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Sono passati moltissimi anni da quel 1976 o ’77, ma le cronache di quel periodo resteranno negli annali. Soprattutto a Bologna, che aveva un nucleo giovane e dirompente di critici d’arte, curatori, fumettisti, scrittori. Che fecero della città un’irripetibile fucina di contemporaneo, chiamando in quella che era la Galleria d’Arte Moderna artisti a loro volta giovani all’epoca, ma diventati immensi successivamente, tra cui Marina Abramović, con il compagno Ulay: erano le celebri Settimane della Performance. Tra questi giovani intellettuali spiccavano, raccontati anche in diverse occasioni nelle pagine del loro compagno Pier Vittorio Tondelli, Roberto Daolio e Francesca Alinovi, entrambi nati nel 1948, il primo a Correggio, la seconda a Parma, e che insieme si ritrovarono a Bologna al fianco di un altro grande Maestro: Renato Barilli, che aveva da pochi anni creato il DAMS. Francesca Alinovi, a cui è andato il merito di aver tracciato il solco dei Graffiti in Italia, progettando la celebre mostra “Arte di Frontiera” alla GAM nel 1984, scomparve tragicamente l’estate dell’anno precedente e tra le altre cose, Daolio insieme a Barilli e ad altri critici, tra cui Loredana Parmesani, istituirono proprio il Premio Alinovi, nel 1986, riservato a quei giovani artisti che da sempre erano stati promossi e sostenuti dal giovane critico di Correggio. Qualche nome passato di qui, negli anni? Luigi Ontani, premiato nel 1986, Dennis Santachiara, nel 1988 e poi Studio Azzurro e Anna Galtarossa, solo per citarne alcuni. Ma prima ancora vennero i Nuovi Nuovi, poi gli anni ’90, con Eva Marisaldi, Davide Bertocchi, Cuoghi Corsello e tantissimi altri della “Scuola bolognese” dalle alterne fortune, prima dei recenti progetti, come Little Constellation, che Roberto Daolio sostenne appassionatamente. Il mondo dell’arte oggi si tinge di un altro lutto, da quella Bologna che Daolio aveva scelto come casa, e dove continuava ad insegnare all’Accademia di Belle Arti.