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Dopo la lezione di “giornalismo e arte” tenuta da Bergamini la scorsa settimana, all’Osteria Crespi 14, domani (lunedì 8 aprile) è la volta di Gianni Romano (fondatore ed editore di Postmedia Books) che partendo dal libro Become a Curator al circolo Hug di via Venini 83 (dalle 18.30) terrà una lezione sulle diverse modalità di curare una mostra.
E quante sono? Forse definirle infinite sarebbe eccessivo, ma certamente molte: “Curare significa produrre conoscenza e verità”, suggerisce Dorothee Richter, oppure “Curiamo le nostre fotografie, le canzoni e i ristoranti preferiti oppure usiamo siti e applicazioni che lo fanno per noi”, dichiara Hal Foster.
Massimiliano Gioni, invece, afferma: “Ogni biennale è site-specific. Essa deve reagire e interagire con il contesto nel quale è stata allestita”, definizione che potrebbe adattarsi bene al caso di NoLo, visto che – ricorda sempre Gioni “è dovere del curatore della biennale inventare nuovi modi per interagire con il luogo e il suo pubblico”; “La mostra tende a incrementare la differenza e la complessità, a proporre nuove dimensioni temporali. In questo senso, è simile alla recente “mostra come arcipelago”, proposta dal poeta, scrittore e intellettuale postcoloniale martinicano Édouard Glissant”, secondo Hans-Ulrich Obrist, mentre Cecilia Alemani avverte – rispetto all’arte pubblica – che “il problema delle presentazioni nelle città è che riducono l’arte, nel migliore dei casi, ad un punto di riferimento, e nel peggiore, ad un noioso complemento di arredo urbano”.
Come ben sappiamo, in effetti, ne abbiamo viste delle belle in tutti i sensi, da una parte all’altra del mondo. Un’occasione buona per fare il punto della situazione, aspettando la BienNoLo e l’ultima incursione pubblica dell’autore e collezionista, nonché ideatore della biennale milanese, Carlo Vanoni, che il prossimo 3 maggio spiegherà Duchamp e Fontana seduto alla fermata dell’autobus. Anche questa è considerata una pratica di “curatela”? Scopritelo!