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È lei o non è lei? Una mostra al Musée Jacquemart-André di Parigi fa avvampare la discussione tra gli storici dell’arte, incerti su quale Maria Maddalena attribuire a Caravaggio. In esposizione nel museo francese, per “Caravage à Rome, amis et ennemis”, mostra a cura di Francesca Cappelletti, organizzata dall’Institut de France con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia e del Ministero dei beni e delle attività culturali, le due versioni del soggetto. La prima, realizzata nel 1606 e in collezione privata europea, è stata autenticata nel 2014 dalla caravaggista Mina Gregori, la seconda, risalente allo stesso periodo, nota come Klein Maddalena e in collezione privata romana, fu ritrovata dopo la Seconda Guerra Mondiale da Roberto Longhi e attribuita al Merisi con il supporto di Maurizio Marini, tra gli studiosi più influenti del grande maestro barocco. C’è anche una terza via, che vuole entrambe le opere come copie di un originale esemplare alfa, ora disperso. In effetti, l’opera riscosse un grande successo all’epoca della realizzazione e sono ben otto le riproduzioni conosciute, per mano dei seguaci di Caravaggio.
Gli esperti sono divisi e la possibilità di vedere le due opere l’una affianco all’altra rappresenta non solo un evento dal grande richiamo mediatico ma anche un’occasione preziosa di raffronto. Chi non ha dubbi è Gregori che, nel catalogo della mostra, scrive che l’esame stilistico e l’esecuzione del dipinto confermano la mano del maestro, per la qualità della lavorazione e l’intensità dell’espressione. La studiosa ha basato la sua attribuzione anche su un bollo del Vaticano del XVII secolo, ritrovato sul retro del dipinto, lasciando supporre che questa Maddalena potrebbe essere stata realizzata per il Cardinale Borghese. L’opera doveva essere inviata a Napoli, nel quartiere di Chiaia, dove viveva Costanza Colonna, tra i mecenati più affezionati al Merisi. Colonna potrebbe aver agito da intermediario, commissionando e inoltrando il lavoro al Cardinale.
Ma oltre alle due Maddalene – che per questa diatriba hanno rubato la scena – in esposizione otto opere, tra le quali il Liutaio, in prestito dall’Hermitage di San Pietroburgo, il San Girolamo di Galleria Borghese e la Cena in Emmaus della Pinacoteca di Brera. E la mostra è completata da una panoramica sull’arte romana del ‘600, con opere prestigiose e altrettanto meravigliose, realizzate da maestri, allievi, amici e rivali di Caravaggio, come il Cavalier d’Arpino, Annibale Carracci, Orazio Gentileschi, Giovanni Baglione e Jusepe de Ribera.