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25
giugno 2009
design_mostre Giulio Iacchetti Milano, Triennale Design Museum
Design
Il Triennale Design Museum inaugura una nuova serie di mostre dedicate al “nuovo e giovane design italiano” con un designer disobbediente. Giulio Iacchetti disubbidisce a tutte le regole di mercato prestabilite, mettendo in moto mani e mente. E con l'ironia quale unica arma, manifesta come il design possa anche essere un mezzo per comunicare, mettere in discussione e insegnare...
La nuova esposizione del Triennale Design Museum, Serie e Fuoriserie, contiene una grande novità, il “creative set”, uno spazio o, meglio, un palco destinato a cambiare allestimento ogni mese. Le mostre che si alterneranno sulla scena sono dedicate ai nuovi e giovani designer italiani, da Dodo Arslan a Lorenzo Damiani, da Massimiliano Adami a Deepdesign e, dulcis in fundo, Paolo Ulian.
Apre la fila di questa serie di esposizioni l’industrial designer Giulio Iacchetti (Cremona, 1966; vive a Milano) che, negli ultimi anni, è diventato una guida e un riferimento per gli altri giovani progettisti italiani. Questo perché Iacchetti, oltre a essere un ottimo professionista, è anche un catalizzatore di persone, un pensatore e un esperto conoscitore del design in tutte le sue sfaccettature. Per tutte queste ragioni, anche se ne basterebbe una sola, è stata una scelta intelligente quella di Silvana Annicchiarico, direttrice del Design Museum, quella d’inaugurare questo spazio mutante con un designer tanto poliedrico.
Giulio Iacchetti ha deciso di disubbidire, mettendo in mostra solo una stretta selezione di suoi progetti che, in qualche modo, si ribellano al pensiero comune associato al design. Sono oggetti che sembrano dichiarare “il design non è solo quello che credete voi” perché, come insegna un “maestro disobbediente”, il design – oltre a essere un oggetto utilizzabile – può essere anche ben altro.
Infatti, la mostra di oggetti disobbedienti è una mostra diversa, che non espone solo prodotti ma anche provocazioni, plaisanterie che fanno riflettere e mettono le certezze in discussione. Il filo conduttore che lega tutti i progetti selezionati dal loro stesso artefice è infrangere le regole, che siano di mercato, di moda o dei benpensanti. Ed ecco, uno dopo l’altro, gli insegnamenti in mostra. Il design può essere democratico con il rivoluzionario Progetto Coop, che distrugge l’eterna etichetta di prodotto d’élite associata al design.
Iacchetti, per quest’iniziativa, ha riunito venti designer italiani in un’impresa unica: progettare oggetti d’uso comune, in gran parte destinati a casalinghe, per il supermercato a grande distribuzione Coop. La riuscita del progetto è riconoscere nelle bacinelle, mollette, feltrini e battipanni messi in mostra gli stessi esposti sugli scaffali dei supermercati.
Il design può inoltre insegnare l’educazione civica. Se fino a ieri tutti i bambini del mondo hanno sempre e solo giocato a fare la guerra con i soldatini, ecco come giocare alla pace con un libro che, alle sagome dei soldati, affianca i manifestanti: è Sedicesimo 9, edito da Corraini.
Il designer disubbidiente sa soprattutto far sorridere con progetti provocatori: Vespa Table, tavolino realizzato con libri illeggibili perché pessimi (si tratta dei volumi di Bruno Vespa), o St. Peter Squeezer, spremiagrumi in cui si ritrova, guarda caso, l’eleganza formale della citazione e la praticità dell’utilizzo. Ma nel design niente è lasciato al caso e persino un oggetto ironico come Bye bye fly, racchetta ammazza-zanzare, piaga milanese, ha la forma del tessuto viario del capoluogo lombardo.
I messaggi vengono poi inviati con un’intelligenza sottile e i cubetti di ghiaccio diventano Lingotto gold, per sottolineare quanto sempre più l’acqua sia un bene prezioso, e Pollicino, il tagliere per chi ha poco o nulla, dimostra come si possano dividere persino le briciole.
Un invito ecologico a utilizzare la bicicletta è il progetto Luk Luk, lucchetto da palo a prova di furto: “Se solo a Milano ci fossero tante bici quanti pali, il problema dell’inquinamento sarebbe risolto”, precisa lo stesso Iacchetti.
Il design sa essere tollerante con Pantheon game, un gioco per tutte le tipologie di credo, religioni o ateismo, e sa far guardare le cose sottosopra con Odnom, un mappamondo con uno specchio che ci mostra il lato nascosto del mondo, fino a metterle sottosopra veramente con la panchina Flexible bench che, ribaltata, diventa riparo.
Per raccontare tutto questo nasce anche la necessità di un modo personale di comunicare, di scrivere, con un font ricavato da un mattone forato: Clay font. A dimostrazione che forme d’espressione personali sono contenute negli oggetti meno ovvi.
L’insegnamento che il disubbidiente Iacchetti lascia, oltre una sventolante bandiera (Flag Plaid) della pace, è racchiuso in un cartone forato con la sagoma dei piedi (che ogni visitatore può portare a casa): serve per ricreare una nuova segnaletica da strada per luoghi che meritano una particolare attenzione.
Si scopre così, a fine percorso, che a volte disobbedendo si può imparare!
Apre la fila di questa serie di esposizioni l’industrial designer Giulio Iacchetti (Cremona, 1966; vive a Milano) che, negli ultimi anni, è diventato una guida e un riferimento per gli altri giovani progettisti italiani. Questo perché Iacchetti, oltre a essere un ottimo professionista, è anche un catalizzatore di persone, un pensatore e un esperto conoscitore del design in tutte le sue sfaccettature. Per tutte queste ragioni, anche se ne basterebbe una sola, è stata una scelta intelligente quella di Silvana Annicchiarico, direttrice del Design Museum, quella d’inaugurare questo spazio mutante con un designer tanto poliedrico.
Giulio Iacchetti ha deciso di disubbidire, mettendo in mostra solo una stretta selezione di suoi progetti che, in qualche modo, si ribellano al pensiero comune associato al design. Sono oggetti che sembrano dichiarare “il design non è solo quello che credete voi” perché, come insegna un “maestro disobbediente”, il design – oltre a essere un oggetto utilizzabile – può essere anche ben altro.
Infatti, la mostra di oggetti disobbedienti è una mostra diversa, che non espone solo prodotti ma anche provocazioni, plaisanterie che fanno riflettere e mettono le certezze in discussione. Il filo conduttore che lega tutti i progetti selezionati dal loro stesso artefice è infrangere le regole, che siano di mercato, di moda o dei benpensanti. Ed ecco, uno dopo l’altro, gli insegnamenti in mostra. Il design può essere democratico con il rivoluzionario Progetto Coop, che distrugge l’eterna etichetta di prodotto d’élite associata al design.
Iacchetti, per quest’iniziativa, ha riunito venti designer italiani in un’impresa unica: progettare oggetti d’uso comune, in gran parte destinati a casalinghe, per il supermercato a grande distribuzione Coop. La riuscita del progetto è riconoscere nelle bacinelle, mollette, feltrini e battipanni messi in mostra gli stessi esposti sugli scaffali dei supermercati.
Il design può inoltre insegnare l’educazione civica. Se fino a ieri tutti i bambini del mondo hanno sempre e solo giocato a fare la guerra con i soldatini, ecco come giocare alla pace con un libro che, alle sagome dei soldati, affianca i manifestanti: è Sedicesimo 9, edito da Corraini.
Il designer disubbidiente sa soprattutto far sorridere con progetti provocatori: Vespa Table, tavolino realizzato con libri illeggibili perché pessimi (si tratta dei volumi di Bruno Vespa), o St. Peter Squeezer, spremiagrumi in cui si ritrova, guarda caso, l’eleganza formale della citazione e la praticità dell’utilizzo. Ma nel design niente è lasciato al caso e persino un oggetto ironico come Bye bye fly, racchetta ammazza-zanzare, piaga milanese, ha la forma del tessuto viario del capoluogo lombardo.
I messaggi vengono poi inviati con un’intelligenza sottile e i cubetti di ghiaccio diventano Lingotto gold, per sottolineare quanto sempre più l’acqua sia un bene prezioso, e Pollicino, il tagliere per chi ha poco o nulla, dimostra come si possano dividere persino le briciole.
Un invito ecologico a utilizzare la bicicletta è il progetto Luk Luk, lucchetto da palo a prova di furto: “Se solo a Milano ci fossero tante bici quanti pali, il problema dell’inquinamento sarebbe risolto”, precisa lo stesso Iacchetti.
Il design sa essere tollerante con Pantheon game, un gioco per tutte le tipologie di credo, religioni o ateismo, e sa far guardare le cose sottosopra con Odnom, un mappamondo con uno specchio che ci mostra il lato nascosto del mondo, fino a metterle sottosopra veramente con la panchina Flexible bench che, ribaltata, diventa riparo.
Per raccontare tutto questo nasce anche la necessità di un modo personale di comunicare, di scrivere, con un font ricavato da un mattone forato: Clay font. A dimostrazione che forme d’espressione personali sono contenute negli oggetti meno ovvi.
L’insegnamento che il disubbidiente Iacchetti lascia, oltre una sventolante bandiera (Flag Plaid) della pace, è racchiuso in un cartone forato con la sagoma dei piedi (che ogni visitatore può portare a casa): serve per ricreare una nuova segnaletica da strada per luoghi che meritano una particolare attenzione.
Si scopre così, a fine percorso, che a volte disobbedendo si può imparare!
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valia barriello
mostra visitata il 28 maggio 2009
dal 28 maggio al 28 giugno 2009
Giulio Iacchetti – Oggetti Disobbedienti
a cura di Francesca Picchi
Triennale Design Museum
Viale Alemagna, 6 (Parco Sempione) – 20121 Milano
Orario: da martedì a domenica ore 10.30-20.30; giovedì ore 10.30-23
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6/5
Catalogo Electa
Info: tel. +39 02724341; fax +39 0289010693; info@triennale.it; www.triennale.it
[exibart]