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Generazioni di donne a confronto, accomunate da una provenienza geografica (quella dell’area latino americana) e da un lavoro sempre di grande attualità. Torna a Ferrara, dopo la sospensione delle attività per il terremoto, la Biennale Donna al Padiglione di Arte Contemporanea della città emiliana.
“Silencio Vivo”, titolo della mostra a cura di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli, porta in Emilia alcune delle voci che meglio rappresentano questa pluralità, espressiva e di genere: Anna Maria Maiolino (Italia-Brasile, 1942), Teresa Margolles (Messico, 1963), Ana Mendieta (Cuba 1948 – Stati Uniti 1985) e Amalia Pica (Argentina, 1978), riscoprendo temi come l’esperienza dell’emigrazione, le dinamiche conseguenti alle dittature militari, la censura, la criminalità, gli equilibri sociali fra individuo e collettività, il valore dell’identità o la fragilità delle relazioni umane.
Il corpo, per tutte, è la “tela” su cui scrivere passi di denuncia, dalle Siluetas di Mendieta, alle Photopoemaction di Maiolino, ai lavori della Margolles che affrontano i tabù della morte e della violenza, e che sono inscindibilmente legati anche alla sua origine, ai confini tra Stati Uniti e Messico, in quella Ciudad Juarez teatro di innumerevoli femminicidi e delitti legati al narcotraffico, fino alle metafore visiva di una società segnata dall’ipertrofia della comunicazione messe in scena da Amalia Pica. Un universo che dal rosa a volte tende al nero, mantenendo forse intatta la “mission” salvifica dell’arte e della denuncia.
Foto® Marco Caselli Nirmal