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In una mostra incentrata sulla flessibilità del concetto di tempo, è assolutamente naturale affiancare opere di Alighiero Boetti e Gianfranco Baruchello a quelle di Gustave Courbet e Paul Cezanne. Così, nel percorso espositivo di “Time is Out of Joint”, che propone il nuovo allestimento della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e riflette una precisa impostazione metodologica, la presenza di una giovane artista rappresenta una deviazione organica. Si tratta di Silvia Giambrone, scelta dalla Direttrice Cristiana Collu nell’ambito di Level 0, fortunato progetto avviato nel 2013, con il quale i direttori dei principali musei di arte contemporanea selezionano gli artisti più interessanti presenti ad ArtVerona, per promuoverli nella propria programmazione. «La presenza di Silvia Giambrone in Time is Out of Joint ha origine da una contingenza che è in piena sintonia con l’idea di accadimento e di evento che l’indagine sul tempo della mostra mette in campo», ha dichiarato Cristiana Collu.
L’artista agrigentina, classe 1981, presenta Senza titolo con spine e Campo di Battaglia, due nuove installazioni che inseriscono armonicamente le proprie inflessioni linguistiche in un discorso già avviato dalla relazione tra le opere di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Leoncillo, Alberto Burri, Emilio Vedova, Gohar Dashti. Il tema della sala, infatti, riguarda la guerra, un argomento senza tempo e confini che Giambrone interpreta prediligendone la declinazione domestica, spesso più inquietante perché intima, silenziosa, vicina alla quotidianità. «Il conflitto domestico non è meno grave della guerra. Per questo il tappeto di Campo di Battaglia dialoga con Today’s Life and War, la serie fotografica di Gohar Dashti, mentre Senza Titolo con spine è esposta vicino al San Sebastiano di Leoncillo per i suoi riferimenti spirituali. Mi interessa dare forma alle testimonianze latenti dell’ambiente domestico che di solito prendono voce con fatica» ha detto Giambrone.