16 ottobre 2015

La rivoluzione, la rivoluzione!

 
La legge di stabilità fa miracoli: pioggia di fondi per progetti culturali, più 8 per cento nel bilancio del Mibact, 500 assunzioni a tempo indeterminato di professionisti e Art Bonus reso permanente al 65 per cento. Sembra uno scherzo, e invece pare stavolta si faccia sul serio.

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Il discorso propedeutico è d’obbligo: «Dopo gli anni dei tagli crescono le risorse per la cultura. La legge di stabilità contiene interventi straordinari e di grande portata per la cultura e il turismo. Si torna a investire e assumere. Una scelta di cui siamo orgogliosi e che conferma quanto il Governo Renzi (sarà per questo che a Treviso il Premier, la scorsa settimana ha invitato gli imprenditori a investire in cultura? ndr) abbia definitivamente invertito la tendenza e torni, dopo tanti anni, a credere nella cultura come leva dello sviluppo del Paese investendo su musei, biblioteche, archivi, cinema, spettacolo e valorizzando il ruolo che ogni singolo cittadino può dare alla tutela del patrimonio culturale». Lo dice il Ministro Franceschini, annunciando i cambiamenti in fatto di Beni Culturali presenti nella nuova legge di Stabilità.
I numeri? Incredibili. Tre anni in cui, a partire dal 2016, ai grandi progetti culturali andranno rispettivamente 150, 170 e 165 milioni di euro, per un bilancio del Mibact che nel 2017 toccherà più 10 per cento.  In più un concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di 500 professionisti del patrimonio culturale tra antropologi, archeologi, architetti, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, esperti di promozione e comunicazione, restauratori e storici dell’arte. Dove andranno messi staremo a vedere, e con che concorsi, anche. 
Ancora: l’agevolazione fiscale dell’Art Bonus diviene permanente al 65 per cento e il Tax Credit cinema e audiovisivo avrà un fondo di 25 milioni di euro, con un incremento del 20 per cento nel 2016: «Grazie a questo intervento si rafforza un meccanismo fiscale che sta generando un enorme aumento delle produzioni internazionali in Italia».
10 milioni anche per la nuova Enit (che però, ricorderete, fa acqua da tutte le parti: http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=47139&IDCategoria=251), 30 milioni in più ogni anno per Archivi, Biblioteche e Istituti del Ministero,15 milioni in più ogni anno per contributi Istituti culturali, 20 milioni per i Musei, 28 milioni in quattro anni per Matera Capitale Europea della Cultura 2019 e, a partire dal 2017, 70 milioni per il Fondo “Grandi Progetti Culturali” (a cui si aggiungeranno 65 milioni dal 2018) che serviranno al ripristino dell’Arena del Colosseo, e dell’ampliamento degli Uffizi, tra gli altri e un fondo di 100 milioni annui dal 2016 per interventi di tutela del patrimonio storico artistico della Nazione. 
Roba da perdere il fiato, il sonno, il lume della ragione. Davvero è possibile tutto questo? Sull’Art Bonus, come avevamo annunciato, si discuterà il 22 ottobre all’Auditorium di Mecenate, dove verranno mostrati tutti i numeri e forse si parlerà anche delle criticità incorse in questo anno e mezzo di decreto (http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=47237&IDCategoria=204), ma quello che sembra assurdo è che si sia passati da zero a cento in pochi istanti. Da dove sono saltati fuori tutti questi fondi? È bastata la volontà di un differente punto di vista? Davvero ci si è accorti che la cultura “funziona”? Quel che è certo è che dopo queste promesse rivoluzionarie non ci saranno scuse che tengano, né ripensamenti, né parole rimangiate. Franceschini, stavolta le carte sono in tavola: è ora di giocare sul serio, e non si deve perdere. (MB)

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