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Ha debuttato esattamente un anno fa, l’11 aprile 2013, a Parigi. Parliamo del Garbage Patch State, di Maria Cristina Finucci, ideato intorno alla scottante tematica dell’accumulo di rifiuti plastici nei 3 oceani e nel Mediterraneo, fenomeno talmente vasto da coprire qualcosa come 16 milioni di chilometri quadrati appena sotto la superficie dell’acqua. Oggi, dopo la Maison de l’Unesco di Parigi, Cà Foscari a Venezia e ARCO Madrid, sbarca nel cortile del MAXXI “The Garbage Patch State Embassy”, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e in collaborazione con l’Università La Sapienza, a cura del Dipartimento educazione del museo.
In scena una nuova installazione (perché l’opera, come accade purtroppo nella realtà dei rifiuti in mare), non solo è in progress, ma soggetta a vere e proprie mutazioni: oggi sarà L’onda, struttura di trenta metri composta da scaglie di bottiglie riciclate a coincidere con l’apertura della prima Ambasciata del Garbage Patch State nel padiglione MAXXI educazione. I visitatori potranno infatti prendere la cittadinanza allo stato “plastico” come simbolo di adesione a un comportamento rispettoso nei confronti del pianeta, prendendo coscienza del fatto che questa situazione costituisce un mezzo di sterminio per la fauna marina e per l’ecosistema.
Ma oltre a tutto questo, stavolta è fondamentale un approccio didattico riservato non solo per i più piccoli, che potranno giocare con passaporti e schede appositamente create per loro, ma anche a dodici studenti di diverse nazionalità, chiamati a progettare sei diverse ambasciate del Garbage Patch State lavorando su due fronti: il design degli spazi pubblici e l’uso della comunicazione multimediale. «Il lavoro degli studenti, a cavallo tra design, architettura e comunicazione multimediale, è finalizzato a dare visibilità a un fenomeno invisibile e sconosciuto alla maggior parte di noi per sensibilizzare il pubblico e in particolare i bambini con cui il Dipartimento educazione del MAXXI lavora, circa la necessità di un uso consapevole degli oggetti, non demonizzando le materie plastiche che sono una irrinunciabile risorsa per la società contemporanea, ma promuovendo la loro dismissione sostenibile», spiega Cecilia Cecchini, curatrice della mostra. Giocando, o guardando, una causa da adottare. Per evitare che il mare, e il pianeta intero, restino stritolati da quel simbolo del 900 che ha cambiato le vite di tutti, e anche un po’ della storia dell’arte: la plastica.