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È innegabile che l’elezione di Donald Trump alle ultime elezioni presidenziali abbia gettato molti statunitensi nello sconforto, soprattutto quelli appartenenti alle minoranze. Nonostante il grande successo tra i bianchi delle zone rurali, e qualche sporadica eccezione, il magnate di New York resta decisamente inviso a tutti quei gruppi sociali che in qualche modo non rispondo all’idea di “perfetto americano” che hanno gli statunitensi più conservatori.
Questo vento di bigottismo e discriminazione ha risvegliato il mondo dell’arte, che ha ritrovato nuovo vigore come strumento di riflessione e apertura mentale. Una serie di mostre a tema transgender organizzate all’indomani delle elezioni ha riportato al centro del dibattito i diritti delle minoranze sessuali nella società americana. A testimonianza di questo nuovo corso il Museum of the City of New York ha in programma “Gay Gotham”, sul ruolo della creatività queer nella Grande Mela del secolo scorso, mentre il MOTHA, Museum of Trans Hirstory & Art, ha organizzato la mostra “Trans Hirstory in 99 Objects”, che ripercorre la storia della cultura transgender nella storia del paese. Iniziative come queste dimostrano che il mondo della cultura ha creato un fronte compatto per resistere all’ondata reazionaria che ha investito la società statunitense, ricordandoci che la grandezza di un paese sta nella sua apertura alla diversità e nel suo pluralismo e non nell’omologazione identitaria. (gt)
Fonte: The Guardian