08 giugno 2018

I libri sono come le ciliegie. Cecilia Canziani ci racconta il suo progetto editoriale

 

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Una collana di libri senza parole, a tiratura limitata, realizzati da artisti, designer e architetti, invitati per la prima volta a realizzare un libro d’artista per bambini. Si tratta di les cerises e, proprio come le ciliegie, non ce ne sono due uguali, perché ciascun titolo della collana ha formato e materiali diversi ed è progettato insieme agli autori, in modo da dare al lettore la possibilità di confrontarsi con segni, colori, immaginari e forme sempre differenti. Ce ne parla meglio Cecilia Canziani ideatrice del progetto editoriale insieme ad Agnese Canziani, Angelika Burtscher e Daniele Lupo
In cosa consiste il progetto di les cerises e chi sono i protagonisti che lo animano? 
«Les cerises è una collana di libri senza parole, a tiratura limitata, realizzati da artisti, designer, architetti, invitati per la prima volta a realizzare un libro d’artista per bambini. Ciascun titolo della collana ha formato e materiali diversi ed è progettato insieme agli autori, in modo da dare al lettore la possibilità di confrontarsi con segni, colori, immaginari e forme tutti diversi tra di loro. Il progetto è nato dal dialogo tra un architetto, Agnese Canziani, due designer, Angelika Burtscher e Daniele Lupo e una curatrice, Cecilia Canziani, ora affiancati da Francesca Campli, che si occupa di didattica dell’arte e da Sara Zolla, che è molto di più di un ufficio stampa. E gli artisti con cui abbiamo collaborato: Emanuele Oliveri, Chiara Camoni, Antonio Rovaldi, Maria Morganti. Insieme ragioniamo sul significato e l’importanza delle immagini: un interesse che accomuna chi si occupa di arte per mestiere, e i bambini». 
Perché questa scelta di pubblicare libri senza parole, solo immagini, e come il progetto si ricollega alla tua o vostra esperienza curatoriale? 
«Perché ci sembra che sia importante restituire centralità all’immagine non nei termini di esposizione e diffusione, ma di concentrazione e attenzione. Un libro che racconta per immagini ci chiede di leggerne contorni, tratto, stile, colore. Ci costringe a trovare le parole, ma ci lascia anche la libertà di reinventarle ogni volta. Ogni libro di les cerises è uno spazio dove articolare una poetica: è in un certo senso una mostra portatile, che affida il linguaggio dell’arte contemporanea, senza mediazione della parole, a piccole mani e grandi occhi». 
È appena uscito Nel buco, di Maria Morganti, quali sono le caratteristiche di questa nuova pubblicazione? 
«Si tratta di un lavoro che ci permette di scoprire la poetica dell’artista attraverso uno sconfinamento in un altro medium: il libro. Quella dello “sconfinamento” è una pratica peraltro frequente nel lavoro di Maria Morganti che spesso impiega plastilina, pastello a cera e fotografia per analizzare le maniere in cui il tempo si stratifica, colori e forme si contaminano creando nuove relazioni e narrazioni. In questo caso l’artista ha usato il pigmento puro, con il quale ha riempito un buco di un pavimento. Ogni volta che si aggiunge un colore, la nostra percezione di quello spazio cambia. È una sorta di scavo archeologico, un’operazione lenta che gesto dopo gesto ci aiuta a comprendere meglio la natura di un luogo». 
Quali sono gli obbiettivi che vi prefissate con questa collana, sia dal punto di vista didattico che commerciale? 
«Les cerises nasce per facilitare l’incontro con l’arte contemporanea senza pregiudizio, senza mediazione, con la fiducia nel fatto che l’arte possa cambiare la vita delle persone, e che prima si inizia, meglio è. Lavorando abbiamo anche scoperto che per gli artisti lavorare a un progetto per un pubblico speciale è una possibilità preziosa, un modo per riguardare la propria pratica artistica. Poi ci piace il fatto che su uno scaffale di libri per l’infanzia le nostre pubblicazioni siano libri per bambini, in un bookshop di un museo siano libri d’artista. Ci piace che siano edizioni limitate, ma a un prezzo popolare. Ci piace l’idea che les cerises sia un progetto che sovverte i preconcetti. È un piccolo gesto rivoluzionario. Commercialmente è un’impresa suicida, ma siamo fiduciosi». 
Mi puoi anticipare qualcosa dei vostri programmi futuri? Incontri, workshop, nuove collaborazioni, il prossimo libro… 
«Oltre a lavorare ai prossimi titoli stiamo iniziando a ragionare sul formato mostra come a qualcosa che ci piacerebbe ripensare più che per i bambini, con i bambini: un esperimento di curatela radicale! E poi abbiamo iniziato a produrre una edizione insieme a ciascun autore, la prima è una stampa fotografica in edizione di 50 esemplari di Antonio Rovaldi». (Cesare Biasini Selvaggi)

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