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Sono giunto ieri a Catanzaro per seguire la “due giorni” (8 e 9 agosto) dell’Altrove Festival. Quest’anno il programma ha incluso una mostra “intramoenia” al MARCA, il Museo delle Arti nel cuore del capoluogo calabrese, nato nel 2008 in un antico palazzo che, prima degli interventi di restauro, ospitava un istituto per sordomuti e una tipografia. Inerpicandosi sulle salite e prendendo quasi la rincorsa lungo le discese del centro storico, si assiste a un versatile crogiuolo di palazzi patrizi (più o meno memori di stagioni migliori), edificazioni anni Cinquanta e Sessanta (un elogio al cemento armato) e un innesto di architetture più recenti, sorprendenti e forse improbabili, come quella, avviata sul crinale degli anni Ottanta, del Teatro Nuovo Politeama a firma di Paolo Portoghesi. Struttura che contribuisce a donare al contesto cittadino un’allure surreale da Amarcord. Ma qui sono tante le cose che colpiscono il forestiero. Che, probabilmente, giunge con alcuni pregiudizi di troppo. Colpisce subito la pulizia delle strade (perdonate l’interesse sul punto ma, da romano, sono stato costretto dall’attualità a prendere l’abitudine di farci caso). E poi ci sono le fioriere che ti accompagnano. Fioriere fiorite, che danno l’idea di un discreto servizio di giardinaggio pubblico (per quanto, probabilmente, per la scelta del contenitore si potesse fare di meglio). Colpisce soprattutto l’offerta di iniziative culturali caratterizzate da un elevato tasso di sperimentazione non convenzionale. Per esempio, oltre all’Altrove Festival di cui mi sto occupando, subito dopo, nei giorni 10-11 agosto, seguirà FRAC, il Festival di Ricerca per le Arti Contemporanee nello scenario di Villa Margherita. Segnali di un cambiamento in itinere che, talvolta, sconta sabotaggi da parte di ambienti locali paludati quanto âgée. Perché è un cambiamento in gran parte innescato e veicolato dalle generazioni più giovani. Anche qui, come registrato a Palermo, si tratta di venti-trentenni, cervelli emigrati per studio e lavoro, che hanno deciso di tornare. Una generazione più unita e compatta rispetto a quella dei genitori e dei nonni, nel tempo dell’estinzione delle ideologie divisive. Una generazione volitiva, temeraria, che ha scelto di mettere su nella propria città natale un’impresa, economica come culturale, dove è più difficile riuscire. Ma mai impossibile. A questo manipolo di “eversivi” appartengono per l’appunto i “ragazzi” (come vengono chiamati sul posto) di Altrove, un progetto che ha visto la luce nel 2014 a opera di Edoardo Suraci e Vincenzo Costantino “con l’obiettivo di rieducare al concetto di bellezza in luoghi rassegnati al degrado estetico e sociale e dimostrare che costruire un futuro diverso è possibile”. A partire dal Muralismo, Graffitismo e dalla Street Art. E giungiamo così alla presentazione alla stampa di ieri sera, che ha preceduto l’opening della collettiva “PGSD” (acronimo che sta per Post-Graffiti Stress Disorder) ospitata per l’appunto “intramoenia” al MARCA. La conferenza stampa era gremita. E questo colpisce considerata la data “balneare” da bollino rosso. Così come colpisce la qualità del pubblico, giovane, praticamente quello più difficile da coinvolgere in occasioni istituzionali. Molti “giocano in casa” perché appartengono alla schiera (ci auguriamo sempre più numerosa) dei promotori culturali cittadini riuniti in realtà che si chiamano 4 Culture, Oscenica, Teatro Incanto, Materia Independent Design Festival, ZTL, Teatro di Calabria, Gutenber. Il clima generale bendispone ad ascoltare da parte dei due curatori (Edoardo Suraci e Vittorio Parisi) il progetto della mostra sul fenomeno dei Post-Graffiti che, poi, avremmo inaugurato. Eppure, nei saluti istituzionali propedeutici come da tradizione, irrompe la cronaca politica a ricordarci che, nel “Milleproroghe” appena approvato al Senato, c’è lo stop ai fondi attivati dal “Piano periferie” per progetti di rigenerazione urbana in aree degradate e insicure. Per rimanere in Calabria, solo qui i tagli ammonterebbero a 35, 58 e 17 milioni rispettivamente per Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro. Appare, pertanto, subito ancora più coraggiosa la mission di Altrove – fino a oggi sostenuta anche dagli enti territoriali – che si rivolge a luoghi dimenticati, abbandonati all’incuria e all’indifferenza, spesso il prodotto di espansioni edilizie indiscriminate e speculative, per donare, esaltandola, bellezza e autenticità. D’altronde proprio questo è l’alveo che ha partorito Graffitismo e Street Art, discriminando tra un linguaggio artistico e un atto di vandalismo, ispirando in ognuno di noi il desiderio di pensare a ciò che ci circonda non solo idealmente, ma anche fisicamente. Questo magmatico viatico, in cui ha fatto irruzione il maldestro dibattito parlamentare, ci accompagna all’ingresso del percorso espositivo di “PGSD” al piano superiore del MARCA, a cui dedicherò la prossima pagina di questo mio diario. (Cesare Biasini Selvaggi)