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Nell’ex casotto della portineria nella Manifattura Tabacchi di Firenze, è nato Toast Project Space, un luogo di riflessione sui linguaggi e sulle pratiche della contemporaneità. Il progetto ha visto la luce nel corso dello svolgimento della prima edizione della Residenze d’Artista promosse da Manifattura Tabacchi, nel contesto delle iniziative di attivazione del complesso ex industriale: un’esperienza di formazione e dialogo tra sei giovani artisti che hanno vissuto e lavorato per sei mesi in studi messi a loro disposizione all’interno dell’ex fabbrica. L’esito di questa permanenza sarà una mostra collettiva nel prossimo mese di marzo. A inaugurare lo spazio aperto lo scorso 24 gennaio, è stata invitata Rebecca Moccia (Napoli, 1992) che ha presentato l’installazione Cuore. Toast Project Space è stato ideato dall’artista Stefano Giuri (in collaborazione con Sergio Risaliti) che abbiamo intervistato per saperne di più.
Cosa ti ha spinto ad aprire Toast?
«L’idea di aprire uno spazio indipendente a Firenze maturava da anni, ma durante una conversazione sul tema della Cura con Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento e ideatore delle Residenze d’artista presso Manifattura Tabacchi, ho capito che era il tempo di dare forma concreta a quest’idea di cura, di rispondere a una necessità che veniva proprio dal fare arte e di creare uno spazio come Toast, cercando di dare vita a qualcosa che potesse indicare un punto di vista, ospitando artisti di nuova generazione a confrontarsi e sperimentare, in tutte le differenti discipline dell’arte».
Qual è lo stato dell’arte contemporanea a Firenze, spazi indipendenti come il vostro compresi?
«Per almeno un secolo, dopo il Futurismo, Firenze è stata impermeabile all’arte contemporanea, e ha mantenuto una sua singolarità (quella di culla del Rinascimento) rispetto alla produzione artistica d’avanguardia. È una città che conosco bene, e negli ultimi anni c’è stata un’inversione di tendenza generale, configurandosi tutte le condizioni politiche perché potesse maturare un’esperienza di aggiornamento e di confronto, non più marginale, con i linguaggi del presente. Anche i musei e le istituzioni artistiche, come il Museo Novecento, stanno intessendo un dialogo volto a sostenere la ricerca dei giovani artisti. Dalla mancanza di un collezionismo diffuso, curioso e generoso. Gli spazi indipendenti riflettono questa dimensione singolare della città, che negli anni ha visto nascere svariati progetti indipendenti, tuttavia con vita breve. A oggi, penso a Penta Space, nato nel 2018, e a progetti come la Srisa Gallery e Base Progetti per l’Arte, che hanno una continuità nella città di Firenze rappresentando un punto di riferimento per chi si occupa di arti visive».
Dove è ubicato Toast?
«Toast Project Space si trova all’interno del complesso della Manifattura Tabacchi: è il gabbiotto, ex portineria, che si affaccia su via delle Cascie 33. Un piccolo spazio in un luogo di enormi dimensioni. A oggi fermo dopo la fine delle attività industriali, ma già da qualche mese sulla via di rinascere sotto nuova forma come luogo di ricerca, di residenza e di lavoro creativo grazie al progetto di riqualificazione voluto da Manifattura Tabacchi».
Qual è il vostro programma di partenza?
«Il programma di Toast non si presenta come definito, è un’idea in divenire che si caratterizza a partire dalla relazione tra gli artisti e le loro esperienze. Toast è un processo e un’opera da aprire e chiudere di volta in volta nel rapporto singolare con uno o più artisti. Tessere una rete capace di tenere sempre al centro il lavoro degli artisti nella loro singolarità, senza stringerli entro limiti formali. L’artista sarà libero di sbagliare e osare, muoversi e confrontarsi con lo spazio. Toast è anche una prova di amore e di resilienza». (Cesare Biasini Selvaggi)
In home: ph. Alessandro Fibbi
In alto: ph. Niccolì Vonci