtorhallen di Amburgo: nel 2007 ha curato (con Vicente Todoli) la retrospettiva su Peter Fischli&David Weiss, organizzata con la Tate Modern di Londra, tenutasi al Museo d’Arte Moderna di Parigi, alla Fondazione Trussardi di Milano (con Massimiliano Gioni), alla Deichtorhallen di Amburgo. Altri artisti con i quali ha lavorato approfonditamente in passato sono Martin Kippenberger, Sigmar Polke, Thomas Hirschhorn, Georgia O’Keefe, Meret Opppenheim.

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www.labiennale.org
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6 Commenti

  1. Bice Curiger era già stata tra i papabili per l’edizione 2005, curata poi da Corral/Martinez. Allora si parlava molto di una direttrice donna, e tra i nomi in lizza c’erano la Curiger,la Vettese e la Gianelli. La serietà con la quale ha diretto Parkett ci fa ben sperare in una Biennale seria e approfondita, forse con molti punti in comune con la Documenta del 2012, diretta da un’altra donna, Carolyn Christov-Bakargiev. Donne al potere, almeno nell’arte!

  2. Mi pare un nome interessante, professionale e non troppo ovvio, per lo più un poco lontano dalla solita cerchia dei nomi modaioli che imperversano, un grande in bocca la lupo visto che c’è solo più un anno …

  3. Non capisco perché continuiate a chiamare direttore una donna che diventa direttrice di una qualche importante isituzione. Forse è perché direttrice non vi sembra abbastanza prestigioso? Lo trovo scritto in ogni vostro annuncio. Non pensate che sia ora di inziare a usare termini più corretti?

  4. Si ma che come i maschietti fanno solo propri interessi,e sono imbevuti del sistema dell’arte quello solito…. staremo a vedere sono proprio curioso.

  5. Egregio Ludovico Pratesi, chiunque abbia avuto potere sull’arte,maschi o femmine,storicamente, difficilmente è stato imparziale nelle scelte. E’ risaputo che nel mondo dell’arte oltre al talento servono appoggi forti. Ma al di là delle elucrubazioni verbali, l’arte, forse quella autentica si trova al di fuori del lunapark rappresentato da Biennalelandia. La cultura che si sposa, passivamente col potere è indifferente alla stragrande maggioranza della popolazione. Come dice Sartre, il potere e le istituzioni in gran parte allo scopo di definnire i rapporti fra le persone come qualcosa di diverso dai rapporti fra le persone, ma proprio per questa ragione tutte le istituzioni sono porose: i visitatori non arrivano in un museo semplicemente in quanto visitatori del museo, ma in quanto donne, in quanto lavoratori, in quanto bianchi o in quanto neri, cioè in quanto membri di determinate classi sociali o etnie. La cultura è sovrastrutturale, non perchè sia estranea a un certo numero di imperativi umani basilari (i veri rapporti fra individui), ma perché èstrutturata per ridifinire quei rapporti.

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