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Un suono preciso, pulito, che crea un’atmosfera sospesa sotto lo sguardo enigmatico e terribilmente vigile di un rapace notturno in campo blu. Un ramo a sorreggerlo tanto periferico rispetto all’inquadratura da costituirne un’impalpabile bordura. Il tempo sospeso e dilatato delle opere teatrali di Bob Wilson entra senza sconti nella sala di Palazzo Franchetti, dalle cui finestre si affaccia una luce plumbea a sottolinearne ancor di più il senso di rarefazione. In controluce emergono le silhouette piene di vuoto delle opere di Wilson, in cui il pubblico ama immergere le mani. Figure mute, sapientemente collocate in uno spazio che suggerisce l’atteggiamento di chi lo visita, un’attenzione che si propaga dalla persona al contesto e dal contesto alla persona.
In occasione della Venice Glass Week 2017, la Fondazione Berengo apre il proprio spazio privato per accogliere un corpus di opere finalmente visibili a Venezia, per soddisfare tanto il gusto degli appassionati del vetro, quanto quello degli amanti del teatro, lasciando che vada in scena ancora una volta la visionarietà poetica di un artista così poliedrico e affascinante. È contagioso l’entusiasmo del curatore Jean Blanchaert che con un coup de théâtre suggerisce ai visitatori, dopo poche parole di introduzione, di stare in silenzio per potersi semplicemente mettere in ascolto. E proprio nel silenzio si propaga quell’invisibile fenditura di immaginifica presenza che un uomo di teatro come Wilson non potrebbe mai lasciare al caso. (Penzo+Fiore)