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Dopo oltre cento giorni di sciopero dallo scorso febbraio i dipendenti della National Gallery di Londra stanno tornando alle loro “posizioni”. E così sembra rientrato l’allarme “privatizzazione” che ha tenuto col fiato sospeso il museo per tutti questi mesi.
Il PCS – Public & Commercial Services – sindacato che ha organizzato gli scioperi, ha annunciato che i membri hanno votato all’unanimità a favore del ritorno al lavoro dopo il raggiungimento di un accordo che prevede protezione dei termini del servizio dei dipendenti, che comprende anche l’unione dell’azienda con le politiche del “salario di sussistenza” londinese.
Merito, pare, anche del nuovo direttore Gabriele Finaldi (foto sopra), che in pochi mesi ha sbrogliato il problema che si portava avanti da anni, sotto la direzione di Nicholas Penny.
La privatizzazione dei servizi, affidata alla ditta Securitas, nell’ambito di un progetto triennale che vale 40 milioni di sterline, inizierà nel mese di novembre: Finaldi è riuscito ad offrire sicurezze ai lavoratori che hanno deciso di porre fine all’agitazione sindacale, anche sotto la promessa di una garanzia degli standard dell’occupazione, e in un processo di trasfomazione graduale.