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“Una decisione amichevole” si legge nel comunicato stampa rilasciato dall’ufficio stampa di Damien Hirst, la Science Ltd: “Damien ha deciso di smettere di lavorare con la Galleria Gagosian”.
I due uomini più ricchi e potenti del mondo dell’arte mondiale interrompono così la loro relazione, durata 17 anni, questo fine settimana, a chiusura di un anno in cui Hirst è stato portato contemporaneamente in tutte le 11 gallerie Gagosian del mondo, dopo che la Tate gli ha dedicato la prima retrospettiva, la seconda mostra più vista nella storia del museo, e dopo che Verity, la scultura che ha creato un caso in tutta l’Inghilterra e non solo è stata installata nel paesino di Ilfrancombe, Devon.
Una fine improvvisa. Un rapporto che non si poteva reputare incrinato, ma che ora si avvia a un rapido divorzio tra le parti.
Di nuovo la Science: “Damien ha avuto un rapporto fantastico e produttivo con la galleria Gagosian, ma dopo 17 anni sarà White Cube che continuerà a rappresentare l’artista a livello internazionale attraverso le gallerie di Londra, Hong Kong e San Paolo”.
Più secca invece Gagosian, che riporta una breve nota in cui si elencano i successi del 2012, compresa la maratona in tutte le gallerie e la mostra alla Tate, e che augura all’artista un “continuo successo per il futuro”.
Un rapporto quello con i galleristi, che Hirst, il cui patrimonio è stato stimato in 215 milioni di sterline, aveva messo alla prova anche nel 2008, quando ignorando sia Gagosian che White Cube, aveva messo in asta da Sotheby’s, pre-crollo Lehman Brothers, un gruppo di opere che fruttarono 111 milioni.
Insomma, the show must go on, con o senza Larry e l’amore, forse ormai stanco, che legava i due. E nonostante le critiche davvero feroci che una parte della stampa inglese ha dedicato ai nuovi lavori dell’artista, in mostra recentemente sia da White Cube che alla Wallace Collection.